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lunedì 11 gennaio 2016

Capitolo 24 - Arriva il paladino!

Cap. 24
Arriva il paladino!

Senza dubbio uno splendido Natale… ma per Seras c’era un piccolo, minuscolo, insignificante particolare che non la faceva sentire affatto tranquilla. Questo particolare poteva manifestarsi come la sua ferma convinzione che al minimo tocco tutto sarebbe saltato in aria, oppure che il Master Integra non era di buon umore perché non c’era il Sole e l’avrebbe presa a calci solo per un accenno di marachella, o magari nel fatto che, mentre tutti stavano andando nelle proprie camere, la porta si fosse spalancata …
E magari anche dal fatto che era appena entrato un vero e proprio mostro: un uomo dalla mascella larga e ricoperta di barba ispida, occhi piccoli e verdi sormontati da occhiali che riflettevano inquietantemente anche una minima scintilla di luce, espressione che spesso si alternava (durante la vita quotidiana) fra il sadico e l’orso arrabbiato. Capelli biondi e ispidissimi sparati verso l’alto, come se avesse il gel che però era assente. Una croce rilucente nell’oscurità che inquietava anche i cristiani. Forse era inquietante anche il fatto che fosse un agente della sezione tredici del Vaticano, un bravo (avrei qualcosa da ridire su questo aggettivo …) Iscariota, che girasse  continuamente armato e con la voglia di infilare baionette sacre nei passanti. O almeno, questa era la descrizione che vi avrebbe fornito Seras di lui… se solo avesse saputo descrivere. Il massimo che nella realtà riuscì a dire per esprimere fedelmente la straordinaria apparizione fu «Ah mamma, quanto è brutto!Mastaaah!» saltellando indietro.
Lei odiava Padre Andersen. Certo, per cinque secondi durante la guerra erano stati quasi alleati, ma poi… bhè, non ho intenzione di fare spoiler, ma diciamo che per colpa di un certo Mastah l’alleanza si era rotta dopo i cinque fatidici secondi.
Il prete entrò con passo lento dentro la casa. Lanciò il suo grido di battaglia, un cavernoso «Eeeeiiimeen!» (N.d.R. Per chi non lo avesse capito, è un “Amen” distorto) incrociando due baionette in una scenicissima entrata, posando a terra le valigie.
«Bene, ragazzi …» annunciò la voce «Visto che gli Hellsing sono in inferiorità numerica, abbiamo deciso di mandarvi anche il nostro amichetto: Angel Dust, o Padre Alexander Andersen, per gli amici Alex. Starà dalla vostra parte, ragazzi, e parteciperà normalmente alle prove, essendo adesso un concorrente a tutti gli effetti. Ah» aggiunse, rivolto all’Iscariota «Alex, non accetto che mutili i tuoi compagni di squadra. Perché, adesso per tuo enorme rompimento di scatole non puoi usare la violenza contro mostri e pagani»
Andersen annuì, senza dire niente, ma abbassando le baionette benedette. Aveva una faccia leggermente … dispiaciuta.
Certo!” pensò la Police Girl “Vorrebbe tanto usare la violenza su noi! E noi non siamo mostri! Forse non proprio cattolici … però non è un motivo per farci a fettine sottili sottili sottili … Mastah!” Nella sua testa apparve l’inquietante immagine di Padre Andersen che faceva a fettine la sua persona e strillava «Affettato …» e poi, orrore supremo, mangiava un suo pezzo! «E mangiato! Eeeeiiimeen!».
Diciamo che era una fantasia piuttosto inquietante, tipo “cotto e mangiato” di Cristina Parodi, ma con più sangue.
«Bene» proseguì l’autrice «Assegnategli una stanza».
Si risolvette alla fine, dopo numerosi discorsi da parte dei nostri oscuri eroi, di dargli la stanza più vicina al cortile interno, che era anche quella più in disuso.
Il prete prese tranquillamente le valigie, con la stessa faccia serena che assumeva quando era con i suoi cari bambini all’orfanotrofio, e si diresse verso la sua nuova camera.
Attraversò velocemente il corridoio, fra le grida di spavento di tutti i Kuroshitsujiani, nonché lo svenimento di Lizzie. Lo choc era stato troppo grande.
Si dia il caso che la stanza del nostro caro amico del Vaticano fosse quasi alla fine del corridoio che portava al cortile interno, di quel corridoio prima e ultima porta a destra. Non aveva alcun vicino di camera e la cosa peggiore era l’interno della fatidica stanza assegnatagli.
Era assolutamente normale, ma il bello era che fosse assolutamente normale se eri in grado di levarti dagli occhi il quintale e mezzo di polvere che ricopriva tutto. Il pavimento era ricoperto completamente da uno strato di polvere così spesso da far pensare a un bel tappeto persiano grigio, di quelli costosi. Ma non potevi mica immaginare che tutto fosse coperto da tappeti persiani. Mensole, quadri, ripiani, armadi.
Polvere dovunque.
E Padre Andersen non aveva mai avuto una faccia così sorpresa. Poco ci mancasse che avesse una faccia da chibi sbigottito.
Perché si dia il caso che, oltre ad essere la stanza meno apprezzata di tutte era anche quella che Alucard e Seras sfruttavano per i loro giochini tutti particolari. Dove credete che mettessero alla fine dei loro fantasiosi bagnetti poco igienici tutta la polvere utilizzata? Nella stanza che non veniva usata. E nella stanza che non veniva usata chi avevano avuto la fantasia di mandare? Padre Andersen.
Un simpatico bigliettino recava scritto “Per Angel Dust”.
«Ah ah» ringhiò il prete «Molto divertente».
Senza contare il meraviglioso … scarabocchio tutto capelli fatto a matita con un enorme cappello rosso. Teoricamente, ma le autrici non riescono tutt’ora ad avere un’idea definitiva, doveva essere Alucard.
Padre Andersen si chiuse sbattendo la porta, e la cronaca non può continuare su di lui perché le telecamere erano completamente otturate dalla polvere, e Alexander non è stato così cortese da pulirle.
Ma torniamo agli altri che stavano ancora riuniti nel salone dove le telecamere erano pulite e profumate.
«Cavolo … è arrivato l’Iscariota» commentò Walter, incapace di dire altro
«Mamma mia, Mastah, maremma toscana, per mille cavolibroccoli e trecentocinquantasette cavoli-rapa, streghetta, ammappata, abbanana, Mastaaah, per mille sogliole e siamesi, cavoletti di Bruxelles, quanto è brutto!» intervenne Seras, portandosi una mano su dove doveva esserci il cuore come se potesse fermarsi da un momento all’altro. Peccato che il suo adorabile cuoricino fosse già fermo.
«Wow» commentò Alucard
«Porta più punti, e più punti vuol dire vittoria. E poi abbiamo recuperato piuttosto bene» concluse il Master, accendendosi soddisfatta un sigaro.
Tutti i conigli squittirono all’unisono. Fra l’altro, aveva appena fatto la sua comparsa … il coniglio di Padre Andersen. Ovviamente lo aveva ricevuto anche lui perché, essendo pure lui un concorrente come gli altri aveva avuto l’onore … l’onere di possedere un dolce, piccolo lagomorfo.
In realtà il dolce e piccolo lagomorfo faceva concorrenza in quanto a stazza a Piscio, era estremamente massiccio e digrignava spesso i denti, quasi fosse un riflesso involontario. Il suo pelo era lucido, biondo chiaro striato di rosa, abbastanza corto da risultare quasi ispido. Si fissava in giro con sospetto, mentre avanzava con un incedere tutto particolare, quasi da ladro, mentre con le zampe stranamente spesse e grosse impattava sul terreno. Ma era a suo modo tenero, dopotutto era pur sempre un conigliet … un coniglio. Era sprovvisto di cicatrice, che non aveva in comune con il suo “padroncino” come Orbo, e tutto sommato non era poi così male.
La cosa che aveva in comune con Andersen, lo capirono poco dopo, era la miopia. Quando Seras fece un passo verso di lui per acchiapparlo e portarlo in salvo con gli altri, partì a tutta velocità verso il corridoio e, anziché imboccarlo, andò a sbattere con decisione contro la parete rimbalzando di poco indietro e barcollando.
Walter lo afferrò e si rese conto di non saper che farne.
«Che si fa?» chiese, mentre teneva il muso del coniglio in basso. Per sicurezza, magari era feroce come Piscio. Per sicurezza maggiore, lo allontanò di poco da sé. Sperava che non fosse proprio come Piscio.
«Lo porti a Padre Andersen» rispose tranquilla Integra, congedandolo con un gesto eloquente della mano
«Si, signora» Walter chinò la testa e si diresse verso la camera … verso il corridoio per il cortile interno. D’ora in poi avrebbe fatto tanta, tanta attenzione andando da quella parte. Camminò con il coniglio piuttosto grosso che si divincolava.
Ecco, ci eravamo quasi … la sua mano si fermò a qualche millimetro dalla superficie liscia della porta. Aveva sentito dire che i preti erano pedofili, e diciamo che fisicamente non era esattamente un adulto, adesso.
Forza e coraggio, Walter. Consegna il coniglio e fuggi come un fulmine. No, come un coniglio” si disse, mentre bussava battendo ripetutamente.
La porta, cigolando rumorosamente si aprì. Illuminato da dietro, come un’enorme ombra nera, apparve l’agente della sezione tredici, il temibile Padre Alexander Andersen. I suoi occhi e la croce mandavano bagliori sinistri.
«Scusa …» Walter dovette richiamare la sua attenzione. Stava iniziando a stufarlo questa storia dell’essere basso «Hai … hai dimenticato il tuo coniglio»
«Ehi, ciao» fece il prete, amichevole, prendendo in braccio il coniglio «E tu chi sei, piccolo?»
Questo era davvero troppo … “piccolo”? Va bene che lui era un gigante, ma lui non era poi così basso. E poi proprio lui … insomma il tutto lo rendeva nervoso. Si ricordò che Andersen non sapeva della sua capacità di “regredire”.
«Ti … ti basti sapere che sono un maggiordomo che deve servirvi» disse, mentre faceva qualche passo all’indietro
«Non sei un pò troppo giovane?» fece il prete, mentre gli occhiali mandavano un curioso bagliore «Trovo meschino che usino un bambino perché ci serva … è colpa delle autrici? O quelli dell’Hellsing ne stanno combinando un’altra delle loro?» ringhiò. Walter era letteralmente sparito nel nulla.
Andersen alzò le spalle mentre rientrava, portandosi dentro il coniglio «Andiamo, Baionetta, non appena usciamo di qui li ucciderò. Li ucciderò sicuramente. Usare un bambino, così puro e tenero, per simili atti… sempre uguali questi eretici…». La porta si chiuse con un suono estremamente ehm … sonoro.
Nel frattempo, lasciando a Padre Andersen il tempo di riordinarsi la stanza e le idee gli Hellsing si erano divisi: una squadra, formata dai vampiri di casa, andò a dormire, l’altra andò al cortile interno a coltivare. Come al solito, Integra stette a “supervisionare” mentre Walter si spaccava la schiena. E non perdeva occasione di sogghignare quando il maggiordomo si raddrizzava e si poteva notare l’altezza superiore degli attrezzi agricoli. Diciamo soltanto che, per crudeltà delle autrici, era stata fornita alla casa soltanto attrezzi di dimensioni enormi, pensati per far faticare, ma ogni scusa era buona per far risultare Walter più basso.
Nel frattempo, i Kuroshitsujiani avevano ben pensato di andarsi a fare una doccia, viste le facce fumanti che si ritrovavano, anziché dedicarsi nel primo pomeriggio alle attività contadine in terrazza.
Mentre andava a farsi una doccia, Sebastian controllò l’orologio e scandì, con voce serena e chiara
«Sono le quindici e quindici».


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