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venerdì 31 luglio 2015

Capitolo 10 - Il pranzo del secondo giorno


Cap. 10
Il pranzo del secondo giorno


Sebastian, seppure roso dall’invidia, con passo leggero si avviò verso la cucina per preparare le sue deliziose vellutate per smagriti come lui e i Kuroshitsujiani, imitato da Walter che aveva in mente di preparare qualcosa di leggermente più sostanzioso. E meno male che ho detto leggermente… bhè diciamo che non era con lo zero percento di grassi. Dopotutto Integra aveva uno stomaco, come avrete notato, abbastanza capiente per essere un’umana.

Alucard si rimise con entusiasmo a sistemare le Alpi Sediatiche che durante la notte erano misteriosamente cadute, spinte da una forza misteriosa.

Nello stesso momento arrivarono Seras e Finnian che sincronizzati si sedettero a tavola e si voltarono dall’altro lato

«Ti odio» cominciò Finnian

«Anch’io. Tanto tanto» replicò Seras sbuffando.

E non fecero altro per tutto il tempo se non chiudere gli occhi e girarsi dall’altra parte nonostante fossero con il gomito di uno che toccava quello dell’altra.

«Odioso»

«Odiosa. Brutta»

«Brutto»

«Cattiva»

«Cattivo. Schifoso»

«Schifosa!»

«Porco!»

E senza rendersene conto iniziarono a battibeccare sul serio.

Alucard sogghignò. La Police Girl aveva finito di essere innamorata di quello stupido Kuroshitsujiano effeminato, a quanto pareva. Ma non riusciva a spiegarsi come mai aveva iniziato a odiarlo così repentinamente.

A un certo punto i due si azzittirono e si girarono dall’altra parte.

Così, senza un motivo.

Dopo un pò di tempo, nel quale regnarono il silenzio più assoluto e totale, da mortorio, tornarono i maggiordomi con i rispettivi piatti.

Sebastian si era cimentato in un delizioso miscuglio di brodaglia di pillole dimagranti “Kilocal” e altre sconosciute, cioè che non si conoscono, dall’odore aspro e Sottilette Light sciolte nel brodo acquoso. Ovviamente, ciò non andava al Bocchan, ma alla povera servitù che vi si avventò come se fosse un piatto di straordinaria prelibatezza che raramente veniva portato in tavola. Anche questa volta, seppure Lizzie non avesse intenzione di mangiare una schifezza come quella, Bard e Meirin si cimentarono nel picchiarla mentre Finnian mangiava tutto ciò che riusciva a prendere con il cucchiaio anoressico che Sebastian gli aveva dato. In realtà, il cucchiaio non era stato fabbricato magro, è solo che Finnian aveva la mania di rompere tutto. Dovevano avere messo qualcosa di sconosciuto insieme agli ormoni della super-forza. Come quelli che stimolavano la stupidità, per fare un esempio.

Sebastian trasse dalle grinfie della cameriera e del cuoco la povera Lady Middford e la fece sedere di lato al suo fidanzatino.

Servì al suo Bocchan, come primo, un enorme torta piena di glassa blu e coloranti blu, con decorazioni commestibili blu. Mise anche un piccolo puffo di zucchero. Blu. C’erano le roselline commestibili blu, simili a piccoli papaveri, per non parlare della scritta azzurra “Bocchan Ciel Phantomhive, unico erede”.

Sembrava quasi impossibile da mangiare, ma senza fare tanti complimenti, il signorino prese una forchetta e vi ficcò tutto quello che ci poteva entrare nella sua capienza massima e si fece aiutare da Sebastian a masticare perché gli veniva male con la bocca così piena. A dispetto dell’aspetto poco commestibile da soprammobile, aveva un delizioso sapore dolce, proprio leggermente aromatico e forte. Era deliziosamente … deliziosa.

Invece a Elizabeth venne servita non una, ma ben sei torte. Non che la ragazza fosse estremamente golosa, visto che le torte erano piccole, ma servivano a formare tutte insieme la parola “Kawai” in uno stucchevolissimo rosa shocking, con glassa rosa, ostia rosa, panna rosa, coloranti rosa e uno strato leggero leggero di crema alla fragola. Le torte avevano ognuna la forma di una lettera che era rimarcata da uno strato di glassa all’interno che raffigurava con chiarezza la lettera in questione.

Elizabeth guardò con occhi grandi in cui si rifletteva l’infinito colore troppo dolce e mormorò «Kawai». Poi con un unico scatto si buttò sulla K, a costo di strozzarsi.

Come quel rosa, anche il sapore era fin troppo dolce, cosa che Elizabeth definì kawai e quindi si dilettò a divorare con graziosa rapidità.

Schizzi alti, di un rosa shocking impossibile. Le improbabili treccine vennero sporcate dai getti..

Da fuori, per come mangiava, sembrava che stesse macellando un essere vivente alla Alu-maniera.

Come volevasi dimostrare, Walter portò di nuovo a Integra della carne. Sul vassoio c’era un profumato, aromatico, caldo, roast-beef con sopra delle foglione di alloro, così, per renderlo più digeribile ....

La carne era cotta al punto giusto, in modo da dare un aspetto estremamente invitante al piatto. L’odore da solo ti faceva venire l’acquolina in bocca.

Integra ne fu estremamente soddisfatta e iniziò a mangiarlo con compostezza, mentre Walter sorrideva compiaciuto.

Certo che, però, se avessero continuato così la carne sarebbe finita. Questi inglesi!

Integra porse un pezzetto di carne ad Alucard

«Ne vuoi?» chiese

«Ehm, come mai sei così gentile?» il vampiro, insospettito, si strinse nelle spalle «Non è da te, master, di offrirmi da mangiare. Non con tanta … con tanta …» avrebbe voluto dire “delicata grazia”, ma gli sembrava piuttosto improbabile accoppiare quelle parole con ciò che era il suo master, perciò si limitò a stringersi ancora nelle spalle, facendo ondeggiare la mantellina rossa

«Ma insomma, ne vuoi o no?» Integra sembrò iniziare a spazientirsi

«No, grazie, beh, ormai dovresti sapere che mi piace la carne al sangue, questa è fin troppo cotta»

«Infatti»

«Infatti?»

«Infatti lo sapevo».

Alucard ci rimase di stucco: perché Integra doveva essere sempre così spietata? Così … così … terribilmente cattiva e tirannica con chi era alle sue dipendenze? Perché lo trattava sempre così male?

Integra continuò tranquillamente a mangiare il suo roast beef, accompagnandolo di tanto in tanto con sorsi di birra fredda appena uscita dal misero frigorifero in dotazione nella casa.

Alucard annusò il bicchiere di Integra

«Mi sembra forte, come birra» disse, accennando un’espressione sorpresa

«Forse» rispose lady Hellsing, prendendo un altro sorso e spostando il bicchiere dall’altro lato, dove Alucard non potesse ficcarci dentro il suo colossale naso appuntito «Ma a te non dovrebbe importare, giusto?»

«Ehm, veramente io sono piuttosto preoccupato per la tua salute. Insomma, dovresti essere morta da un bel pezzo: ti nutri solo ed esclusivamente di carne, bevi come se fossi un irlandese in festa, non passa attimo della giornata, eccetto ai pasti, in cui non fumi il tuo sigaro. I tuoi polmoni, a questo punto, dovrebbero essere una poltiglia nera, dovresti avere lo scorbuto per mancanza di vitamine e senza dubbio dovresti essere un’alcolizzata con tutti i neuroni bruciati … ma … insomma» Alucard si allontanò con la sedia da Integra per evitare di beccarsi qualche pugno, cosa che Integra, invece, non accennò nemmeno a fare, limitandosi a guardarlo con interesse da dietro le lenti tonde dei suoi occhiali da vista «Insomma … tu sei sana come un pesce e non mi spiego come questo sia possibile»

«Hai mai visto il film “Dracula 2000”?»

«Ehm, no … sai bene che non apprezzo la maggior parte della filmografia moderna su di me, specie per quanto riguarda la mia incarnazione più conosciuta, quella del conte … traslato in un teatrale, per nulla somigliante a me, Bela Lugosi»

«Beh, però dovresti guardarti questo film, in particolare. Ci sono delle cose interessanti che potresti imparare da questo … »

«Il segreto della tua salute di acciaio viene da un film di Dracula?»

«Non … beh, non tutto. Diciamo che è anche genetico» Integra avrebbe voluto battersi fieramente il petto e dichiarare “forte come un toro”, ma preferiva non dare spettacoli più consoni ad un’osteria che ad una cena di gala di fronte alla raffinatezza della famiglia Phantomhive.

Alucard rimase in silenzio per qualche secondo, poi sogghignò malignamente

«Ho appena avuto un’idea» mormorò

«Sta attento» ribatté Integra, sempre a bassissima voce «Quel maggiordomo, il nemico, è più sveglio di quanto possa sembrare ad una prima occhiata, credimi, perciò se vuoi giocargli un brutto tiro …»

«Non ti preoccupare, Master, non è questo il mio problema … non c’è cosa che possa fermarmi» Alucard si alzò e se ne andò in punta di piedi, silenzioso come se pesasse quanto una piuma.

Seras spalancò gli occhioni e battè le palpebre

«Dove è andato il Mastah?»

«Già, dov’è andato quello scellerato?» le fece eco Walter «Scomparso, senza neppure mangiare»

«Sarà andato a dormire» spiegò Integra, reggendo il gioco a quello che, in fondo, era il suo dipendente preferito.

Nel frattempo, il vampiro in rosso si diresse verso il lato del maniero che apparteneva ai Phantomhive, con il chiaro intento di mettere tutto a soqquadro. Sebastian era impegnato a servire da mangiare e tutta la servitù era riunita a tavola, perciò non c’era nessuno che potesse intercettarlo. Il suo obbiettivo: fare lavorare quanto più possibile Sebastian per esaurirlo, una volta che il maggiordomo dei Phantomhive fosse uscito fuori di testa non ci sarebbe stato più nessuno anche solo lontanamente capace di metter loro i bastoni fra le ruote.

Così penetrò silenziosamente nelle camere dei Phantomhive e fece uno scempio assoluto, sentendosi più felice che mai, più libero di agire e a proprio agio. Rovesciò i cassetti sui pavimenti, sparò contro gli armadi, frantumò i delicati piatti di porcellana che quegli strani esseri avevano messo come soprammobili, tagliuzzò le divise di Sebastian in modo che risultassero il più possibili indecenti e poi diede fuoco ai ritagli di stoffa in modo tale che non potessero essere riutilizzati per tappare i buchi.

Quando ebbe finito i suoi atti vandalici tornò in sala da pranzo, dove si chinò verso il volto di Integra per sussurrarle in un orecchio

«Ringraziamo il cielo che questo pranzo sia durato tanto a lungo, che ci siano tutte quelle dannate torte … ho avuto il tempo necessario ad agire per sabotare il quartier generale nemico. Avranno un bel da fare, i Phantomhive»

«Bravo, Alucard, sono fiera di te» rispose Integra, sempre a bassissima voce

«Cerco sempre di non deludere il mio master» e detto ciò, il vampiro si ritirò verso la propria bara, dove avrebbe dormito fino a che non fosse venuta la sera.

Seras deglutì la saliva che le si era accumulata in bocca per qualche strano motivo non meglio precisato

«Mastah» disse soltanto, poi socchiuse gli occhi.

Walter annuì, avendo capito, incredibilmente, a cosa la Police Girl stesse pensando

«Si, hai ragione Seras Victoria, qui qualcosa non mi quadra, Alucard deve aver fatto un guaio … guarda come sogghigna il master»

«Sir Integra sembra divertita» riprese la ragazza, afferrando una forchetta

«Lady Integra, vorrai dire»

«Quello» Seras annuì, poi iniziò a fare il giocoliere con le posate «Guarda Waltah, guarda! Non sono brava?»

«Il minimo che un vampiro debba saper fare» commentò sottovoce Walter, poi alzò il tono «Comunque si, molto brava!».

La servitù dei Phantomhive si stava ancora spartendo il magro pasto annacquato, o perlomeno le ultime briciole, o gocce che dir si voglia, che rimanevano nel piatto. Finnian, preso dalla voracità, aveva usato la sua super forza per spingere via Bard dalla tavolata e stava leccando la finissima porcellana bianca, ma Meirin aveva estratto un fucile da qualche parte e lo stava puntando nel tentativo di spappolargli il cervello e portargli via il cibo.

Sebastian, fulmineamente, balzò verso la cameriera e le prese l’arma

«Non devi, Meirin» la redarguì «Se lo facessi perderemmo punti e avremmo un aiuto in più» poi disse fra se e se «E una rottura in meno …»

«Scusa, Sebastian-san» disse, aggiustandosi gli occhiali per non fare vedere le prime lacrime che iniziavano ad affacciarsi sui suoi occhietti invisibili a causa delle lenti. Solo ora si era accorta di ciò che stava per fare e iniziò a piangere a dirotto

«Sebastian-san! Che cosa ho fatto! Sono la cameriera più disastrosa di questo mondo!»

Sebastian le sorrise, gentile «Lo so».

Meirin rimase spiazzata.

Finnian, distolse un pò lo sguardo dal piatto. Spalancò gli occhi verdi e lasciò il tavolo sul piatto, avvicinandosi alla cameriera «Meirin!»

«Oh, Finny!» urlò singhiozzando, e lo abbracciò piangente.

«Non fare la fontana! Che è successo?»

«Oh, Finny! Stavo per ucciderti!»

«Uccidermi? E come?!» Finnian si allontanò di qualche passo «Perché?»

«Ho fameee! Finny!»

«Oh, Meirin!» e, inspiegabilmente, cominciò a piangere anche lui e rimasero così abbracciati a frignare, e le lacrime erano così alte da sembrare zampilli di fontana. Sebastian tirò fuori un ombrellino bianco con su scritto elegantemente “Kuroshitsuji” e la sua faccia e lo usò per pararsi, impassibile.

Bard, nel frattempo, si era avvicinato furtivo al piatto. Era un bel piatto, pieno di preziosi decori, fine e delicato, bianco. Vuoto. Era così lucente e pulito da sembrare essere stato appena portato in tavola, ma in realtà era la saliva del giardiniere a rendere tutto lucido e brillante.

Bard ci rimase parecchio male. Si sentì assalire dalla fame, subito seguita da una terribile furia omicida, così tirò fuori un accendino e cominciò a dar fuoco alla casa davanti agli occhi di un incredulo Sebastian, ridendo in preda ad un attacco di isterismo acuto.

Ovviamente, non avrebbe fatto così normalmente per un piatto di orrenda brodaglia, ma Bard era una persona normale che non ce la faceva più a campare di minestrine schifose. Senza contare che Meirin aveva un fucile e Finnian la super-forza, mentre lui era solo un povero ex-soldato sopravvissuto a una devastante guerra, e non aveva armi con cui combattere.

Usò anche la sigaretta come una specie di accendino e le tende preziose, a man a mano presero fuoco, intaccando il soffitto e diffondendosi per la casa.

Integra si alzò con calma e con passo lento se ne andò e al fuoco non passò neanche per un attimo per la sua fiammeggiante testa di avvicinarsi a quella donna e\o uomo. Con lentezza e calma, Integra andò nella stanza del Master Assoluto che aveva all’esterno uno spesso vetro di materiale ignifugo e vi si chiuse.

Walter scappò urlando «Piromanee!» e tentò di sfuggire alle fiamme, bruciandosi però più volte durante la fuga, facendo grandi balzi da “Maggiordomo Walter”. Quei salti era allenato a farli, perché per maneggiare i fili ci voleva saper fare grandi, enormi balzi. O almeno così pensava lui

Seras lo seguì strillando più di Walter «Pirooomane cos’è?!», in stile “Feerma a Colorado?”.

In breve, rimasero solo i Kuroshitsujiani nella stanza piena di fiamme, su un tavolino di plastica vecchio trent’anni che non ci pensava neanche a cadere con tutto il peso che potevano avere quei sei magri magri, seppure Ciel e Lizzie mangiassero come porci.

«No! Le fiamme non sono kawai!» urlò spaventata e stizzita insieme Elizabeth, pestando un piede sul tavolino che scricchiolò sinistramente

«Lizzie! Non è questo il problema peggiore!»

«Giusto Bocchan» annuì Sebastian, contento del buon senso dimostrato dal suo padroncino

«I miei abitini nuovi si rovineranno! Dannazione!» ringhiò, irato.

Nel frattempo Finnian piangeva tutte le sue lacrime e Meirin e Bard recitavano con intensità cinque o sei volte a velocità record tutte le preghiere che sapevano, anche quelle vudù.

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