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lunedì 6 luglio 2015

Capitolo 7. La prima cena


Cap. 7
La Prima Cena

«La cena è pronta» Dissero all’unisono Sebastian e Walter, uscendo con eleganza dalla cucina e spingendo ognuno il proprio carrello sormontato da pietanze di vario genere.
Per non essere da meno del maggiordomo dell’Hellsing, Sebastian si era deciso a preparare un numero piuttosto cospicuo di pietanze per cui aveva impiegato la metà del tempo rispetto a Walter, ma che dire, ciascuna delle portate risultava in ogni caso così priva di grassi che per la fazione dei Phantomhive sarebbe stato ben difficile riuscire ad ingrassare.
Ciel, sul suo trono, se ne stava impettito a fissare male Integra, mentre Integra non lo degnava di uno sguardo, fissando il tacchino arrosto che Walter stava scoprendo per lei. Presto però, di quel passo, la carne presente nella casa sarebbe finita e allora ci si sarebbe dovuti arrangiare coltivando i prodotti nel cortile interno, un luogo dove fino ad ora nessuno si era arrischiato di metter piede per via di una vecchia leggenda che albergava intorno a quello spazio …
Alucard si sedette accanto ad Integra
«Che gli è preso al nano?» le chiese, indicandolo «Guarda com’è imbronciato!»
«Niente, ha solo scoperto che siamo superiori a loro sotto quasi tutti i punti di vista» disse Integra, a voce abbastanza alta da poter fare sentire e quindi umiliare Ciel
«Oh, non è una novità»
«Sicuro»
«Il tabellone elettronico!» Alucard balzò in piedi ed indicò il tabellone elettronico posizionato al centro del tavolo, semisepolto dalle “Alpi Sediatiche” «Si è illuminato! Oddio, è una bomba, moriremo tutti!»
«Alucard, non è una bomba» Integra prese un boccone di carne «Leva da lì quelle sedie e vedi cosa succede. Il tabellone nel tavolo dovrebbe, almeno da quanto ho letto nel regolamento oggi pomeriggio, suggerirci l’argomento di conversazione giornaliero»
«Ah» Alucard scostò con brutalità le sedie, mandandole a schiantarsi contro la parete e terrorizzando la servitù dei Phantomhive, eccezion fatta, ovviamente, per Sebastian.
Il tabellone lampeggiava di grosse lettere azzurre:
“Raccontate che cosa avete fatto oggi pomeriggio”.
Alucard ridacchiò e si sedette, rilassato all’idea che non ci fosse nessuna bomba che stava per fare saltare in aria l’intera casa con Integra dentro: dopotutto proteggere il master dell’Hellsing era la sua priorità assoluta.
Seras e Finnian si erano seduti vicini, ma distoglievano sdegnosamente lo sguardo uno dall’altra.
Walter li indicò e diede di gomito ad Alucard
«Sembra che Seras abbia capito che non si fraternizza con il nemico»
«Così pare … » rispose il vampiro, con un largo sogghigno, poi alzò la voce «Ehi, Seras, perché non dici a tutti come abbiamo passato il pomeriggio!»
«Di certo non lo ho passato insieme a quel bruttone di Finnian!» gridò la Police Girl, con le braccia incrociate alla meno peggio a causa del grosso fardello di carne che portava sul petto
«Posso dire altrettanto!» urlò il giardiniere dei Phantomhive, come se volesse che tutto il mondo sentisse la sua voce, incrociando anche lui le braccia sul petto esile e ossuto
«Sicuro!»
«Sicuro!»
«Noi ci odiamo!».
Alucard socchiuse gli occhi. Seras era estremamente strana quando ci si metteva … aveva iniziato ad odiare così, di colpo, Finnian? Buon per l’Hellsing.
Fu Ciel ad aprire la conversazione vera e propria
«Io ho preso il thè, un ottimo Earl Grey, e poi abbiamo progettato la strategia per schiacciarvi, Hellsing!»
«Sembri drogato» commentò Alucard, malignamente, senza sapere di averci realmente azzeccato «E poi passate i pomeriggi in una maniera così noiosa … io e Seras abbiamo passato il pomeriggio scopando. Scommetto che il tuo maggiordomo lo sa fare malissimo!».
Sulla tavola calò il silenzio assoluto. Integra morse con forza un pezzo di carne, pensando con disappunto che doveva insegnare davvero, e al più presto possibile, i modi di dire del posto a quel grosso vampiro.
Meirin e Bard si allontanarono dal tavolo con le sedie, avvicinandosi ancora al capotavola, mentre Finnian era troppo impegnato a distogliere lo sguardo da Seras e sbuffare per capire cosa diavolo stesse succedendo.
Ciel era allibito e agitò un piccolo pugno in aria
«Che razza di linguaggio!» gridò
«Il mio bocchan ha ragione» gli fece eco Sebastian «Sei veramente un maleducato»
«Ah, solo perché lo so fare meglio di Sebastian?» Alucard, alzandosi in piedi e parlando a voce alta, si indicò il fiocco rosso come se in esso fosse celato il suo intero essere «La verità è che non solo non sapete accettare la sconfitta, ma non sapete neanche divertirvi»
«Era per questo che oggi pomeriggio ci cadevano in testa pezzi di intonaco?» riprese Sebastian, per nulla scosso mentre Meirin e Bard scuotevano la testa allibiti
«Si, beh, ecco … no … diciamo che … quello è stato a letto, non per i corridoi»
«Ahhhh!» urlò Meirin, balzando dietro Bard «Hai ragione, è veramente un mostro peggiore di Seb …» con la coda dell’occhio guardò il maggiordomo di casa Phantomhive «Voglio dire, il peggiore di tutti i mostri»
«Ma che diavolo gli prende?» Alucard indicò i servitori della famiglia Phantomhive sollevando pigramente un pollice «Non ho detto niente di particolarmente terrificante. Capisco di essere terribilmente spaventoso, ma se ne sono accorti tutti in una volta?»
«Alucard» sospirò Integra, aggiustandosi il fiocco blu con la spilla a forma di croce «La verità è che ti hanno preso appena appena per un pervertito cronico»
«A me?» il vampiro era allibito «Non lo sapevano già?»
«Non un pervertito nel senso che riguarda la tua … la tua inclinazione naturale a fare cose orribili con i tuoi nemici, come squartarli o leccare il sangue dalla loro ferite aperte. Intendono un altro genere di perversione. La stessa perversione del nostro caro amico Pip, per intenderci»
«Uhm» Alucard parve quasi drizzare le orecchie e fulminò con lo sguardo il lato della tavolata in cui erano riuniti i Phantomhive «Io non sono, io non sono, io non sono, io non sono quel genere di pervertito» disse tutto in un fiato, mentre una sorta di oscurità viscosa scendeva sulla stanza.
Sebastian scattò e si mise in piedi sulla tavola per proteggere la sua parte della tavolata
«Non osare mai più guardarli in quel modo» disse, con eroica calma
«Io li faccio tutti a pezzi» Alucard si ingobbì «Non potete accusarmi gratuitamente. Sono un uomo più che virtuoso io, al contrario del vostro ingordo padroncino e del vostro maggiordomo che cerca di sedurre i gatti neri che passano per strada!»
«Nessuno ti ha accusato gratuitamente» riprese Sebastian, con la stessa stoica fierezza che animava il suo volto impassibile di fiamme ardenti «Tu stesso hai confessato la tua incapacità di contenere … certi impulsi, possiamo pure dire. Dopotutto uno come te, un vampiro nosferatu, è guidato solo da meri istinti animaleschi».
Meirin e Bard ebbero un sussulto: era vero, allora, l’essere gigantesco e ammantato di rosso era un vampiro, un mostro non-morto che si nutriva di sangue!
«Cosa?» Alucard ringhiò, mostrando i denti fino alle gengive scarlatte «Io sarei mosso da meri istinti animaleschi? L’essere animale non equivale ad essere un pervertito, razza di bastone su due piedi che non sei altro!»
«Ma quanto a quanto hai detto, le tue attività quotidiane turbolente sono state …»
«Non si può neanche scopare in pace?» Alucard balzò sul tavolo e fronteggiò Sebastian, faccia a faccia, quasi sfiorando il volto del nemico con il naso affilato «Adesso voglio capire che cosa dirò quando sarai tu a farlo»
«Mi conterrò» rispose fieramente Sebastian, poi Alucard, allargando con cura le dita, gli mollò uno schiaffo in pieno volto.
Nessuno era mai riuscito a fare così male a Sebastian con un colpo così semplice e solitario: il maggiordomo di casa Phantomhive cadde gambe all’aria, sulla schiena, schiantandosi contro il tavolo e facendolo cigolare. Alucard, sghignazzando sadicamente, gli si gettò addosso
«Prega di non conoscere mai la mia vera perversione» gridò, poi afferrò per il colletto il maggiordomo e lo avvicinò a se abbastanza da poter toccare con le labbra la striscia di pelle nuda della gola
«Sei solo un mostro» osò commentare Sebastian, con la voce leggermente soffocata
«Si, forse» Alucard annuì «Ma non posso che vantarmene».
Con grande sbigottimento di Ciel, il quale era abituato a vedere il proprio maggiordomo come una creatura assolutamente invincibile, Alucard spalancò la bocca e infilò le zanne nella carne di Sebastian. Il sangue caldo schiumò intorno ai canini spessi e affilati da lupo, poi il vampiro iniziò a suggere con piacere.
Sebastian non urlò, ma cercò di reagire, usando le mani a tentoni per cercare di raggiungere a sua volta la gola dell’avversario e squarciargliela, ma fra la svolazzante mantellina, il fiocco rosso enorme e i capelli che gli ostruivano la visuale era più facile dibattersi che non trovare il collo del vampiro: così si limitò a scalciare forte verso l’alto.
Alucard era letteralmente a cavalcioni del corpo di Sebastian, perciò quello che gli arrivò fu un doppio calcio all’inguine che lo rovesciò all’indietro sul tavolo, facendolo finire con la testa nei resti della zuppa di legumi che Walter aveva preparato per se. Gemendo e ringhiando, si rialzò e si toccò la testa sporca di sugo bruno.
Walter ridacchiò
«Hai permesso che ti sporcasse i capelli?» chiese «Non è da te, Alucard»
«No, non è da me» il vampiro era offeso per quello che Sebastian aveva osato fare, insudiciare la sua bellissima chioma nera «Adesso lo faccio a pezzi e poi uso i suoi capelli, il suo scalpo, come spugna per fare il bagno».
Sebastian era già di nuovo in piedi e balzò giù dal tavolo
«Non hai sentito dolore?» chiese, sorpreso, mentre la ferita del morso del vampiro si richiudeva come per magia di fronte agli occhi di tutti
«Avrei dovuto? Giusto un pò, in effetti, l’ho sentito» Alucard emise una specie di gorgoglio che somigliava a quello di un mostro preistorico «Ma, per ciò che sono, non mi preoccupo più del dolore»
«Ma io ti ho preso …» Sebastian indicò il cavallo dei pantaloni del vampiro
«Inizio a pensare che siate voi i pervertiti» Alucard scosse la testa «Ah, ma vi eliminerò tutti prima che l’anno sia finito, non preoccupatevi. Oh, giusto, il regolamento» si battè una mano sulla fronte con aria teatrale «Certo, non posso uccidervi, siete i nostri nemici! Ma niente, niente, assolutamente niente mi vieta di castrarvi tutti, giusto?».
Sebastian si guardò intorno alla ricerca di un oggetto che lo aiutasse a difendersi, qualsiasi cosa avesse anche solo lontanamente la possibilità di essere usato come arma. Sorridendo in quella maniera assurda che non lasciava vedere i denti vide il coltello vicino al piatto di Ciel: era d’argento e da quanto ne sapeva tutti i vampiri erano allergici all’argento. Così il maggiordomo di casa Phantomhive si mosse velocissimo, prese il coltello e lo lanciò con una precisione impossibile nel bel mezzo della fronte del vampiro.
Alucard emise un gemito e dalla pelle pallida si sollevò appena uno schizzo di sangue che ricadde poi lungo il volto, sporcandogli di rosso il naso. Afferrò il coltello e lo strappò via
«Mi hai fatto male!» disse «Mi hai fatto arrabbiare!»
«Pensavo che fossi masochista» ribatté Sebastian, cercando di guadagnare tempo e sbigottito per una ripresa così veloce «Ti ho fatto arrabbiare perché ti sei fatto male? Ti sei fatto la bua?»
«Bastardo! L’argento fa veramente male» si accarezzò la fronte, il buco ancora aperto nella pelle «Per fortuna che non sono un vampiro come gli altri»
«Cosa hai di diverso?»
«Puoi anche scaricarmi un caricatore di pallottole d’argento nel petto, se ti pare, ma sta tranquillo che ti strapperò via lo stesso le …»
«Alucard» lo redarguì Integra
«… Ma Master, qui la parolaccia ci stava tutta!» si lamentò il vampiro, assumendo un tono remissivo
«Alucard, torna qui, non voglio che tu sprechi le tue forze adesso»
«Sprecare le mie forze?» si voltò verso la sua fazione, dando le spalle a Sebastian come se questi quasi non esistesse «Scherzi? Mi sono anche procurato la cena. Il sangue di quel maggiordomo è veramente nutriente, sembra un concentrato»
«Sono felice per te, Alucard, ma non voglio che lo elimini»
«Posso vampirizzarlo?»
«Non ne caveresti nulla e comunque non so se si possa fare, è già un demone»
«Se si potesse mi piacerebbe farlo entrare nella sua nuova non vita da cantore castratum» Alucard sogghignò malignamente a beneficio di Sebastian, che indietreggiò e capì finalmente che, per quella sera, era salvo.
Ma di certo era stata la cena più disastrosa a cui avesse mai preso parte. Si, anche peggio di quelle sere Viennesi in cui le damigelle che non sapevano ballare gli pestavano i piedi … anche peggio di ballare con Ciel.

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