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venerdì 31 luglio 2015

Capitolo 10 - Il pranzo del secondo giorno


Cap. 10
Il pranzo del secondo giorno


Sebastian, seppure roso dall’invidia, con passo leggero si avviò verso la cucina per preparare le sue deliziose vellutate per smagriti come lui e i Kuroshitsujiani, imitato da Walter che aveva in mente di preparare qualcosa di leggermente più sostanzioso. E meno male che ho detto leggermente… bhè diciamo che non era con lo zero percento di grassi. Dopotutto Integra aveva uno stomaco, come avrete notato, abbastanza capiente per essere un’umana.

Alucard si rimise con entusiasmo a sistemare le Alpi Sediatiche che durante la notte erano misteriosamente cadute, spinte da una forza misteriosa.

Nello stesso momento arrivarono Seras e Finnian che sincronizzati si sedettero a tavola e si voltarono dall’altro lato

«Ti odio» cominciò Finnian

«Anch’io. Tanto tanto» replicò Seras sbuffando.

E non fecero altro per tutto il tempo se non chiudere gli occhi e girarsi dall’altra parte nonostante fossero con il gomito di uno che toccava quello dell’altra.

«Odioso»

«Odiosa. Brutta»

«Brutto»

«Cattiva»

«Cattivo. Schifoso»

«Schifosa!»

«Porco!»

E senza rendersene conto iniziarono a battibeccare sul serio.

Alucard sogghignò. La Police Girl aveva finito di essere innamorata di quello stupido Kuroshitsujiano effeminato, a quanto pareva. Ma non riusciva a spiegarsi come mai aveva iniziato a odiarlo così repentinamente.

A un certo punto i due si azzittirono e si girarono dall’altra parte.

Così, senza un motivo.

Dopo un pò di tempo, nel quale regnarono il silenzio più assoluto e totale, da mortorio, tornarono i maggiordomi con i rispettivi piatti.

Sebastian si era cimentato in un delizioso miscuglio di brodaglia di pillole dimagranti “Kilocal” e altre sconosciute, cioè che non si conoscono, dall’odore aspro e Sottilette Light sciolte nel brodo acquoso. Ovviamente, ciò non andava al Bocchan, ma alla povera servitù che vi si avventò come se fosse un piatto di straordinaria prelibatezza che raramente veniva portato in tavola. Anche questa volta, seppure Lizzie non avesse intenzione di mangiare una schifezza come quella, Bard e Meirin si cimentarono nel picchiarla mentre Finnian mangiava tutto ciò che riusciva a prendere con il cucchiaio anoressico che Sebastian gli aveva dato. In realtà, il cucchiaio non era stato fabbricato magro, è solo che Finnian aveva la mania di rompere tutto. Dovevano avere messo qualcosa di sconosciuto insieme agli ormoni della super-forza. Come quelli che stimolavano la stupidità, per fare un esempio.

Sebastian trasse dalle grinfie della cameriera e del cuoco la povera Lady Middford e la fece sedere di lato al suo fidanzatino.

Servì al suo Bocchan, come primo, un enorme torta piena di glassa blu e coloranti blu, con decorazioni commestibili blu. Mise anche un piccolo puffo di zucchero. Blu. C’erano le roselline commestibili blu, simili a piccoli papaveri, per non parlare della scritta azzurra “Bocchan Ciel Phantomhive, unico erede”.

Sembrava quasi impossibile da mangiare, ma senza fare tanti complimenti, il signorino prese una forchetta e vi ficcò tutto quello che ci poteva entrare nella sua capienza massima e si fece aiutare da Sebastian a masticare perché gli veniva male con la bocca così piena. A dispetto dell’aspetto poco commestibile da soprammobile, aveva un delizioso sapore dolce, proprio leggermente aromatico e forte. Era deliziosamente … deliziosa.

Invece a Elizabeth venne servita non una, ma ben sei torte. Non che la ragazza fosse estremamente golosa, visto che le torte erano piccole, ma servivano a formare tutte insieme la parola “Kawai” in uno stucchevolissimo rosa shocking, con glassa rosa, ostia rosa, panna rosa, coloranti rosa e uno strato leggero leggero di crema alla fragola. Le torte avevano ognuna la forma di una lettera che era rimarcata da uno strato di glassa all’interno che raffigurava con chiarezza la lettera in questione.

Elizabeth guardò con occhi grandi in cui si rifletteva l’infinito colore troppo dolce e mormorò «Kawai». Poi con un unico scatto si buttò sulla K, a costo di strozzarsi.

Come quel rosa, anche il sapore era fin troppo dolce, cosa che Elizabeth definì kawai e quindi si dilettò a divorare con graziosa rapidità.

Schizzi alti, di un rosa shocking impossibile. Le improbabili treccine vennero sporcate dai getti..

Da fuori, per come mangiava, sembrava che stesse macellando un essere vivente alla Alu-maniera.

Come volevasi dimostrare, Walter portò di nuovo a Integra della carne. Sul vassoio c’era un profumato, aromatico, caldo, roast-beef con sopra delle foglione di alloro, così, per renderlo più digeribile ....

La carne era cotta al punto giusto, in modo da dare un aspetto estremamente invitante al piatto. L’odore da solo ti faceva venire l’acquolina in bocca.

Integra ne fu estremamente soddisfatta e iniziò a mangiarlo con compostezza, mentre Walter sorrideva compiaciuto.

Certo che, però, se avessero continuato così la carne sarebbe finita. Questi inglesi!

Integra porse un pezzetto di carne ad Alucard

«Ne vuoi?» chiese

«Ehm, come mai sei così gentile?» il vampiro, insospettito, si strinse nelle spalle «Non è da te, master, di offrirmi da mangiare. Non con tanta … con tanta …» avrebbe voluto dire “delicata grazia”, ma gli sembrava piuttosto improbabile accoppiare quelle parole con ciò che era il suo master, perciò si limitò a stringersi ancora nelle spalle, facendo ondeggiare la mantellina rossa

«Ma insomma, ne vuoi o no?» Integra sembrò iniziare a spazientirsi

«No, grazie, beh, ormai dovresti sapere che mi piace la carne al sangue, questa è fin troppo cotta»

«Infatti»

«Infatti?»

«Infatti lo sapevo».

Alucard ci rimase di stucco: perché Integra doveva essere sempre così spietata? Così … così … terribilmente cattiva e tirannica con chi era alle sue dipendenze? Perché lo trattava sempre così male?

Integra continuò tranquillamente a mangiare il suo roast beef, accompagnandolo di tanto in tanto con sorsi di birra fredda appena uscita dal misero frigorifero in dotazione nella casa.

Alucard annusò il bicchiere di Integra

«Mi sembra forte, come birra» disse, accennando un’espressione sorpresa

«Forse» rispose lady Hellsing, prendendo un altro sorso e spostando il bicchiere dall’altro lato, dove Alucard non potesse ficcarci dentro il suo colossale naso appuntito «Ma a te non dovrebbe importare, giusto?»

«Ehm, veramente io sono piuttosto preoccupato per la tua salute. Insomma, dovresti essere morta da un bel pezzo: ti nutri solo ed esclusivamente di carne, bevi come se fossi un irlandese in festa, non passa attimo della giornata, eccetto ai pasti, in cui non fumi il tuo sigaro. I tuoi polmoni, a questo punto, dovrebbero essere una poltiglia nera, dovresti avere lo scorbuto per mancanza di vitamine e senza dubbio dovresti essere un’alcolizzata con tutti i neuroni bruciati … ma … insomma» Alucard si allontanò con la sedia da Integra per evitare di beccarsi qualche pugno, cosa che Integra, invece, non accennò nemmeno a fare, limitandosi a guardarlo con interesse da dietro le lenti tonde dei suoi occhiali da vista «Insomma … tu sei sana come un pesce e non mi spiego come questo sia possibile»

«Hai mai visto il film “Dracula 2000”?»

«Ehm, no … sai bene che non apprezzo la maggior parte della filmografia moderna su di me, specie per quanto riguarda la mia incarnazione più conosciuta, quella del conte … traslato in un teatrale, per nulla somigliante a me, Bela Lugosi»

«Beh, però dovresti guardarti questo film, in particolare. Ci sono delle cose interessanti che potresti imparare da questo … »

«Il segreto della tua salute di acciaio viene da un film di Dracula?»

«Non … beh, non tutto. Diciamo che è anche genetico» Integra avrebbe voluto battersi fieramente il petto e dichiarare “forte come un toro”, ma preferiva non dare spettacoli più consoni ad un’osteria che ad una cena di gala di fronte alla raffinatezza della famiglia Phantomhive.

Alucard rimase in silenzio per qualche secondo, poi sogghignò malignamente

«Ho appena avuto un’idea» mormorò

«Sta attento» ribatté Integra, sempre a bassissima voce «Quel maggiordomo, il nemico, è più sveglio di quanto possa sembrare ad una prima occhiata, credimi, perciò se vuoi giocargli un brutto tiro …»

«Non ti preoccupare, Master, non è questo il mio problema … non c’è cosa che possa fermarmi» Alucard si alzò e se ne andò in punta di piedi, silenzioso come se pesasse quanto una piuma.

Seras spalancò gli occhioni e battè le palpebre

«Dove è andato il Mastah?»

«Già, dov’è andato quello scellerato?» le fece eco Walter «Scomparso, senza neppure mangiare»

«Sarà andato a dormire» spiegò Integra, reggendo il gioco a quello che, in fondo, era il suo dipendente preferito.

Nel frattempo, il vampiro in rosso si diresse verso il lato del maniero che apparteneva ai Phantomhive, con il chiaro intento di mettere tutto a soqquadro. Sebastian era impegnato a servire da mangiare e tutta la servitù era riunita a tavola, perciò non c’era nessuno che potesse intercettarlo. Il suo obbiettivo: fare lavorare quanto più possibile Sebastian per esaurirlo, una volta che il maggiordomo dei Phantomhive fosse uscito fuori di testa non ci sarebbe stato più nessuno anche solo lontanamente capace di metter loro i bastoni fra le ruote.

Così penetrò silenziosamente nelle camere dei Phantomhive e fece uno scempio assoluto, sentendosi più felice che mai, più libero di agire e a proprio agio. Rovesciò i cassetti sui pavimenti, sparò contro gli armadi, frantumò i delicati piatti di porcellana che quegli strani esseri avevano messo come soprammobili, tagliuzzò le divise di Sebastian in modo che risultassero il più possibili indecenti e poi diede fuoco ai ritagli di stoffa in modo tale che non potessero essere riutilizzati per tappare i buchi.

Quando ebbe finito i suoi atti vandalici tornò in sala da pranzo, dove si chinò verso il volto di Integra per sussurrarle in un orecchio

«Ringraziamo il cielo che questo pranzo sia durato tanto a lungo, che ci siano tutte quelle dannate torte … ho avuto il tempo necessario ad agire per sabotare il quartier generale nemico. Avranno un bel da fare, i Phantomhive»

«Bravo, Alucard, sono fiera di te» rispose Integra, sempre a bassissima voce

«Cerco sempre di non deludere il mio master» e detto ciò, il vampiro si ritirò verso la propria bara, dove avrebbe dormito fino a che non fosse venuta la sera.

Seras deglutì la saliva che le si era accumulata in bocca per qualche strano motivo non meglio precisato

«Mastah» disse soltanto, poi socchiuse gli occhi.

Walter annuì, avendo capito, incredibilmente, a cosa la Police Girl stesse pensando

«Si, hai ragione Seras Victoria, qui qualcosa non mi quadra, Alucard deve aver fatto un guaio … guarda come sogghigna il master»

«Sir Integra sembra divertita» riprese la ragazza, afferrando una forchetta

«Lady Integra, vorrai dire»

«Quello» Seras annuì, poi iniziò a fare il giocoliere con le posate «Guarda Waltah, guarda! Non sono brava?»

«Il minimo che un vampiro debba saper fare» commentò sottovoce Walter, poi alzò il tono «Comunque si, molto brava!».

La servitù dei Phantomhive si stava ancora spartendo il magro pasto annacquato, o perlomeno le ultime briciole, o gocce che dir si voglia, che rimanevano nel piatto. Finnian, preso dalla voracità, aveva usato la sua super forza per spingere via Bard dalla tavolata e stava leccando la finissima porcellana bianca, ma Meirin aveva estratto un fucile da qualche parte e lo stava puntando nel tentativo di spappolargli il cervello e portargli via il cibo.

Sebastian, fulmineamente, balzò verso la cameriera e le prese l’arma

«Non devi, Meirin» la redarguì «Se lo facessi perderemmo punti e avremmo un aiuto in più» poi disse fra se e se «E una rottura in meno …»

«Scusa, Sebastian-san» disse, aggiustandosi gli occhiali per non fare vedere le prime lacrime che iniziavano ad affacciarsi sui suoi occhietti invisibili a causa delle lenti. Solo ora si era accorta di ciò che stava per fare e iniziò a piangere a dirotto

«Sebastian-san! Che cosa ho fatto! Sono la cameriera più disastrosa di questo mondo!»

Sebastian le sorrise, gentile «Lo so».

Meirin rimase spiazzata.

Finnian, distolse un pò lo sguardo dal piatto. Spalancò gli occhi verdi e lasciò il tavolo sul piatto, avvicinandosi alla cameriera «Meirin!»

«Oh, Finny!» urlò singhiozzando, e lo abbracciò piangente.

«Non fare la fontana! Che è successo?»

«Oh, Finny! Stavo per ucciderti!»

«Uccidermi? E come?!» Finnian si allontanò di qualche passo «Perché?»

«Ho fameee! Finny!»

«Oh, Meirin!» e, inspiegabilmente, cominciò a piangere anche lui e rimasero così abbracciati a frignare, e le lacrime erano così alte da sembrare zampilli di fontana. Sebastian tirò fuori un ombrellino bianco con su scritto elegantemente “Kuroshitsuji” e la sua faccia e lo usò per pararsi, impassibile.

Bard, nel frattempo, si era avvicinato furtivo al piatto. Era un bel piatto, pieno di preziosi decori, fine e delicato, bianco. Vuoto. Era così lucente e pulito da sembrare essere stato appena portato in tavola, ma in realtà era la saliva del giardiniere a rendere tutto lucido e brillante.

Bard ci rimase parecchio male. Si sentì assalire dalla fame, subito seguita da una terribile furia omicida, così tirò fuori un accendino e cominciò a dar fuoco alla casa davanti agli occhi di un incredulo Sebastian, ridendo in preda ad un attacco di isterismo acuto.

Ovviamente, non avrebbe fatto così normalmente per un piatto di orrenda brodaglia, ma Bard era una persona normale che non ce la faceva più a campare di minestrine schifose. Senza contare che Meirin aveva un fucile e Finnian la super-forza, mentre lui era solo un povero ex-soldato sopravvissuto a una devastante guerra, e non aveva armi con cui combattere.

Usò anche la sigaretta come una specie di accendino e le tende preziose, a man a mano presero fuoco, intaccando il soffitto e diffondendosi per la casa.

Integra si alzò con calma e con passo lento se ne andò e al fuoco non passò neanche per un attimo per la sua fiammeggiante testa di avvicinarsi a quella donna e\o uomo. Con lentezza e calma, Integra andò nella stanza del Master Assoluto che aveva all’esterno uno spesso vetro di materiale ignifugo e vi si chiuse.

Walter scappò urlando «Piromanee!» e tentò di sfuggire alle fiamme, bruciandosi però più volte durante la fuga, facendo grandi balzi da “Maggiordomo Walter”. Quei salti era allenato a farli, perché per maneggiare i fili ci voleva saper fare grandi, enormi balzi. O almeno così pensava lui

Seras lo seguì strillando più di Walter «Pirooomane cos’è?!», in stile “Feerma a Colorado?”.

In breve, rimasero solo i Kuroshitsujiani nella stanza piena di fiamme, su un tavolino di plastica vecchio trent’anni che non ci pensava neanche a cadere con tutto il peso che potevano avere quei sei magri magri, seppure Ciel e Lizzie mangiassero come porci.

«No! Le fiamme non sono kawai!» urlò spaventata e stizzita insieme Elizabeth, pestando un piede sul tavolino che scricchiolò sinistramente

«Lizzie! Non è questo il problema peggiore!»

«Giusto Bocchan» annuì Sebastian, contento del buon senso dimostrato dal suo padroncino

«I miei abitini nuovi si rovineranno! Dannazione!» ringhiò, irato.

Nel frattempo Finnian piangeva tutte le sue lacrime e Meirin e Bard recitavano con intensità cinque o sei volte a velocità record tutte le preghiere che sapevano, anche quelle vudù.

mercoledì 15 luglio 2015

Capitolo 9 - Seconda prova: triathlon casalingo

Cap. 9
La Seconda prova - triathlon casalingo

Mattino invernale, l’alba. Immaginate voi una casa vuota e buia ed i raggi del sole che penetrano dalle finestre aperte ed enormi, inondando rossicci il mobilio pesante ed antico.
Immaginate di aprire gli occhi lentamente, il corpo ancora caldo di sonno sotto le coperte pesanti. La giornata è tutta davanti a voi, potete fare tutto ciò che volete. Immaginate di vedere le ombre che si rimpicciolivano e il trionfo dell’oro che si lanciava sulle pareti, la luce che distruggeva le tenebre della lunga notte invernale.
Questo era quello che provava Integra quella mattina, svegliandosi. Ancora insonnolita guardò l’alba. Poi udì l’urlo, quell’urlo che non credeva di dover più sentire … era disperato.
Era il suo vampiro, Alucard, che in teoria non doveva avere paura di niente, e che invece si stava sgolando terrorizzato.
«Master! Master! Master!» Alucard cercò di aprire la porta, ma la stanza di Integra era chiusa a chiave.
Tremando vide la luce che serpeggiava sul pavimento, cercando di raggiungerlo, e le sue mani forzarono il pomello della porta
«Master!» gridò ancora, poco prima di buttare giù la porta.
Sapeva bene che quello che aveva appena fatto era un crimine di gravità assoluta, qualcosa che nessun’altro membro dell’associazione Hellsing avrebbe anche solo mai potuto pensare di fare. Aveva appena violato la camera sacra del master Integra! Aveva appena distrutto la calma del sonno di lei! Sarebbe stato di sicuro fatto a striscioline … ma meglio ridursi a striscioline per mano del Master che venire sconfitto da qualcos’altro che si avvicinava insieme all’alba e alla canzone … quella canzone orribile …
Integra scattò a sedere sul materasso
«Alucard!» ruggì «Hai buttato la porta!»
«Master!» il vampiro si infilò nel letto di Integra e si rannicchiò «Master!».
Integra sospirò, seccata
«Che ti succede? Tu non hai paura di niente … che diavolo ti è successo?»
«L’alba!»
«Se non erro tu non dovresti avere paura del sole, l’Hellsing ha fatto in modo che esso non ti colpisse, sei stato modificato geneticamente perché tu fossi il migliore. Non devi temere l’alba! E ora subito giù dal mio letto!»
«Ma Master!» Alucard si coprì la bocca con il lenzuolo, tirandoselo fin sotto il naso affilato «C’è di nuovo quella canzone orribile!»
«Quale canzone?»
«Quella del re leone!»
«Si, lo so» Integra si alzò dal letto «L’ho notato. La hanno trasmessa gli altoparlanti che sono presenti giù in cucina … è un modo per darci la sveglia. Non avrai mica paura?» con queste parole sperava di stuzzicare il lato impavido e fiero del vampiro, ma Alucard si coprì completamente la testa con il lenzuolo
«Peggio, vado nel panico» mormorò, con la voce soffocata «Proteggimi!»
«Dovresti essere tu a proteggere me, ragazzo!» Integra sollevò un indice ammonitore, poi, quando si accorse che il suo vampiro non poteva vederlo, afferrò la coperta e la tirò via «Vieni fuori da lì, non ti succederà niente, è una promessa»
«Va bene, Master» Alucard si acquietò immediatamente e si alzò con calma.
Integra lo colpì con un pugno dietro la testa
«E non fare mai più una cosa del genere!» disse «Non sei un bambino ed io non sono più una bambina»
«Peccato» Alucard inclinò la testa da un lato in una maniera che avrebbe dovuto essere tenera, ma che rimaneva truce «Adoravo quando, da piccola, volevi dormire insieme a me»
«Nella vita si cambia» Integra sospirò «Adesso è meglio che scendiamo. Io devo fare colazione … tu puoi anche andare a dormire, anzi. La cosa migliore che puoi fare è riposarti»
«Ah. Posso prendere la tua coperta?»
«Perché?»
«C’è il tuo odore sopra … se non sento profumo di casa non riesco ad addormentarmi e in questa casa è tutto così nuovo …»
«Prendila pure, se ti aiuta»
«Grazie» Alucard iniziò a tirare via il lenzuolo blu dal letto del suo master mentre Integra scendeva, così com’era, al piano di sotto. Non le importava di essere spettinata o ancora in pigiama, se qualcuno avesse osato dire qualcosa a proposito del suo aspetto lo avrebbe con tutta probabilità mutilato, non importava quanti punti sarebbero costati alla sua squadra.
In cucina c’erano già quelli di casa Phantomhive, la colazione, tutta a base di appetitosi dolci glassati e thè forte, era stata servita. Gli altoparlanti si erano zittiti, ma in compenso Sebastian canticchiava con voce deliziosa e sommessa, riempiendo l’aria di una musica soave.
Integra prese un dolce dal piatto di Ciel e iniziò a rosicchiarlo piano mentre il bambino la guardava con l’unico occhio spalancato di indignazione.
Poi, all’improvviso, gli altoparlanti si animarono
«Benvenuti in questo nuovo giorno! Ed eccoci finalmente a quella che sarà la seconda delle vostre trecentosessantacinque prove. Oggi ci sarà una prova molto speciale!»
«Alucard!» disse Integra, sicura che il vampiro, ovunque fosse, fosse obbligato ad obbedirle «Vieni giù, oggi la prova si fa di mattina».
Alucard comparve dalle scale abbracciato al lenzuolo come Linus con la sua coperta portafortuna
«Eccomi» disse, tutto fiero, mentre la servitù dei Phantomhive non osava ridere nonostante l’assurdità della scena, terrorizzati da un’eventuale reazione di Alucard.
Sebastian smise di canticchiare e la voce che veniva dagli altoparlanti aumentò di volume
«Che si radunino tutti!» gridò «Forza, forza, forza! Svelti … la prova di oggi sarà una prova di abilità che vale ben sei punti! Chi la vincerà porterà ad un buon vantaggio la propria squadra, quindi cercate di dare il meglio di voi stessi!»
«Sicuro» disse Walter, sbucando, già perfettamente ordinato e pettinato, dalla cucina, mentre Seras arrivava rotolando per le scale e urlando, un pò di dolore, un pò per farsi notare.
«Bene» Continuò a spiegare la voce «Come state, ragazzi della casa del grande macello?»
«Dormito male» disse Bard, sfregandosi le palpebre «Mai stato peggio. C’era Vegeta super sayan che urlava “big bang attack”»
«Vegeta?» la voce della conduttrice era sorpresa «Come sarebbe a dire?»
«Un videogame» spiegò il cuoco dei Phantomhive
«Chi è stato ad introdurre abusivamente un videogioco nella casa? Chiunque sia stato farà perdere un punto alla propria squadra per cattiva condotta … e se non confessa subito basterà rivedere i filmati per scoprirlo e allora la punizione per cattiva condotta verrà raddoppiata».
Alucard alzò la sua enorme mano inguantata timidamente, mentre Integra lo trafiggeva con lo sguardo e si preparava a trafiggerlo in maniera fisica.
La voce della conduttrice risultò piuttosto interessata
«E come avresti fatto ad introdurre una play station, se di questa si trattava, senza che nessuno se ne accorgesse?»
«Ehm …» Alucard afferrò uno dei lembi del suo impermeabile, quasi con dolcezza «Il mio giubbotto è piuttosto largo … capiente, insomma …»
«Fammi capire: sei riuscito ad introdurre una consolle così grossa infilandotela sotto al giubbotto?»
«Esatto»
«Bene. Un punto per la mente geniale»
«Eh?» Alucard parve di nuovo drizzarsi del tutto, sollevato e sorpreso «Come sarebbe a dire, non avrei dovuto perdere un punto per cattiva condotta?»
«Una trovata del genere, applicata in maniera tanto egregia, merita niente meno che una premiazione, a patto però che tu non utilizzi più la play station per disturbare la pubblica quiete durante le ore notturne. In tal caso non solo ti verrà revocato il premio, ma verrà proposta anche una sanzione disciplinare piuttosto grave»
«Troppo gentile con me» Alucard sorrise felice, in pratica sollevò di mezzo centimetro gli angoli del suo sogghigno perenne
«Di nulla …» la voce della presentatrice cambiò tono, da severa che era diventata si fece allegra, più leggera «Bene ragazzi, la prova che oggi affronterete riguarda la vostra abilità nelle faccende domestiche»
«Io sono bravissimo a scopare» disse Alucard, battendosi fiero il petto «Ho passato tutto il pomeriggio di ieri a provare»
«Ehm … bravo. Ma si tratta di un altro genere di prova, diciamo pure che si tratta di una specie di triathlon della brava casalinga, anche se dubito che saranno le ragazze a impegnarsi più seriamente in questa prova … ma dovrete partecipare tutti, la prova non varrà se impiegherete uno solo dei vostri membri, ma potete sempre lasciare da parte i componenti incapaci della squadra».
Ovviamente Sebastian schioccò un’occhiata eloquente sia a Bard che a Finnian, escludendo Meirin solo perché dei tre era la meno disastrosa. Quanto a Walter, lui credeva che persino Seras, distruttiva com’era, avrebbe potuto essere utile, perciò si limitò a stringersi nelle spalle e guardare verso il grande tabellone luminoso dei punti che segnava 2 a 1 con Casa Phantomhive attualmente in vantaggio.
La voce che proveniva dagli altoparlanti continuò con enfasi
«Troverete dei panni sporchi nella stanza numero ventiquattro, ovvero in fondo al corridoio principale. Questi sono divisi in due mucchi: voi dovete portarli nella sala delle vasche, o lavanderia se meglio vi aggrada, e lì dovrete lavarli, dopodiché stenderli in terrazza ed infine dovrete stirarli. Chi finirà nel tempo più breve, pur avendo portato a termine un lavoro decente, finirà. Ehm … vincerà. Buona fortuna. La prova avrà inizio fra … tre, due, uno … via!».
Walter e Sebastian iniziarono a correre all’unisono, ma Sebastian si dimostrò notevolmente più veloce, raggiungendo quasi immediatamente la grande stanza nella quale erano ammucchiati i panni sporchi. Con un gesto rapidissimo, il maggiordomo dei Phantomhive si caricò sulle braccia esili tutti i vestiti e poi sfrecciò alla ricerca della stanza delle vasche.
Walter arrivò per secondo e si stupì della grande, enorme, quantità di roba da lavare: non sarebbe mai riuscito a portarla indietro tutta in una volta, mentre, a quanto pareva, Sebastian era dotato di una super forza che gli aveva permesso di portare via tutto.
Alucard raggiunse Walter con la sua calma
«Bleah» commentò, mostrando per un istante la lingua rossa e spessa, dall’estremità appuntita come quella di un rettile «Almeno i panni potevano darceli un pò più puliti … guarda questa macchia … sembra vomito, vero? Forse è vomito …»
«Alucard, non c’è tempo per fare gli schizzinosi!» Walter indicò il mucchio floscio di panni «Prendili tutti e seguimi!»
«Oh … ok» il vampiro afferrò la catasta con una bracciata ampia e poi, sporgendo di tanto in tanto la testa da dietro quella specie di piramide, seguì Walter di corsa.
Il maggiordomo dell’Hellsing sapeva già benissimo dove si trovava la stanza delle vasche, il pomeriggio precedente si era lavato i vestiti, e sperava che questo potesse essere un punto a suo favore, ma con sommo dispiacere scoprì che Sebastian era arrivato prima di lui e stava già lavorando alacremente in uno dei grandi contenitori a sinistra, aiutato da Meirin che di volta in volta gli porgeva i panni.
«Presto!» Gridò Walter, preso dalla foga della competizione «Posa gli abiti a terra e passamene uno. Mentre sto lavando il primo vestito, vai a chiamare Seras, poi correte velocemente qui! Seras ti sostituirà nel compito di passarmi i vestiti e ogni volta che finirò di lavarne uno lo darò a te, che andrai a stenderlo in terrazza e poi tornerai giù»
«Chiaro come l’acqua» Alucard afferrò un grosso grembiule taglia extra extra large, con un disegno a pulcini rosa, e lo mise in mano a Walter, poi scattò via verso la sala principale per chiamare quell’incapace della Police Girl.
Integra guardò interrogativamente Alucard
«Che succede?» gli chiese «Perché sei tornato indietro?»
«Walter ha bisogno dell’agente» indicò Seras Victoria «Andiamo piccola, devi venire con me»
«E io?» Integra sembrava irritata dal fatto di non essere stata inclusa nella prova, anche se con tutta probabilità, nel caso in cui le avessero chiesto di lavorare, si sarebbe sdegnosamente rifiutata di fare quello che di solito fa la servitù
«E tu …» Alucard si grattò una tempia con il dito medio «Beh … Master, puoi fare ciò che vuoi. Per me non c’è nessun … ehi! Io devo fare la spola dalla stanza delle vasche alla terrazza, tu puoi aspettarmi in terrazza e stendere i panni mentre io torno sotto e prendo i vestiti appena lavati!»
«Sai … » Integra decise di non rifiutarsi di lavorare, le piaceva quest’idea del gioco di squadra, anche perché in questo modo avrebbero potuto letteralmente stracciare Sebastian che lavorava solitario « … Penso che sia una buona idea. Ti aspetto su in terrazza»
«Ti ringrazio di cuore!» Alucard prese per mano Seras e la trascinò nella stanza delle vasche, prese il vestito che Walter, nel frattempo, aveva accuratamente smacchiato con due chili di Vanish Oxi Action e si fece di corsa due rampe di scale per arrivare in terrazza.
Con sua somma sorpresa, Integra era già lì: come aveva fatto ad arrivare così in fretta, non era sempre e comunque un essere umano? Uhm … c’era qualcosa che non andava in tutto questo, anche se Alucard, sul momento, non seppe dire cosa …
«Ecco Master» le tese il vestito pulito «Mettilo ad asciugare!»
«Perfetto» Integra afferrò il grembiule e lo esaminò con occhio critico mentre Alucard schizzava di nuovo giù per le scale e prendeva in consegna un nuovo vestito da Walter.
Il sole, nonostante fosse un giorno di dicembre, picchiava terribilmente e i vestiti stavano iniziando ad asciugarsi. L’Hellsing si affidava ad un alacre gioco di squadra, calcolando al secondo i tempi, mentre il povero Sebastian, sapendo bene di non potersi fidare di quegli incapaci della servitù, doveva fare tutto da solo e ottimizzare i propri tempi evitando che Meirin cadesse nella vasca.
Per di più, il povero maggiordomo dei Phantomhive, aveva dietro di se il suo padroncino che lo colpiva di tanto in tanto con il bastone
«Più svelto! Più svelto Sebastian!» urlava, in un crescendo che talvolta raggiungeva picchi di acutezza tali da risultare isterici.
Certo, Sebastian aveva il bonus di aver cominciato prima, ma a quanto pare l’Hellsing stava recuperando.
In effetti, Ciel non si rendeva conto che picchiare il maggiordomo non aiutava più di tanto, visto che il suo corpo ne risentiva. Fra, l’altro, Meirin non era buona neanche a porgere i panni, visto che ogni volta che ne prendeva uno per passarlo a Sebastian lo faceva cadere urlando e poi si chinava a raccoglierlo e glielo dava con timore reverenziale, arrossendo e perdendo sangue dal naso, così macchiando i panni già sporchi e perdendo tempo prezioso.
L’Hellsing, al contrario, era riuscita grazie al suo gioco di squadra a riguadagnare parecchio tempo, e il ritmo andava facendosi via via più frenetico. Walter lavava a velocità record i panni che passava a Seras che, nonostante fosse un’imbranata Police girl, riusciva a passare rapidamente e con successo al Master gli abiti che sfruttava la sua rapidità di Nosferatu per darli a Integra che non doveva fare altro che appenderli in terrazza e il Sole pensava al resto.
La montagna di panni era ancora presente dal lato dei Phantomhive, seppure dimezzata, mentre andava a mano a mano svanendo dal lato degli antagonisti. Walter era estremamente felice di potersi rifare e battere lo stecco vivente e dimostrare chi era il maggiordomo migliore in quella casa. Seras, dal canto suo, voleva farla pagare a Sebastian di aver scartato Finnian e rendere felice il Master delle sue prodezze.
«Prendi panno, dai. Prendi panno, dai. Prendi panno, dai» ripeteva meccanicamente mentre svolgeva la sua parte.
Alucard era spinto, anzi, travolto, dallo spirito di competizione che lo spingeva ad andare più veloce del normale e Integra … bhè, Integra stendeva i panni e si divertiva. Perché c’era il Sole. Tutti gli Hellsing adorano il Sole. Integra non si diverte mai quando il Sole non c’è.
La montagna di panni diminuiva … Sebastian era disperato e cacciò via Meirin, pensando di poter fare tutto da solo, ma …
Le altoparlanti trasmisero la soave, ricca di significato, inconfondibile musica di “Gradus Vita”…
… ma nella fretta prese quello. Quel panno. Era strano, diverso dagli altri … no, non era a chiocciola. Era rosso. Vi chiederete: cosa c’è di strano in un panno rosso? Semplice. Non aveva messo nella vasca il “Cattura-colore”, visto che in casa non c’era, e non poteva mischiare i bianchi con i colorati.
Nonostante fosse un “diavolo di maggiordomo” non si accorse di ciò e infilò tutto nella vasca, perché, per andare più veloce, aveva iniziato a lavare i panni a tre a tre. Poco dopo tirò gli abiti e li trovò meravigliosamente morbidi al tatto, smacchiati e profumati. Unico problema: erano tutti di un uniforme, stucchevole, rosa “Lizziano”. Poco ci mancò che il maggiordomo iniziasse a urlare come una femminuccia davanti a un gigantesco mostro (Alucard), ma non poté trattenersi dall’esclamare «Diavolo mio!» e mettersi le delicate mani da pianista fra i capelli corvini, mentre i panni si afflosciarono sul pavimento. Sperando che la giuria non se ne accorgesse, li prese e velocemente andò a stenderli sul terrazzo mentre Integra gli lanciò uno sguardo divertito con la coda dell’occhio. Rosa. Persino le piccole camice da notte di Ciel erano di un rosa confetto.
Quando tornò di sotto, con la sua fulmineità di demone, vide qualcosa che lo lasciò spiazzato.
Vide lo sguardo malandrino di Walter lanciargli un’occhiata, vide le sue mani passare un panno, perfettamente pulito e profumato, alla disastrosa Seras che per quanto disastrosa fosse diede al Master il capo d’abbigliamento che sogghignando corse via. In realtà non sogghignò affatto, non si accorse neppure della faccia da “OMD” (Oh My Devil) di Sebastian, è solo che aveva la famosa paralisi facciale.
Poi Sebastian si sconcertò nel vedere l’assenza, segnalata anche dalla dispettosa Freccina, di panni sporchi.
«Nooo!» si gettò in ginocchio «Non è … non è possibile. No. No. Non può essere vero! Io sono un diavolo di maggiordomo! Loro sono dei pivelli! Come hanno potuto battere me, il maggiordomo perfetto? Come hanno potuto finire di lavare i panni per primi? Noooo!» urlò, quasi, e dico quasi, singhiozzando con la testa reclinata verso il soffitto.
La servitù si avvicinò a Sebastian.
«Sebastian-san …» mormorarono i tre, all’unisono, dispiacenti.   
«L-lasciatemi solo!»
«Ma non starà esagerando un pò?» sussurrò Bard ai due «Cioè, abbiamo ancora trecentossessantatre prove con cui possiamo rifarci. Secondo me è tutta scena»
«Come sei cattivo!» esclamò Meirin «Secondo me Sebastian ci teneva. È tutta colpa nostra!»
«Tehe!» urlò Finnian sorridendo, con una mano dietro la testa «Mia e di Bard no. Noi non abbiamo partecipato, e poi non ha fatto lavorare neanche te, non  come si dovrebbe far fare a uno della servitù. Secondo me, quelli sono più bravi»
«Non dire idiozie» lo interruppe il cuoco, con fare sapiente «È solo che Sebastian non ci fa fare mai i nostri ruoli, altrimenti avremmo vinto!»
«Già!»
«Giò! Volevo dire già!»
Sebastian si rialzò fluidamente, con eleganza. Poi, freddamente, disse «Guardate che vi sento».
I tre diventarono statue di sale. Poi risuscitarono e fuggirono via urlando.
Walter saltellava di emozione e Seras non capiva, come al solito, niente
«Niente panni?»
«Niente panni» fece lui, sorridendo mentre saltellava, con i ciuffi da maggiordomo che saltellavano con lui
«Uhm» disse lei, guardando il giovanotto (per così dire) che faceva quello strano movimento «Waltah-san?»
«Si?»
«Perché salti?»
«Abbiamo vinto! Ci basterà stirare quelli che sono già stesi in terrazza, cosa che faremo tutti e quattro velocemente, e poi abbiamo vinto!»
«Davvero?!» gli occhi della vampira acquistarono una scintilla di consapevolezza per la prima volta da quando era finita completamente la vicenda della guerra «Abbiamo vinto … vado a dirlo al Mastah!» e detto questo corse da Alucard, mentre il maggiordomo dell’Hellsing iniziava a cantare a squarciagola le canzoni di Mika, improvvisando un complicato balletto di vittoria sulle note di “Kick ass” (We are young, we are strong!) davanti a un incredulo Sebastian.
«Mastaaah!» Disse la disastrosa morta (e poi dicono che i morti non sono pericolosi) percorrendo a tutta velocità i corridoi e scontrandosi con lui.
«Mastah! Ti ho trovato!»
«Fammi passare!» ribatté lui , tentando di andare e compiere il suo incarico, seppure ostacolato
«No, Mastah!» fece sorridendo, e oscillando come un pendolo «Non andare!»
«Stai cercando di farci perdere?» gli ringhiò
«Non posso»
«Non puoi provare a farci perdere o non puoi proprio farci perdere?»
«Farci perdere» disse Seras, mentre finalmente il Nosferatu la spingeva di lato e ripartiva a tutta velocità.
Seras lo guardo scomparire per il corridoio.
«Mastah».
Così, senza un vero motivo.   
Nel frattempo Alucard era estremamente stupito nel vedere un Walter che ballava e cantava “Kick ass” e Sebastian che, per così dire, singhiozzava argentinamente.
«Walter?»
«Si?» fece il maggiordomo, interrompendo il balletto «Abbiamo vinto!»
«Abbiamo vinto, Mastah!» fece Seras che li aveva raggiunti «Per questo non posso farci perdere!»
«Abbiamo perso» sospirò Sebastian, sciogliendosi per terra teatralmente.
«Mastah!» esclamò Seras, perché oggi era proprio in vena di intuizione geniali (geniali per la sua media)
«E il Mastah? Mastah, il Mastah! Mastah, se non avverti il Mastah, il Mastah ti ammazza, Mastah! Mastaah!».
Perché era, si, in vena di intuizioni geniali, ma  ciò non significava mica che aveva imparato ad esprimersi.
«Già, il Mastah! Volevo dire, il Master!» Disse Alucard, dandosi una pacca sulla fronte come a dire “non ci avevo pensato!” «Vado!».
Il vampiro in rosso sparì per il corridoio
«Allora. Io sono Seras Victoria, detta Police Girl. Tu chi sei?» disse, porgendo la mano a Walter.
Così, senza un vero motivo.
E dopo dieci minuti, terminato l’alacre lavoro di stiratura (beh, eccetto per quanto riguarda il buco fumante procurato in un paio di pantaloni da Alucard) erano tutti riuniti nella grande sala principale e il tabellone luminoso segnava un risultato chiarissimo:
Hellsing – 7 punti.
Phantomhive – 2 punti.
Sebastian stava per mettersi a piangere. Anche perché Ciel continuava a picchiarlo su un occhio con il bastone da passeggio a chiocciola.

Capitolo 8 - La prima notte

Cap. 8
La prima notte

Mentre gli umani si ritiravano nelle loro stanze per dormire, la notte calava ed iniziava il periodo in cui erano le creature demoniache a farla da padrone. Il momento di Sebastian, certo, ma anche di Alucard e di Seras.
Questi ultimi camminavano per il corridoio del piano superiore. Alucard era ancora schiumante di rabbia, Seras saltellava con i capelli sparati che saltavano insieme a lei (e non solo).
All’improvviso spalancò gli occhi rossi e lanciò un acuto e lunghissimo «MASTAAAHH!» e si voltò verso il suddetto, provocando la caduta di un mobile e il gemito di Walter nella stanza vicina
«Cos’hai, Police Girl?»
«Seras» corresse automaticamente lei «Ho un impegno urgente, Mastah!»
«Ma mi avevi promesso che giocavamo insieme!»
«Non posso, Mastah, è urgentissimo!»
«Va bene» sbuffò «Di che si tratta?»
«Di un impegno» disse, guardandolo con incredulità, come se fosse strano che il suo Mastah non afferrasse subito ciò che doveva fare
«Cosa? Così ti aiuto»
«Noooo!» Seras levò la mani a palmo aperto contrò il Master, come a dire “Stop!” «Non puoi, Mastah!»
«Perché?»
«Perché no» la Police Girl iniziò a indietreggiare «Perché no … significa perché no, perché no, perché no perché no … perché no, perché no, perché no … perché no, perché no perché no … perché no» disse titubante, poi abbozzò un saluto alzando velocemente la mano e sorridendo imbarazzata. Poi la vampira svanì nei corridoi bui. Alucard si grattò una tempia. Scrollò le spalle e sbadigliò, poi si voltò e cominciò a camminare, anzi a caracollare dall’altro lato.
Nel frattempo, Sebastian stava vegliando sul suo Bocchan. Era divertente. In realtà, a insaputa del suddetto, parlava nel sonno e diceva un mucchio di cose che nella realtà non avrebbe, quasi sempre, mai detto. Una specie di modo di liberarsi, per lui, ma per Sebastian uno spettacolino divertente, seppure lui si limitasse a sorridere sdentatamente. No, non stentatamente, proprio sdentatamente.
Osservava con divertita premura il suo piccolo padroncino che si agitava nell’enorme letto matrimoniale a baldacchino, munito di tende bianche con lenzuola bianche e materasso bianco. Invece, Ciel aveva un pigiamino morbido azzurro chiaro con la sua faccia gigantesca chibi stampata davanti e dietro il Totengrammaton, il simbolo del patto stipulato fra lui e Sebastian.
Il maggiordomo stava seduto su una semplice sedia accanto al letto.
«Ti voglio bene!» continuava a urlare a squarciagola il conte, con il viso tondeggiante dalla tipica espressione “X3” «Lizzieee!»
Sebastian rise argentinamente a bassa voce, incapace di ridacchiare.
All’improvviso il piccolo Phantomhive abbracciò il cuscino e assunse un’aria seria «Sebastian. Ti ordino di prepararmi il thè, ora!» e detto questo stese il braccio tirando un pugno micidiale in bocca a Sebastian che, se non avesse avuto i denti per fatti suoi, li avrebbe persi o avrebbe rischiato di fare male alla manina delicata del suo teinomane Bocchan.
Sebastian si ritrasse con gli occhi spalancati, temendo di aver svegliato il signorino. Era solo colpa sua se Ciel tirava pugni mentre dormiva!Solo colpa sua se lo aveva preso in faccia!Solo sua se abbracciava un cuscino … mentre ordinava a lui di portargli un the?!
Il Phantomhive riprese a strizzare il cuscino urlando «Lizziee!».
Dall’altra stanza un mugolio sommesso. Poi una vocina. Dall’altra stanza si udì «Kawai?». Poi piccoli passi.
Apparve sulla soglia la figura di Lady Middford, stropicciandosi con fare assonnato un occhio
«Cosa vuole Shieru, Sebastian?»
«Nulla» disse, sorridendo amorevolmente. Si alzò dalla sua sedia e spinse delicatamente fuori Elizabeth «Il signorino sclera durante il sonno»
«Mi vuole bene, allora!Non pensa che io sia un cesso!» commentò la micidiale belva, raggiante della conclusione appena raggiunta
«Esatto. Vada a letto, Lady Elizabeth Cornelia Esthel Middford»
«Va bene. Posso chiamarti Sebas-chan? O ti da fastidio?» chiese lei con aria ingenua.
Gli occhi di Sebastian si riempirono di un flashback, nella sua testa risuonò una voce altalenante, fin troppo conosciuta.
“Sebas-chaaan!”
Quel dannato Shinigami rosso …
Sebastian rimase paralizzato con le mani sulle spalla della fidanzatina di Ciel. Questa sgusciò via, ma Sebastian rimase fermo, appoggiato al vuoto, come se la ci fossero ancora le sue spalle sotto i guanti bianchi. Elizabeth gli sventolò una mano davanti alla faccia «Sebastian-san? Yuhhuu? Sebastian? Sebby? Sebas-chan?».
Il maggiordomo rimase immobile con gli occhi spalancati. Elizabeth scrollò le spalle, scuotendo la testa e cominciò a saltellare verso la sua stanza cantando il suo motivetto preferito sotto le note di “London Bridge is falling down”
«Kawai, kawai kawai, kawai kawai, kawai kawai, kaaawaii kawai kawai, kaaaaww» uno sbadiglio la colse nel bel mezzo della sua allegra canzoncina.
Lady Elizabeth Cornelia Esthel Middford precipitò al suolo senza un apparente motivo e cadde in un sonno profondo, russando in modo fastidioso e sonoro che rimbombava inquietantemente per tutta la casa, quasi fosse il rauco respiro di un animale gargantuesco.
Ciel iniziò a urlare dal suo letto scalciando «Sebastiaaan!Difendimi, è un ordine!» e il maggiordomo dovette accorrere producendo con le corde vocali un combattimento fra lui e un mostro di proporzioni inimmaginabili fin nei minimi particolari. Ovviamente, lui non ebbe nemmeno un graffio. Alla fine della sua riproduzione sonora impeccabile, il piccolo Phantomhive si acquietò abbracciando  il cuscino e mormorando con la faccia da “X3” «Sebby. Lizzie. Vi voglio bene!» concluse, sfregando la guancia contro il morbido cuscino.
Sebastian sorrise, mormorando con affetto spropositato (forse un pò troppo) «Bocchan».
Questa scena vi ricorda qualcosa?Anche a me ...
Non sarà mica … mio Dio! Twi … Twi … light? Sapevo che Sebastian era un demone e Ciel un indifeso umano rompiscatole, ma è impossibile paragonarli a pieno con Edward e Bella!
Bhè, sappiate comunque che Ciel non è categoricamente Isabella Cigna e non osate paragonare Sebastian Michaelis con Edward-dalla-faccia-da-un-lato-e-di-Cul-len!
Comunque, dall’altro lato della casa due esseri si davano la buona notte. Uno si avviò da un lato, l’altro prese un’altra strada.
Alucard, nel mentre, per ingannare il tempo, giocava ai videogiochi. Nel lato lucente della casa, ovviamente, e a tutto volume.
«Ya! Ya! Baaamm!Beccati questo! Tush, tush! Onda energeticaaaaa!» e i personaggi nello schermo luminoso gli facevano eco urlando a squarciagola «Kamehamehameha!» e vari gridi di battaglia, forse per gasarli, forse lo facevano apposta per la servitù Kuroshitsujiana. Nella parte luminosa della casa (chissà perché, in quella oscura non si sentiva volare una mosca) rimbalzava per le pareti il meraviglioso audio di “Dragonball Z Budokai Tentaichi” che non è più tanto bello se te lo senti la notte mentre dormi.
Meirin urlava «E arigatò cosaimas al mondo intero, però! Qui dentro ci sono persone che dormono!»
«Già» strillò Bard «Non si riesce a sonnecchiare con Vegeth Super Sayan di terzo livello che urla contro Hildegarn! Senza parlare di come strilla Vegeta quando Big Bang Attaccka!»
«Quando Big Bang Attaccka?» gli sussurrò stupita Meirin «Ma si può dire?»
«Certo che si può dire» il cuoco si indicò il petto, sorridendo con fare baldanzoso «Io so tutto!»
«Wow, Bard! E ma … » si aggiustò gli occhiali, pensierosa «Come hai fatto a capire che c’era Vegeth e il suo livello di SS?»
«Di SS?»
«Si, Super Sayan. SS»
«Dove?!» urlò Alucard da fuori abbandonando il gioco e tirando fuori le sue fidate Jackall e Casull, le pistole impossibili da maneggiare per un essere umano, con un espressione a metà fra il divertito e il sadico furioso. Si guardò intorno, aspettandosi probabilmente un attacco a sorpresa «Dove siete, eh? Non volete venire da me? Verrò io da voi!» e cominciò a sbirciare dietro tutte le colonne della casa, nei buchi e negli angolini possibili. Era deluso, ma non si capiva a causa della paralisi facciale perenne.
«Dove sono?!» Disse, quasi piagnucolando. Se ne tornò caracollando nel lato oscuro, quando il primo raggio di Sole illuminò la parte oscura della casa e si sentì una voce disincarnata, possente, iniziare a cantare «Aaanzpnegna! Mamakitiaba!».
Insomma, si trattava dell’introduzione maestosa, evocativa, della famosa canzone del “Re Leone”, il Cerchio della Vita. Alucard, terrorizzato, fuggì dal suo Master.
Chiariamo subito che la sua paura non era il Sole, bensì qualcosa di estremamente più temibile. L’alba, The Dawn. Lui era sempre morto all’alba, ogni qual volta era stato sconfitto, in tutte le sue forme, era stato nel momento in cui era sorto l’astro diurno, quando l’oro tingeva i monti e si rifletteva nei suoi occhi rossi, distruggendo le tenebre. E, dannazione, anche prima che facessero il Re Leone, Alucard aveva sempre avuto in testa quella canzoncina mezza africana e mezza italiana
“E un bel giorno ti accorgi che esisti …”
«Masteeeeer!»

lunedì 6 luglio 2015

Capitolo 7. La prima cena


Cap. 7
La Prima Cena

«La cena è pronta» Dissero all’unisono Sebastian e Walter, uscendo con eleganza dalla cucina e spingendo ognuno il proprio carrello sormontato da pietanze di vario genere.
Per non essere da meno del maggiordomo dell’Hellsing, Sebastian si era deciso a preparare un numero piuttosto cospicuo di pietanze per cui aveva impiegato la metà del tempo rispetto a Walter, ma che dire, ciascuna delle portate risultava in ogni caso così priva di grassi che per la fazione dei Phantomhive sarebbe stato ben difficile riuscire ad ingrassare.
Ciel, sul suo trono, se ne stava impettito a fissare male Integra, mentre Integra non lo degnava di uno sguardo, fissando il tacchino arrosto che Walter stava scoprendo per lei. Presto però, di quel passo, la carne presente nella casa sarebbe finita e allora ci si sarebbe dovuti arrangiare coltivando i prodotti nel cortile interno, un luogo dove fino ad ora nessuno si era arrischiato di metter piede per via di una vecchia leggenda che albergava intorno a quello spazio …
Alucard si sedette accanto ad Integra
«Che gli è preso al nano?» le chiese, indicandolo «Guarda com’è imbronciato!»
«Niente, ha solo scoperto che siamo superiori a loro sotto quasi tutti i punti di vista» disse Integra, a voce abbastanza alta da poter fare sentire e quindi umiliare Ciel
«Oh, non è una novità»
«Sicuro»
«Il tabellone elettronico!» Alucard balzò in piedi ed indicò il tabellone elettronico posizionato al centro del tavolo, semisepolto dalle “Alpi Sediatiche” «Si è illuminato! Oddio, è una bomba, moriremo tutti!»
«Alucard, non è una bomba» Integra prese un boccone di carne «Leva da lì quelle sedie e vedi cosa succede. Il tabellone nel tavolo dovrebbe, almeno da quanto ho letto nel regolamento oggi pomeriggio, suggerirci l’argomento di conversazione giornaliero»
«Ah» Alucard scostò con brutalità le sedie, mandandole a schiantarsi contro la parete e terrorizzando la servitù dei Phantomhive, eccezion fatta, ovviamente, per Sebastian.
Il tabellone lampeggiava di grosse lettere azzurre:
“Raccontate che cosa avete fatto oggi pomeriggio”.
Alucard ridacchiò e si sedette, rilassato all’idea che non ci fosse nessuna bomba che stava per fare saltare in aria l’intera casa con Integra dentro: dopotutto proteggere il master dell’Hellsing era la sua priorità assoluta.
Seras e Finnian si erano seduti vicini, ma distoglievano sdegnosamente lo sguardo uno dall’altra.
Walter li indicò e diede di gomito ad Alucard
«Sembra che Seras abbia capito che non si fraternizza con il nemico»
«Così pare … » rispose il vampiro, con un largo sogghigno, poi alzò la voce «Ehi, Seras, perché non dici a tutti come abbiamo passato il pomeriggio!»
«Di certo non lo ho passato insieme a quel bruttone di Finnian!» gridò la Police Girl, con le braccia incrociate alla meno peggio a causa del grosso fardello di carne che portava sul petto
«Posso dire altrettanto!» urlò il giardiniere dei Phantomhive, come se volesse che tutto il mondo sentisse la sua voce, incrociando anche lui le braccia sul petto esile e ossuto
«Sicuro!»
«Sicuro!»
«Noi ci odiamo!».
Alucard socchiuse gli occhi. Seras era estremamente strana quando ci si metteva … aveva iniziato ad odiare così, di colpo, Finnian? Buon per l’Hellsing.
Fu Ciel ad aprire la conversazione vera e propria
«Io ho preso il thè, un ottimo Earl Grey, e poi abbiamo progettato la strategia per schiacciarvi, Hellsing!»
«Sembri drogato» commentò Alucard, malignamente, senza sapere di averci realmente azzeccato «E poi passate i pomeriggi in una maniera così noiosa … io e Seras abbiamo passato il pomeriggio scopando. Scommetto che il tuo maggiordomo lo sa fare malissimo!».
Sulla tavola calò il silenzio assoluto. Integra morse con forza un pezzo di carne, pensando con disappunto che doveva insegnare davvero, e al più presto possibile, i modi di dire del posto a quel grosso vampiro.
Meirin e Bard si allontanarono dal tavolo con le sedie, avvicinandosi ancora al capotavola, mentre Finnian era troppo impegnato a distogliere lo sguardo da Seras e sbuffare per capire cosa diavolo stesse succedendo.
Ciel era allibito e agitò un piccolo pugno in aria
«Che razza di linguaggio!» gridò
«Il mio bocchan ha ragione» gli fece eco Sebastian «Sei veramente un maleducato»
«Ah, solo perché lo so fare meglio di Sebastian?» Alucard, alzandosi in piedi e parlando a voce alta, si indicò il fiocco rosso come se in esso fosse celato il suo intero essere «La verità è che non solo non sapete accettare la sconfitta, ma non sapete neanche divertirvi»
«Era per questo che oggi pomeriggio ci cadevano in testa pezzi di intonaco?» riprese Sebastian, per nulla scosso mentre Meirin e Bard scuotevano la testa allibiti
«Si, beh, ecco … no … diciamo che … quello è stato a letto, non per i corridoi»
«Ahhhh!» urlò Meirin, balzando dietro Bard «Hai ragione, è veramente un mostro peggiore di Seb …» con la coda dell’occhio guardò il maggiordomo di casa Phantomhive «Voglio dire, il peggiore di tutti i mostri»
«Ma che diavolo gli prende?» Alucard indicò i servitori della famiglia Phantomhive sollevando pigramente un pollice «Non ho detto niente di particolarmente terrificante. Capisco di essere terribilmente spaventoso, ma se ne sono accorti tutti in una volta?»
«Alucard» sospirò Integra, aggiustandosi il fiocco blu con la spilla a forma di croce «La verità è che ti hanno preso appena appena per un pervertito cronico»
«A me?» il vampiro era allibito «Non lo sapevano già?»
«Non un pervertito nel senso che riguarda la tua … la tua inclinazione naturale a fare cose orribili con i tuoi nemici, come squartarli o leccare il sangue dalla loro ferite aperte. Intendono un altro genere di perversione. La stessa perversione del nostro caro amico Pip, per intenderci»
«Uhm» Alucard parve quasi drizzare le orecchie e fulminò con lo sguardo il lato della tavolata in cui erano riuniti i Phantomhive «Io non sono, io non sono, io non sono, io non sono quel genere di pervertito» disse tutto in un fiato, mentre una sorta di oscurità viscosa scendeva sulla stanza.
Sebastian scattò e si mise in piedi sulla tavola per proteggere la sua parte della tavolata
«Non osare mai più guardarli in quel modo» disse, con eroica calma
«Io li faccio tutti a pezzi» Alucard si ingobbì «Non potete accusarmi gratuitamente. Sono un uomo più che virtuoso io, al contrario del vostro ingordo padroncino e del vostro maggiordomo che cerca di sedurre i gatti neri che passano per strada!»
«Nessuno ti ha accusato gratuitamente» riprese Sebastian, con la stessa stoica fierezza che animava il suo volto impassibile di fiamme ardenti «Tu stesso hai confessato la tua incapacità di contenere … certi impulsi, possiamo pure dire. Dopotutto uno come te, un vampiro nosferatu, è guidato solo da meri istinti animaleschi».
Meirin e Bard ebbero un sussulto: era vero, allora, l’essere gigantesco e ammantato di rosso era un vampiro, un mostro non-morto che si nutriva di sangue!
«Cosa?» Alucard ringhiò, mostrando i denti fino alle gengive scarlatte «Io sarei mosso da meri istinti animaleschi? L’essere animale non equivale ad essere un pervertito, razza di bastone su due piedi che non sei altro!»
«Ma quanto a quanto hai detto, le tue attività quotidiane turbolente sono state …»
«Non si può neanche scopare in pace?» Alucard balzò sul tavolo e fronteggiò Sebastian, faccia a faccia, quasi sfiorando il volto del nemico con il naso affilato «Adesso voglio capire che cosa dirò quando sarai tu a farlo»
«Mi conterrò» rispose fieramente Sebastian, poi Alucard, allargando con cura le dita, gli mollò uno schiaffo in pieno volto.
Nessuno era mai riuscito a fare così male a Sebastian con un colpo così semplice e solitario: il maggiordomo di casa Phantomhive cadde gambe all’aria, sulla schiena, schiantandosi contro il tavolo e facendolo cigolare. Alucard, sghignazzando sadicamente, gli si gettò addosso
«Prega di non conoscere mai la mia vera perversione» gridò, poi afferrò per il colletto il maggiordomo e lo avvicinò a se abbastanza da poter toccare con le labbra la striscia di pelle nuda della gola
«Sei solo un mostro» osò commentare Sebastian, con la voce leggermente soffocata
«Si, forse» Alucard annuì «Ma non posso che vantarmene».
Con grande sbigottimento di Ciel, il quale era abituato a vedere il proprio maggiordomo come una creatura assolutamente invincibile, Alucard spalancò la bocca e infilò le zanne nella carne di Sebastian. Il sangue caldo schiumò intorno ai canini spessi e affilati da lupo, poi il vampiro iniziò a suggere con piacere.
Sebastian non urlò, ma cercò di reagire, usando le mani a tentoni per cercare di raggiungere a sua volta la gola dell’avversario e squarciargliela, ma fra la svolazzante mantellina, il fiocco rosso enorme e i capelli che gli ostruivano la visuale era più facile dibattersi che non trovare il collo del vampiro: così si limitò a scalciare forte verso l’alto.
Alucard era letteralmente a cavalcioni del corpo di Sebastian, perciò quello che gli arrivò fu un doppio calcio all’inguine che lo rovesciò all’indietro sul tavolo, facendolo finire con la testa nei resti della zuppa di legumi che Walter aveva preparato per se. Gemendo e ringhiando, si rialzò e si toccò la testa sporca di sugo bruno.
Walter ridacchiò
«Hai permesso che ti sporcasse i capelli?» chiese «Non è da te, Alucard»
«No, non è da me» il vampiro era offeso per quello che Sebastian aveva osato fare, insudiciare la sua bellissima chioma nera «Adesso lo faccio a pezzi e poi uso i suoi capelli, il suo scalpo, come spugna per fare il bagno».
Sebastian era già di nuovo in piedi e balzò giù dal tavolo
«Non hai sentito dolore?» chiese, sorpreso, mentre la ferita del morso del vampiro si richiudeva come per magia di fronte agli occhi di tutti
«Avrei dovuto? Giusto un pò, in effetti, l’ho sentito» Alucard emise una specie di gorgoglio che somigliava a quello di un mostro preistorico «Ma, per ciò che sono, non mi preoccupo più del dolore»
«Ma io ti ho preso …» Sebastian indicò il cavallo dei pantaloni del vampiro
«Inizio a pensare che siate voi i pervertiti» Alucard scosse la testa «Ah, ma vi eliminerò tutti prima che l’anno sia finito, non preoccupatevi. Oh, giusto, il regolamento» si battè una mano sulla fronte con aria teatrale «Certo, non posso uccidervi, siete i nostri nemici! Ma niente, niente, assolutamente niente mi vieta di castrarvi tutti, giusto?».
Sebastian si guardò intorno alla ricerca di un oggetto che lo aiutasse a difendersi, qualsiasi cosa avesse anche solo lontanamente la possibilità di essere usato come arma. Sorridendo in quella maniera assurda che non lasciava vedere i denti vide il coltello vicino al piatto di Ciel: era d’argento e da quanto ne sapeva tutti i vampiri erano allergici all’argento. Così il maggiordomo di casa Phantomhive si mosse velocissimo, prese il coltello e lo lanciò con una precisione impossibile nel bel mezzo della fronte del vampiro.
Alucard emise un gemito e dalla pelle pallida si sollevò appena uno schizzo di sangue che ricadde poi lungo il volto, sporcandogli di rosso il naso. Afferrò il coltello e lo strappò via
«Mi hai fatto male!» disse «Mi hai fatto arrabbiare!»
«Pensavo che fossi masochista» ribatté Sebastian, cercando di guadagnare tempo e sbigottito per una ripresa così veloce «Ti ho fatto arrabbiare perché ti sei fatto male? Ti sei fatto la bua?»
«Bastardo! L’argento fa veramente male» si accarezzò la fronte, il buco ancora aperto nella pelle «Per fortuna che non sono un vampiro come gli altri»
«Cosa hai di diverso?»
«Puoi anche scaricarmi un caricatore di pallottole d’argento nel petto, se ti pare, ma sta tranquillo che ti strapperò via lo stesso le …»
«Alucard» lo redarguì Integra
«… Ma Master, qui la parolaccia ci stava tutta!» si lamentò il vampiro, assumendo un tono remissivo
«Alucard, torna qui, non voglio che tu sprechi le tue forze adesso»
«Sprecare le mie forze?» si voltò verso la sua fazione, dando le spalle a Sebastian come se questi quasi non esistesse «Scherzi? Mi sono anche procurato la cena. Il sangue di quel maggiordomo è veramente nutriente, sembra un concentrato»
«Sono felice per te, Alucard, ma non voglio che lo elimini»
«Posso vampirizzarlo?»
«Non ne caveresti nulla e comunque non so se si possa fare, è già un demone»
«Se si potesse mi piacerebbe farlo entrare nella sua nuova non vita da cantore castratum» Alucard sogghignò malignamente a beneficio di Sebastian, che indietreggiò e capì finalmente che, per quella sera, era salvo.
Ma di certo era stata la cena più disastrosa a cui avesse mai preso parte. Si, anche peggio di quelle sere Viennesi in cui le damigelle che non sapevano ballare gli pestavano i piedi … anche peggio di ballare con Ciel.