Pagine

martedì 28 aprile 2015

Capitolo 5 - Chi ha il servo migliore?

Cap. 5
Chi ha il servo migliore? -Io- dice Integra

La servitù inferiore dei Phantomhive si congedò per prima, dopo aver lasciato a bocca asciutta una piangente Lizzie, sciamando attraverso i corridoi. Finnian lanciò un ultimo sguardo nostalgico verso dove era sparito Seras, poi si affrettò a seguire la cameriera e il cuoco.
Walter, mentre Sebastian ripuliva fino a far brillare la tavola, non si mosse. Perché sapeva che con un maggiordomo come Sebastian in casa non avrebbe dovuto sforzarsi più di tanto con il caos procurato dai due vampiri. Il maggiordomo sogghignò mentre vedeva la fronte di Sebastian imperlarsi di sudore mentre il suo sguardo correva aldilà delle Alpi Sediatiche, aldilà della scritta che segnava l’appartenenza del territorio.
Andava allo sporco. Vide l’olio delle patate, e i resti del pollo e il sugo che gocciolava, vide le sedie rovesciate, il pavimento schizzato del sangue della mucca … il sudore gli scorreva copioso sulle spalle e sulla fronte … e quella sedia rischiava di rovesciarsi … i suoi occhi si illuminarono di porpora …  in realtà gli Hellsing non mangiavano come porci. Era che Sebastian era abituato alla pulizia più assoluta e gli sembrava piuttosto indecoroso che gli Hellsing mangiassero cose sostanziose. E poi … eccola lì. Lucida, piccola e quasi sferica. Gialla. Sarebbe stata indelebile sul pavimento!
La goccia d’olio iniziò a precipitare, ma per Sebastian fu come se fosse a rallentatore. Bastò un movimento.
E … nessuno lo vide più. In pochi secondi il tavolo fu lucente, un’altra manciata di secondi e il pavimento fu completamente ripulito dal sangue incrostato di vacca, i resti del cibo vennero trasportati via. Walter rimase stupito, e digrignò i denti. Ma era felice di non dover fare i lavori pesanti della casa, ma si sa, non si può fare convivere due maggiordomi in una stessa casa. Te ne troverai prima o poi uno sgozzato sul pavimento, senza sangue però: dopo averlo ucciso il maggiordomo vincitore avrebbe per forza pulito il sangue. E poi, la mente dei maggiordomi è estremamente contorta, non si può capire nulla se non si è un non-morto o un maggiordomo stesso.
Comunque divenne tutto pulito e ordinato, nonostante tutto i lati della stata erano profondamente diversi. Sembravano rappresentare la luce e l’oscurità.
Il lato degli Hellsing: perennemente scuro, le pareti adornate di qualche quadro, per forza famoso, con le pareti di una specie di castano chiaro. Finestre grandi, in modo che nelle notti di luna piena lasciassero vedere nella loro interezza e magnificenza la bellezza della luna. Persino il corridoio che dava sull’altra stanza era completamente diviso a metà, quasi una linea immaginaria la dividesse precisamente a metà. Sembrava uguale a quello del maniero Hellsing, abbastanza semplice, e se qualcuno ha visto l’anime potrà facilmente immaginarselo.
Il lato dei Phantomhive: inondate di una forte luce restituita da una grande quantità di specchi che facevano brillare il glitter sparso ovunque da Elizabeth. Tutto era infiocchettato, tutto ordinato, addobbato e vestito come un umano, (a parte le scale che erano semplicemente adornate con un mucchio di orsacchiotti alla base e miliardi di nastrini sul corrimano), tutto indossava cose rosa obbrobriose ricoperte di brillantini. A grandi lettere su ogni muro vi era la scritta enorme, leggibile da diciassettemila metri di distanza:
KAWAI.

Le finestre erano piccole ma numerosissime, ornate di festoni. Era tutto brillante luminoso, e l’unica pupilla visibile di Ciel si contraeva spasmodicamente alla luce.
Il piccolo Phantomhive congedò Sebastian con un gesto della mano.
«Yes, my lord» si inchinò e andò via con un catwalk elegante e felpato, silenzioso
«Allora» disse Ciel alzando le mani con i palmi in su, in modo eloquente «che te ne pare del mio Sebastian?»
«Niente male» disse Integra, con il sigaro ancora in bocca, parlando normalmente come se questo non gli desse fastidio «comunque reputo migliore il mio Alucard»
«Davvero?» mormorò il piccolo conte, adottando il “tu” confidenziale, visto che entrambi erano a capo delle due fazioni «Sai quello che il mio servo sa fare»
«Certo, come è vero che so comunque quello che sa fare il mio servo. E so che le sue imprese sono molto migliori di quelle del tuo»
«Il mio sa pulire in cinque secondi una stanza disordinata, sporca e puzzolente» sogghignò Ciel
«Il mio sa uccidere un migliaio di ghoul in cinque minuti, anzi di meno»
«Il mio sa ballare il tip tap»
«Il mio sa rigenerarsi in brevissimo tempo»
«Il mio sa squartare con eleganza»
«Il mio in modo brutale e sanguinoso, in modo veloce ma anche lento se vuole»
«Il mio» replicò il Phantomhive stizzito «Il mio sa fare il catwalk»
«Il mio sa maneggiare due pistole anti-mostro che uno come il tuo esile demonetto non riuscirà mai neanche a capire come funzionano»
«Il mio!» iniziò a urlare, prendendosela e alzandosi digrignando i denti «Il mio è …»
«Sdentato» lo interruppe Integra, senza scomodarsi
«Cosa?!» Ciel rimase per un attimo perplesso, poi iniziò a urlare «IL MIO SA CUCINARE BENISSIMO!»
«Il mio, invece, non sa cucinare ma in compenso è Dracula, ciò vuol dire che ha diverse forme e il suo corpo è estremamente malleabile e può assumere un aspetto a piacere»
«Bhè, il mio è super-veloce e super-forte»
«Il mio di più, e può diventare femmina»
Ciel ci rimase di stucco «Può diventare femmina?»
«Cosa ho appena detto, Conte?»
«Che può diventare femmina»
«Quindi?»
«Quindi può essere femmina»
«Bravo» replicò la donna ironicamente, incrociando le braccia con fare da Boss «Vedi che ci sei arrivato?»
«Si. Ci sono arrivato» fece, con aria assente, poi continuò e ricominciò ad urlare senza un apparente motivo «IL MIO SA DIVENTARE UN GATTO, UN CORVO, E SA ANCHE FARE IL THÈ!»
«Il mio può diventare un lupo, un cane infernale, un pipistrello vampiro, un “Giant Bat”, un bambino, una ragazzina, un emo, un guerriero, un uomo chic, un Conte (anzi, più di uno) e molto altro ancora. In quanto a lui, è immortale»
«IL MIO SA COORDINARE LA SERVITÙ!»
«Il mio sa farla esaurire e riesce a battere un rigeneratore-cespuglio-di-more-iscariota. E il tuo è uno yaoi»
«Già, forse hai ragione» disse, portandosi una mano al mento e guardando con il suo unico occhi il soffitto «Altrimenti perché mai mi avrebbe salvato … Aspetta!Ma cosa mi fai dire?!»
«Senza contare che il mio non vuole riscuotere alcun pagamento» annuì Integra con aria saggia «Invece il tuo, non appena avrà svolto l’incarico ti divorerà l’anima. Il mio è un servo che fa tutto quello che voglio gratis»
«Ma non sa fare un bel pò di cose»
«Ma ne sa fare più del tuo»
«Non sa sorridere senza denti» sputò Ciel, dicendo la prima cosa che gli veniva in mente
«Il tuo non sa sorridere mettendo i denti in mostra. Non sa ridere. Non è munito di auto-ironia. E non si innamora di altri demoni, o di altri esseri almeno antropomorfi ma …» lo guardò con la tipica espressione del “non ci sono più chance per lui” «… ma di gatti»
«Su questo hai ragione» sospirò il bambino «Quello scansafatiche non fa altro che correre appresso alla gatte che trova per strada e inizia a dire “Kuni, kuni, kuni, kuni” all’infinito! Bhè, non riesco proprio a sopportarlo!»
«Vedi che il mio è migliore?»
«Staremo a vedere. Intanto quel tuo maggiordomo, Walter, è insignificante»
«Non è insignificante» disse, calma la donna, ma dentro non le andava che insultassero la servitù dell’Hellsing, mentre lasciavano in pace quella dei Phantomhive che era così disastrosa «È stato battuto dal tuo servo solo ed esclusivamente perché era umano: non era abbastanza rapido per prenotarsi. Sapeva le risposte, come hai notato ne sapeva di più del tuo Sebastian, ma quest’ultimo è un demone dunque poteva prenotarsi per primo e dare le risposte esatte, e non sempre lo ha fatto. Solo questo»
«Comunque …» disse Ciel, riappacificatosi con se stesso, e si risedette «Credo proprio che sfidiamo una delle loro leggi più importanti»
«Dei maggiordomi?»
«Esatto» annuì il bambino, con aria tragica «La loro natura gli impedisce di vedere altri maggiordomi nella stessa casa che debbano rimanere permanentemente. Entrano in competizione. E prima o poi finisce male per uno dei due. Probabilmente per il tuo Walter, l’hai detto tu stessa, Integra Farburke Wingates Hellsing, che è umano»
«Dici che funziona anche con specie diverse?» fece lei, con aria pensierosa, mettendosi una mano grossa quanto una zappa sotto il mento «Pensavo che succedesse solo fra maggiordomi umani. In effetti è possibile, visto che Sebastian è antropomorfo, come lo è Walter. Entrambi potrebbero non sopportare molto a lungo la reciproca presenza. Ma è impossibile non infrangere questa regola, perciò penso che dovremmo entrambi tenerli d’occhio. Penso che dovrò farlo soprattutto io, visto che il tuo è un demone-maggiordomo e quindi risente di meno delle regole della natura dei maggiordomi»
Il bambino annuì «Hai ragione» si alzò e oltrepassò le Alpi Sediatiche con titubanza, mentre si andava a
sedere accanto a Integra.
«Sarà difficile mantenere l’ordine in questa casa» sospirò, melodrammatico «Proprio impossibile»
«Io sono un Master. Posso farlo. Anzi sono il Master, mentre tu, a quanto ho capito, sei il Boss della tua fazione. Il Boss della nostra parte è Alucard, quindi ti vorrei chiedere: chi è il vostro Master?»
«Noi … non abbiamo un Master» fece il bimbo, sorpreso
“È normale” commentò la Freccina, presente nonostante i due capi pensassero di essere soli “Il Master è colui che sta su tutti nella scala gerarchica. Integra sta su tutti. Tu sei il Boss della tua fazione, ovvero il leader e la stessa cosa vale per gli Hellsing con Alucard, ma Integra è il leader supremo, ciò che voi non avete. Nelle precedenti cinquantasette volte in cui questa casa (si,usano sempre la stessa) è stata abitata da due famiglie rivali per questo reality solo due volte è successa una cosa simile, con i famosissimi Voldemort (ops, volevo dire Colui-che-non-deve-essere-nominato) e con il Prof. Oak. Sembra un’assurdità, però il professor Oak era un Pokèmon-Master dunque un Master. Don’t worry, non è un’anomalia”.
«Va bene» annuì Ciel, frustrato. Perché non poteva essere lui un Master?
“Perché altrimenti non ci sarebbe un Boss, e un Boss ci vuole” spiegò ancora una volta Freccina, leggendo i pensieri del Contino Phantomhive, che alzò gli occhi stupefatto alla freccia rossa che galleggiava a mezz’aria, ma non commentò.
«Bene abbiamo capito le basi, più o meno, abbiamo scoperto quello che dovevamo capire sul reality»
«Congratulazioni» mormorò Ciel a mezza voce, con la testa china, scosso dall’invidia “IO SONO UN MASTEEEERRR!”si urlò da solo, mentalmente
«Perfetto. È stato un piacere conversare con te» detto questo si alzò con un rumore piuttosto grave della sedia e si allontanò a lunghi passi dal bambino con i capelli grigio-turchini, lasciandolo da solo a guardarla allontanarsi, con accanto una freccina galleggiante
«Il mio è meglio» mormorò, ma Integra era troppo lontana e la sua voce troppo fioca perché la donna lo sentisse.
Con un pop appena udibile, Freccina svanì nel nulla.
Ciel, con lentezza, si alzò e si diresse verso la parte luminosa della casa, roso da un’improvvisa ira mescolata a indignazione e invidia.
Vide Sebastian, gli mollò un ceffone e passò dritto. Sebastian lo guardò fisso, si portò una mano alla guancia rossa e disse, con gli occhi spalancati «Grazie mille, Bocchan»

sabato 25 aprile 2015

Capitolo 4 - La prima volta che mangiarono insieme

Cap. 4  
La prima volta che mangiarono insieme

Da un lato del tavolo l’Hellsing, dall’altro la famiglia Phantomhive. Divisi, separati, spaccatura netta di due posti e mezzo, sedie rovesciate sul tavolo per delimitare il confine. Era un confine geografico: le Alpi.
Alucard dispose le forchette sottoforma di due linee a zig zag nel bel mezzo del tavolo e scrisse, con il pennarello nero rubato dalla tasca di Elizabeth senza che lei se ne accorgesse, “territorio degli Hellsing: beware to the vampire”.
Dall’altro lato era tutto fiocchetti rosa e blu di raso. Anche se le sedie erano infiocchettate e vestite come esseri umani, avevano le scarpe, quattro ciascuna, e qualcuno gli aveva disegnato degli occhi dolci con la maionese. Ciel Phantomhive sedeva su un trono alto due volte lui e la pasta era arrivata al livello del suo petto solo perché sotto il piatto c’era una pila di libri sull’arte dell’ikebana.
Entrambi i maggiordomi si erano dati da fare per servire al meglio le loro famiglie: Walter aveva portato, su un piatto d’argento così i vampiri non lo potevano toccare, un pollo arrosto grosso come un giovane tacchino, condito con patate gialle farinose e sugo denso e rosso come sangue arterioso. Della fazione Hellsing, solo Integra mangiava cibo umano: il pollo spettava a lei.
Dal lato dei Phantomhive era comparsa sul tavolo una vellutata di carote e dolci frullati. Era un piatto solo e doveva bastare per tutti: come credete, sennò, che avrebbero potuto essere tutti così magri?
Ciel trangugiò una cucchiaiata di vellutata, poi si massaggiò lo stomaco con una mano
«Ah! Come sono pieno!» commentò, mentre la servitù litigava come un branco di cani rabbiosi per quel che rimaneva del piatto, picchiando selvaggiamente Lizzie «E adesso, Sebastian, visto che sono pieno portami il dolce, così finiamo!».
Sebastian si inchinò ancora una volta
«Ghyoi» disse, poi si allontanò.
«Mangiate ben poco» Commentò Alucard, incuriosito e stravaccato a terra con una vacca bianca e nera, come quelle della pubblicità, al guinzaglio «Come fate a sopravvivere?»
«Scherzi? Io sono pienissimo!» Ciel, come al solito, se la prese e si alzò di scatto, ringhiando «Sono così pieno e sazio che ho paura di ingrassare!»
«Se lo dici tu …» ribatté Alucard, ironico, poco prima di affondare le sue zanne affilate nel collo della vacca.
Seras si avvicinò timidamente al vampiro che si nutriva
«Mastah» disse «Anche io ho fame! Posso mangiare?»
«Accomodati!» ruggì Alucard, comparendo da sopra il collo del bovino con il sangue che gli colava dalle labbra sporche «Ce n’è in abbondanza in un animale come questo!».
Seras morse con gentilezza dall’altro lato del collo, mentre la mucca si limitava a scodinzolare. Era quella che Alucard chiamava “una vacca da sangue”, corpulenta, abituata ormai da tempo ad essere salassata da un mostro come lui.

Ciel, osservando la scena macabra, era sul punto di vomitare l’unica cucchiaiata di vellutata che aveva mangiato quando comparve Sebastian, trascinando come un mulo un carrello sormontato di ventiquattro torte da dodici chili l’una con glasse colorate e ciliegie di tutti i tipi, forme, colori e dimensioni. C’era una ciliegina che pesava due chili e un’altra che sembrava un uovo di storione.
Ciel aprì la bocca come un forno e Sebastian ci versò dentro le torte rovesciando il carrello. Beh, forse non fu proprio così, ma quasi … Ciel si faceva imboccare e mangiava come un velocissimo maiale. Integra era disgustata dalla presenza di tanti dolci e di un bambino che se li ingurgitava a velocità industriale, come quando entra la spazzatura negli inceneritori.
Insomma, le due fazioni si disgustavano a vicenda.
Alucard si pulì la bocca con il dorso della mano inguantata di bianco, sporcando la morbida pelle di capretto che costituiva i suoi enormi guanti guarniti di simbolo dell’Hellsing.
Bard si appoggiò allo schienale, con lo stomaco terribilmente vuoto per causa dell’unico mezzo cucchiaio di succo di carota che aveva ingerito
«Ah … quelli sono dei veri mostri, altro che Sebastian» commentò «Guardo quell’Alucard, sta veramente succhiando il sangue ad un animale vivo! Deve essere un vero vampiro»
«Ahh, è così … così oscuro e misterioso» Meirin, la cameriera di casa Phantomhive, si avvicinò con la sedia al posto di Bard e gli indicò Alucard che si nutriva «Non ha un che di oscuro? Un che di …»
«Un che di oscuro?» Bard ringhiò letteralmente, come una cane «Io penso piuttosto che sia un mostro vero, uno di quei mostri orrendi che ogni tanto ci capita di combattere»
«Peggio di Plu Plu?» chiese Meirin, ricordando del cane demoniaco che era stato il loro animaletto da compagnia finché non era successo l’irreparabile …
«Si, peggio di Plute» confermò Bard, sfiorandosi la barba fra indice e pollice con le sue mani callose da soldato trasformato in pessimo cuoco « Non vedi che razza di mostro? Non vedi quanto è grosso? Io ho l’impressione che questo possa riuscire a mettere i bastoni fra le ruote persino a Sebastian …»
«No» Meirin scosse la testa con convinzione «Non c’è nessuno, non c’è mai stato nessuno fino ad ora che sia stato capace di mettere … di mettere i bastoni fra le ruote e a Sebastian-san, giusto?»
«Si, ma ho l’impressione che questa volta potrebbe accadere … teniamo gli occhi aperti»
«Si, certo, ma anche se è così grosso e truce, sai, Sebastian non si è mai fermato di fronte a qualcuno per colpa della sua taglia non ha mai avuto paura di chi era più grande di lui …» Meirin era fermamente convinta della superiorità del loro maggiordomo, della sua invincibilità, e probabilmente chiunque ne sarebbe stato convinto nel momento in cui avesse visto le prodezze che Michaelis era capace di compiere, ignorando invece la forza distruttiva di Alucard
«Non so …» Bard, riflessivo, aveva già scorto parte del vero potenziale dei loro nemici «Ciò che vedo è che quel tamarro sta tendendo una vacca sollevata da terra …».
Alucard, nella foga del nutrirsi, aveva abbrancato con entrambe le mani il corpo gigantesco del bovino e lo aveva alzato, sorseggiando dalle sue vene come se si stesse versando il contenuto di una comune bottiglia d’acqua dritto in gola.
Meirin deglutì
«Si, è un mostro» confermò «Sebastian-san, fra l’altro, non farebbe mai una cosa del genere, non sarebbe mai così …».
Nel frattempo, Seras si avvicinò alle “Alpi Sediatiche” in punta di piedi, vedendo che Finnian aveva osato sedere vicino alla pericolante struttura creata da Alucard. I due si guardarono negli occhi.
Alucard prese Seras sottobraccio e se la portò via
«Non fare gli occhi da cervo strabico!» le intimò «Non si fraternizza con il nemico!»
«Ma Mastah! Abitiamo nella stessa casa! Non è il nemico!»
«Mi sa che ancora non hai capito come funziona …» Alucard accelerò «Loro sono contro di noi, loro odiano noi, noi odiamo loro, noi dobbiamo battere loro in tutte le prove! Non possiamo permetterci che tu ti innamori di quel ragazzino femminile»
«Mastah, non è un ragazzino femminile! E poi perché dobbiamo batterli?»
«Ma tu eri presente il primo giorno?» Alucard era perplesso «In questo reality, solo una fazione uscirà vincente e loro sono già in vantaggio senza di te che fai la cerbiatta strabica, ok?»
«Scusa Mastah …» Seras era mortificata «Ma dove mi stai portando?»
«Nella tua bara. Noi vampiri, nel caso tu non te ne fossi accorta, siamo notturni»
«Io no, Mastah, io non sono notturna …»
«Sei un vampiro, Seras, perciò vai a nannare, subito»
«Allora anche tu, Mastah!»
«Si, anche io, vengo anch’io a nannare»
«Però prima entra tu, nella bara!»
«Così scappi? Sei davvero tanto idiota come sembri, Police Girl?»
«No, è che non voglio andare per prima, voglio vedere se anche tu nanni la mattina»
«Seras, non essere idiota o mi costringerai a mettere un ramo di rosa selvatica sulla tua bara» Alucard sogghignò, ben conscio del fatto che il vecchio rimedio popolare per confinare un vampiro nella sua bara funzionasse in maniera sovrannaturalmente perfetta
«Allora, Mastah? Fai venire Waltah-san, mi chiude lui nella bara»
«Non abbiamo tempo per questo, adesso si nanna e basta» Alucard entrò nella stanza delle bare.

Capitolo 3 - La prima prova


Cap. 3
La prima prova

Erano lì riuniti. C’erano tutti.
Integra guardava dall’alto Ciel e Ciel restituiva lo sguardo con intensità. Erano tre minuti che stavano a fissarsi, ma si sa che il Master vince sempre.
Il conte abbassò lo sguardo, digrignando i denti. «Salve» mormorò tendendo una mano.
«Salve» disse Integra, restituendo la stretta e facendo pentire amaramente Ciel di avergli porto quella sua manina contuaria.
Proprio allora, Seras si accorse di qualcuno nella servitù dei Phantomhive.
Era un ragazzino non molto alto, con gli occhi bassi di un bel colore chiaro, i capelli biondi come i suoi. Era snello e i capelli sparati erano lasciati liberi a parte un ciuffo che veniva tenuto docilmente verso il basso da una piccola molletta rossa.
Osservò i lineamenti del giovane, e li fece suoi. Portava una maglietta larga, semplice e bianca, dei pantaloncini rossi e un cappello di paglia tenuto appeso al collo ma non indossato.
Il ragazzo alzò lo sguardo.
Proprio allora, Finnian si accorse di qualcuno nella servitù degli Hellsing.
Era una ragazzina non molto alta, rispetto al suo capo, che lo osservava con intensità. I suoi occhi erano grandi e rossi come il sangue, pieni di uno strano sentimento che Finnian sentiva di corrispondere. I suoi capelli erano biondi e ribelli come i suoi, ma sparati in tutte le direzioni. Era abbastanza snella, ma portava degli strani airbag sul petto. Ah!
Finnian comprese e ridacchiò nervosamente. Non erano esattamente degli airbag.
Osservò i lineamenti della giovane e li fece suoi. Indossava un completo giallino abbastanza aderente, con uno stemma rosso e nero con scritto sopra Hellsing. Sotto aveva una miniminiminigonna lunga circa quattro centimetri, probabilmente fatta con una cravatta di Walter riciclata e verniciata di giallo, che a ogni movimento lasciavano intravvedere le mutande. E ciò succedeva abbastanza spesso perché stava dondolando sul posto.
Entrambi distolsero contemporaneamente lo sguardo.
Se Seras fosse stata umana sarebbe arrossita, ma si limitò ad avere un’espressione imbarazzata.
Visto che Finnian era umano arrossì, assumendo un’espressione imbarazzatissima.
Tutti e due dondolavano sul posto senza spiccicar verbo.
Finnian avrebbe giurato di sentire il cuore battere all’impazzata, mentre Seras avrebbe scommesso che il suo cuore, seppure fermo, avesse avuto una specie di sobbalzo.
Gli sembrò di essere malati e si terrorizzarono, perché non erano mai stati innamorati. In realtà è una cavolata, per chi ha visto le serie animate Kuroshitsuji e Hellsing, ma soprassediamo.
Walter corrugò le sopracciglia e si affrettò ad andare da Alucard, perché era più vicino e il Master se avesse saputo una notizia simile si sarebbe arrabbiata e anche parecchio e avrebbe schiacciato i piedi a tutti per una settimana senza contare le squarta-mutilazioni che riusciva a infliggere.
Bard si sorprese e si affrettò ad andare da Sebastian, perché se lo avesse detto a Ciel la sua ira e il suo rancore lo avrebbero spinto a prendersela con tutta la casa e nessuno poteva fargli niente visto che Sebastian era dalla sua parte
«Sebastian-san?» bisbigliò Bard «Guarda là»
«Alucard?» mormorò Walter, indicando con un dito Seras «Guarda lì»
«Uhm?» fece Alucard
«Cosa?!» urlò Sebastian «Scusate» e detto questo si inchinò.
Entrambi i servitori demoniaci lanciarono sguardi fulminanti a i due che, però, non si accorsero di niente e continuarono a dondolare sul posto e a canticchiare o fischiettare a bassa voce, sentendosi ogni secondo più innamorati.
«Oh! Finny ha trovato l’amore!» bisbigliò Meirin a Bard, sorridendo felice. Poi fece il segno del pollice in alto a Finnian che lanciò un rapido sguardo di ringraziamento alla cameriera.
«Dio, che schifo» mormorò Walter «Innamorarsi del nemico»
«Non è la prima volta vero, chiccolino di ribes? E la signora “Biondo-Capello” te la sei già scordata?»
Arrossendo Walter si allontanò, bofonchiando qualcosa mentre Alucard sogghignava. In realtà la sua faccia non subì alcun cambiamento, visto che era sempre e comunque in quella maniera.
La signora “Biondo-Capello” era una ragazzina bella come una diva che Walter aveva incontrato al tempo delle sue avventure con Girlycard, ovvero la versione femminile e giovane di Alucard. Ma di questo parleremo più tardi e in maniera più dettagliata …
Al tempo, il giovane Walter e Alucard, erano su un aereo, quando si è presentata questa tipa, che come suggerisce il cognome (il nome non lo ha mai saputo nessuno) aveva lunghi, folti, lucidi e morbidi capelli biondi curati.
Per qualche strana ragione-coincidenza le piacevano soprattutto i maggiordomi. Walter si era innamorato e poco dopo si era scoperto che la signore Biondo-Capello era contro l’Hellsing e aveva posizionato una bomba all’interno dell’aereo. Faceva parte di un’organizzazione votata a ucciderli tutti. Ma la ragazza aveva offerto a Walter la possibilità di unirsi alla sua associazione, di sfuggire alla schiavitù che gli imponevano gli Hellsing. Walter era combattuto: non voleva essere come gli altri maggiordomi e tradire, seppure la proposta della signorina Biondo-Capello fosse attraente, e certo il suo istinto traditore di maggiordomo non aiutava.
Alla fine aveva detto a Girlycard di mangiarsi la signora Biondo-Capello mentre lui andava a disattivare la bomba. Poi si era sentito da schifo quando Girlycard gli aveva detto, compiaciuta “Hai perso ogni singola possibilità di riavere la libertà. Resterai per sempre un maggiordomo dell’Hellsing. Ma è così che si fa, bravo Waltino!”
Nel frattempo Seras si era decisa a fare il primo passo
«C-ciao. Io sono l’inutile Police gir… voglio dire Seras» disse insicura, avvicinandosi di un passetto
«Oh. Io sono Finny … voglio dire il giardiniere Finnian» disse altrettanto insicuro, non facendo altro movimento che non fosse quel dondolio ininterrotto da pendolo.
Silenzio imbarazzato.
Distolsero di nuovo lo sguardo l’uno dall’altra, e Finnian smise persino di fare il pendolino ipnotizzante.
«Sono le dodici e venticinque» commentò Sebastian.
Al resto dei presenti mancava solo la gocciolina da cartone animato che Freccina fece subito apparire sulle loro teste. In realtà quello di Sebastian era uno stratagemma per rompere l’atmosfera romantica da “primo-incontro-ma-amore-a-prima-vista”.
E funzionò. Seras e Finnian si allontanarono di scatto e tornarono ai rispettivi posti.
Meirin abbracciò contenta Finnian.
Seras abbracciò con umori ingarbugliati che non ci capiva un’acca neanche lei il suo Mastah che non replicò.
Solo allora la gente si accorse dell’obbrobrio in testa a Sebastian, quella specie di coso rosa e, per sua sfortuna, tutti capivano la parola “kawai”.
Seras guardò il coso poi si mise a ridacchiare. Finny la imitò.
Alucard indicò il maggiordomo, poi iniziò a ridere come un pazzo, contorcendosi e tenendosi la pancia come se le budella potessero scivolargli via. Sebastian rimase impassibile, nonostante nella sua testa si agitassero mille pensieri vampiricidi.
La risata del vampiro era strana, contagiosa, tanto che Walter e Seras proruppero per primi (essendo i più vicini) in risate del tipo “sto-morendo-dalle-risate-XD”, ma la risata si propagò come la peste e a turno Finnian, Meirin, Bard e Ciel (si, persino l’orbo) e la Freccina scoppiarono e iniziarono a ridere. Gli unici che non sghignazzavano in preda a spasimi erano gli impassibili Sebastian e Integra e poi c’era l’offesissima Elizabeth che esprimeva la sua indignazione urlando.
«Non è vero che è ridicolo! È kawaaaii!» disse con enfasi e passione l’ultima parola come se stesse parlando del suo innamorato «E dona molto alla carnagione pallida di Sebby» ulteriori risate «E da un tocco di colore e kawaietà alla sua divisa schifosa da cornacchia. Vero Shieru?»
“Shieru” si stava ammazzando dalle risate, additando Sebastian che stava immobile e eretto come una statua.
«Shieru!» singhiozzò Elizabeth «Prima mi dici che sono un cesso e poi ridi delle cose kawaaii!AHHH!» urlò e iniziò a piangere a dirotto. Sebastian e Integra stavano eretti in mezzo alla folla che si contorceva.
Integra si lasciò contagiare in parte, perché un angolo della sua bocca si alzò, mentre Sebastian stava fermo. Era normale che non ridesse di se stesso, ma fosse preda dello sconforto.
L’angolo della bocca di Integra si abbassò, e a questo segno tutta la sua fazione e la Freccina ammutolirono, mentre le risate altrui si spensero a poco a poco. Senza Alucard a ridere, non era più così divertente.
Freccina iniziò a disegnare delle parole in aria. Non che lei si muovesse, semplicemente apparivano
“Dov’è la presentatrice-autrice del reality?Che salti subito fuori!”
Finnian e Seras sbatterono le palpebre in modo ipnotico mentre guardavano le scritte formatesi in mezzo alla stanza.
«Sta per arrivare» esclamò una vocina dal centro della stanza «Non temete. Miauen!»
«No!Ci mancava solo Schrödinger!» urlò Seras
«Io non manco mai» disse il cat-boy, quasi incredulo, girando la testa verso Seras mentre le sue orecchi scure e vellutate da felino avevano piccoli scatti «Io sono dovunque e da nessuna parte. Giusto, Alu? Dovrete convivere di tanto in tanto anche con me. Ma non vi preoccupate, ho anche io qualche hobby. Ogni tanto vi lascio in pace. Ho conosciuto una ragazzina simpatica, com’era che si chiamava … ah, Lucrezia! Gli piacciono le mie orecchie» le imputate ebbero un nuovo fremito, poi si piegarono sul capo del cat-boy nazista.
Era un ragazzino qualche centimetro più basso di Seras, magro ma non propriamente sciupato. Il capo quasi rotondo era sormontato dalle famose, scure e vellutate orecchie da gatto. Erano circondate dai capelli, biondi e arruffati come se qualcuno vi infilasse giornalmente le dita e tendesse a scuotergli la testa. Gli occhi erano grandi, di una specie di fucsia rosseggiante e sormontavano un naso piccolissimo e insignificante. La bocca era abbastanza comune, se escludiamo il fatto che i canini (un cat-boy con i canini! XD) fossero piuttosto pronunciati rispetto al resto della dentatura.
Aveva vestiti leggeri, militari. Le mani, non esattamente grandi, erano coperte da leggeri guanti bianchi. La parte superiore era una specie di camicia di un colore fra il senape e il verde chiaro, con due taschini sul petto. Sopra vi era annodata una cravatta nera e su una delle sue maniche quella del braccio sinistro un risvolto rosso con una svastica nera fatta con perizia.
A sostenergli dei pantaloncini corti, larghi e neri, c’era una bella cintura di pelle del medesimo colore. Indossava delle calze grigie (non si capisce se per lo sporco o se fosse il loro colore naturale) coperte per buona parte da delle scarpette marroni e comode.
Era vestito con abiti leggermente larghi per uno come lui, ma sembrava ormai averci fatto l’abitudine.
Era un ragazzino-gatto invadente e rompiscatole che arrivava al momento sempre più inopportuno, per colpa sua Alucard una volta era persino ri-morto!
Un cat-boy nazista al servizio del Millennium (nazi, nazi, tanti nazi) che non sapeva farsi gli affari suoi e che, chissà come mai, era amico del Capitano.
Cosa più importante: riusciva ad arrivare al momento più inopportuno perché era dovunque e da nessuna parte. È difficile da spiegare … diciamo che era in qualunque posto però si mostrava in uno in particolare perchè gli interessava di più. Bastava che lui volesse essere in un posto ed era lì. Per questo era rompiscatole.
Post Scriptum. Si, è proprio dovunque. Anche nelle vostre mutande in questo preciso istante.
«Ti porto i saluti dal Capitano!» urlò allegro, poi si alzò (era nella posizione del loto prima) e si allontanò dirigendosi verso la porta canticchiando sottovoce
«You’re my honeybunch, sugarplum, pumpy-umpy-umpkin, you’re my sweetie pie, you’re my cuppycake, gumdrop» si imbrogliò e iniziò a dire un mucchio di cavolate, fino a quando non riprese il controllo della canzone e urlò a squarciagola «Because you are so deaaaar!» e svanì nel nulla.
Silenzio attonito.
«E adesso che si fa?» domandò Walter.
«Aspettiamo chi ci deve dire cosa dobbiamo fare» Rispose Alucard, con semplicità
Cinque minuti dopo Integra e Ciel erano sdraiati su due lettini morbidissimi da principi e si facevano sventolare dai loro servi con enormi ventagli di piume di tacchino bianco irlandese femmina di due anni di età lavorate con un disegno ad alveare, né più né meno.
Integra fumava sigari spessi come un pollice, Ciel si sbafava i dolcetti deliziosi preparati da Sebastian.
La grande stanza era attorniata di altoparlanti e da questi uscì la voce della misteriosa conduttrice
«Benvenuti» disse «E scusatemi del ritardo, ma ho avuto urgenti questioni da sistemare. Questa è la prima delle trecentosessantacinque prove che dovrete affrontare e non sarà particolarmente difficile, ovviamente. Per mettervi a vostro agio, non sarà imbarazzante né vi farà sudare come dei maiali in un giorno di Agosto messi sotto il sole senza possibilità di riparo. Si tratta di una semplicissima sfida di quesiti volta a saggiare le vostre conoscenze. Bene, ogni squadra scelga il suo concorrente!».
L’Hellsing si riunì da un lato della stanza, la famiglia Phantomhive dall’altro. Ovviamente la riunione dei Phantomhive si sciolse poco dopo, lasciando venire avanti il maggiordomo, alla quale era ricresciuta miracolosamente la punta del naso e si era tolto dalla testa la fascia rosa. L’Hellsing si prese più tempo, la scelta avrebbe dovuto essere ben ponderata: era importante fare una buona impressione sin dalla primissima prova.
«Mastah!» Disse Seras, alzando la mano «Posso partecipare io?»
«No, Seras» Alucard scosse la testa con gravità «Sei troppo stupida per questo»
«Mi ha chiamata con il mio nome, il Mastah!»
«Si, brava, brava, adesso stai in silenzio»
«Posso provare io» si offrì volontario Walter «Sono un maggiordomo, ci sono molte domande di cultura generale che sono tenuto a sapere, giusto?»
«E se fanno una domanda di storia?» suppose Alucard, sollevando un solo sopracciglio «Chi meglio di me potrebbe rispondervi?»
«Ah davvero? Quando fu scoperta l’America?»
«Ehm … ah … ehm …» Alucard si guardò i piedoni con imbarazzo «Non lo so»
«Ecco, sei un ignorante. Lasciate che vada io» il maggiordomo si battè il petto con un piccolo pugno chiuso «So di potercela fare»
«D’accordo» acconsentì il Master supremo, togliendosi di bocca il sigaro «Vai Walter. E ricordati che non devi fallire».
Walter uscì baldanzoso dal gruppo e si avvicinò a Sebastian. Ai loro piedi, sul pavimento, si aprirono due botole dalla quale fuoriuscirono due colonnine di legno con in cima un pulsante rosso.
«Bene» La voce della presentatrice tornò a farsi udire «La vostra scelta è certa?»
«Si» entrambi annuirono con decisione, maggiordomi fieri sino in fondo
«Allora inizieremo immediatamente con le domande. Chi dei due conosce la risposta non ha che da premere il pulsante rosso di fronte a se, il quale modificherà il punteggio del tabellone appeso sopra l’entrata della casa. Dopo aver premuto il pulsante rosso, dovrà rispondere correttamente, altrimenti perderà un punto».
I due contendenti si prepararono, sospendendo le dita sopra il pulsante, i muscoli delle braccia tesi, pronti a scattare, e le corde vocali già calde per urlare la risposta.
«Di cosa vi sto parlando se vi dico “bufo bufo”?».
Sebastian si prenotò per primo, con grande disappunto di Walter, che come umano era comunque più lento
«Lo so» disse, la voce argentina «Si tratta di un rospo»
«Risposta esatta, uno a zero per Sebastian. Bene, adesso la seconda domanda … Cosa si intende per bit?».
Sebastian era sconcertato, non aveva idea di cosa fosse un bit. Conscio di questo fatto, Walter si prese un paio di secondi di tempo per sogghignare malignamente prima di premere il pulsante rosso
«Si tratta dell’unità fondamentale per la misurazione nella grandezza dei file informatici, semplicemente composto da uno zero, ovvero nessun impulso, o un uno, impulso»
«Ottima risposta, Walter!» la voce della conduttrice era allegra «Uno a uno maggiordomo contro maggiordomo! Bene, allora la terza domanda … in cosa si evolve pupitar?».
I due maggiordomi si guardarono, cercando la risposta uno negli occhi dell’altro. Se solo avessero saputo cosa fosse un pupitar! Sebastian pensò di usare il proprio intuito e premette il bottone rosso
«Una farfalla?»
«Risposta errata! Walter, tu lo sai?»
«Ehm …» il maggiordomo dell’Hellsing ebbe un flash improvviso.
Ma certo, pupitar! Doveva essere uno di quegli assurdi pupazzetti colorati che lanciavano scintille con cui Alucard giocava tutto il pomeriggio, attaccato al game boy riverniciato rosso e nero, quei cosini che chiamavano Pokèmon.
“Ti prego” Implorò mentalmente, chiudendo gli occhi “Ti prego Alucard, in cosa si evolve pupitar?”
“Tyranitar”.
Il sorriso di Walter si fece largo e radioso quando disserrò le palpebre
«Tyranitar, ovviamente» disse con nonchalance, come se fosse una risposta facilissima.
Ciel Phantomhive prese una scarpa di legno di baobab e la lanciò in testa a Sebastian
«Stupido idiota! Come facevi a non sapere una risposta così facile?»
«Perdonatemi, Bocchan …» Sebastian abbassò lo sguardo, poi raccolse la scarpa di legno e la rimise al suo padroncino, mentre sulla testa gli cresceva un bernoccolo.
La voce della presentatrice risuonò ancora, allegra
«Bene, allora stiamo due a zero per l’Hellsing. Quarta domanda per voi! Preparatevi bene …» ci fu una pausa che parve infinita in cui i tendini delle dita dei due concorrenti sembravano volersene andare per i fatti propri per quanta tensione vi si era accumulata « … Chi è Lilith?».
Sebastian scattò, colpendo con il palmo della mano il pulsante, terrorizzato dall’idea di sbagliare un’altra risposta
«Lilith» disse, mantenendo comunque il suo contegno «È un demone che risale alla tradizione mesopotamica, ripreso poi anche dalla tradizione ebraica e rivisto un chiave moderna più volte. Si tratta di colei che fu la prima moglie di Adamo, ma fu cacciata dal suo paradiso perché voleva ergersi sopra suo marito. Si associa spesso anche alla figura del primo vampiro, un demone notturno che visitava i giovani, specificatamente se si trattava di vergini, per nutrirsi di loro. Terribilmente potente e bellissima, si dice che nessun umano possa resistere al suo fascino»
«Molto esauriente! Bene, due a uno con l’Hellsing ancora in vantaggio ma la possibilità di recupero da parte della famiglia Phantomhive»
Walter digrignò i denti.
«Vai Waltah-san!» urlò Seras.
«Vai Sebastian-san!» urlò Finnian, con l’eco degli altri due servi di casa Phantomhive.
Seras si corresse allora con enfasi
«Vai Sebastian-san!».
Alucard ebbe un impercettibile tremolio della mascella con conseguente digrignamento dei denti. Avrebbe probabilmente voluto uccidere Seras, balzarle addosso per spezzarle una ad una tutte le ossa. Simpatizzare con il nemico! Tradire la propria famiglia, la propria associazione, coloro che le avevano permesso di continuare ad esistere! Non era giusto, ma Alucard sapeva che non sarebbe stato neppure giusto uccidere Seras adesso, eliminando così un membro della propria stessa squadra. No, lui non avrebbe tradito così facilmente …
«E adesso la quinta e ultima domanda!» La voce della conduttrice era sfumata di un tono quasi sadico, evidentemente nascondeva una sorpresa «Parlatemi dell’axolotl».
Silenzio. Walter era fermamente convinto che Sebastian non potesse conoscere un’axolotl, ma anche Sebastian era fermamente convinto che quel povero mortale di Walter non fosse abbastanza colto da conoscere il mitico Axolotl. Entrambi sogghignarono e si guardarono, perdendo tempo. Poi, entrambi, videro la sicurezza sul volto del nemico e si preoccuparono: le loro facce assunsero la stessa identica espressione all’unisono e le loro mani scattarono. Peccato che Sebastian, demone maggiordomo, fosse tanto veloce da non potersi vedere …
«L’axolotl, o ambystoma mexicanum, è un anfibio ormai in pericolo di estinzione originario del Messico, in particolare del lago Xochimilco. La sua particolarità sta nella sua capacità di riprodursi allo stadio giovanile, una caratteristica che viene denominata neotenia, in pratica non compie mai la metamorfosi che lo porterebbe ad essere una salamandra» Rispose rapidamente il maggiordomo di casa Phantomhive, compiaciuto nel vedere il volto oscurato di tristezza di Walter «Inoltre l’axolotl possiede capacità rigenerative fuori dal comune, tali da poter essere riscontrate solo in esso fra tutti i vertebrati. Capace di rigenerare le ossa, l’intera coda e persino il sistema nervoso centrale, ineguagliabile persino fra gli anfibi …»
«Ottimo lavoro, Sebastian-san!» urlò Finnian, con gli occhi che brillavano, mentre la servitù saltellava di gioia
«Ovvio» intervenne Ciel Phantomhive, mettendosi una mano sotto il mento «Lui è il mio maggiordomo, è normale che debba saper fare questo e molto altro».
Sebastian, onorato di tanta fiducia, si inchinò fin quasi a terra, poi si rialzò per ascoltare la prossima domanda. La conduttrice aveva detto che la quinta sarebbe stata l’ultima domanda, perciò …
«Si passa allo spareggio! Chi di voi saprà rispondere correttamente al prossimo quesito farà in modo che sul tabellone della propria squadra appaiano i primi due punti dell’anno! Ricordiamo, questa sfida vale due punti! Bene, ecco l’ultima domanda: come va rivolto il coltello rispetto al piatto, secondo le regole del galateo?».
Sebastian praticamente saltò e atterrò in piedi sul pulsante sopra la colonnina
«Si!» gridò, sollevando un braccio al cielo con fare teatrale «È buona regola rivolgere l’affilatura della lama verso il piatto!»
«E la sfida la vince Casa Phantomhive!»
«Io lo aaaammmazzo!» ululò Alucard, marciando impettito e veloce verso Sebastian «Lo storpio a vita! Gli attorciglio le gambe intorno al collo e quel suo stupido coltello dalla lama rivolta verso il piatto glielo ficco …»
«Alucard!» lo redarguì Integra
« … Su per il naso! Almeno vediamo se gli si allarga, visto che ha lo spessore di un’unghia!»
«Alucard» proseguì Integra «Ha vinto lealmente, sarebbe un disonore per l’Hellsing se ce la prendessimo per così poco. Stai a cuccia»
«Certo Master» Alucard si sedette e si rannicchiò «Ma prima o poi, quando ci sarà una prova di lotta libera, gli farò una tombstone piledriver … sopra il coltello dalla lama rivolta verso il piatto. Verso il suo volto piatto, con il naso piatto, con gli occhi piatti, con le labbra piatte e gli zigomi piatti»
«Mastah!» gridò Seras, senza apparente motivo, poi si zittì.
Walter trascinò mestamente i piedi verso la sua fazione
«Ho fallito» disse, sollevando appena lo sguardo
«Non fa niente, Waltah-san» lo consolò Seras, battendogli una pacca amichevole sulla spalla
«Ti picchio, Walter» lo avvertì Alucard, con rabbia «Ci hai fatto perdere la prima prova, fot …»
«Mastah!» Seras gridò «Non dire parolacce!»
«Fo tutto io, come sempre, la prossima volta vado io!»
«Perdonami, Alucard» Walter si trascinò ancora verso la sua stanza, profondamente giù di morale.
Seras lo guardò allontanarsi con la mano messa sugli occhi, come se dovesse proteggersi dal riverbero del sole
«Povero Waltah-san» come al solito Seras non riusciva a pronunciare la sillaba er, prontamente sostituita da ah, ma aveva comunque un grande cuore, anche se era ben nascosto.
Alucard si alzò in piedi
«Mi sembra che sia ora di cena»
«Si» Integra confermò, alzandosi anche lei dal comodo lettino di pelle «Andiamo a mangiare»
«Sono le dodici e trentotto» disse Sebastian, guardando il suo orologio da tasca «Non credo che sia l’ora di cena»
«Sarà pranzo» ringhiò Alucard «E non è un disonore per l’Hellsing se ti divoro, giusto? Ho solo fame …»
«Andiamo a mangiare» con il solito contegno, Sebastian fece strada verso la stanza da pranzo.