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giovedì 12 novembre 2015

Capitolo 22 - La quinta prova - pubblicità

Cap. 22
La sesta prova: pubblicità

Era la mattina del sesto giorno e i conigli erano stati i primi a svegliarsi. Quelli di casa Hellsing grattavano impazienti da dentro l’armadio di Integra, quelli di casa Phantomhive aprirono gli occhi e annusarono l’aria proprio di fronte ai piedi di Sebastian, che aveva fatto loro la guardia vegliando per tutta la notte. Il vantaggio di essere demoni, giusto?
Per nessuno ci fu il tempo di fare colazione: gli altoparlanti diffusero la lugubre musichetta dello squalo sparata a tutto volume che rimbalzò fra le pareti della casa come spari di mitragliatrice amplificati, gli acuti dei violini che si innalzavano come urli di panico.
Ciel Phantomhive, terrorizzato nell’udire una cosa del genere mentre era ancora nel dormi-veglia, bagnò il letto di pipì e Sebastian non riuscì a sostituire immediatamente le lenzuola, visto che tutto il resto del corredo dei Phantomhive era stato stracciato e distrutto da quel mostro di Alucard.
«Sebastian!» Gridò il giovane conte, mettendosi seduto a gambe larghe nel mezzo del letto aggiustato alla meno peggio «Me la sono fatta addosso, adesso come puoi dirmi che non puoi fare niente?»
«Credevo di essere stato chiaro, Bocchan» spiegò il maggiordomo, assolutamente mortificato dalla propria incapacità di aiutare il padrone «Non abbiamo modo di sostituire quei vestiti, dovremo accontentarci … dopo colazione ti farò un bagno»
«Che schifo, Sebastian, c’è una pozza gialla! Bleah! E cosa è questa musica orribile?»
«Credo che sia l’adunata che ci chiama alla sesta prova, Bocchan».
Così com’erano, tutti spettinati ed in pigiama, e nel caso di Ciel anche un pochino puzzolenti, si dovettero ritrovare nella grande sala centrale, dove l’altoparlante non la smetteva di mandare a tutto volume quella musichetta agghiacciante, assordando i presenti.
Integra gridò
«Ma si può sapere perché non la finisce?».
Per un istante parve che la musica si stoppasse e la voce della conduttrice parlò chiaramente, con una sfumatura divertita in modo palese
«La musica non finirà finché tutti quanti non saranno radunati nella sala comune» e detto questo la melodia ritornò, più assordante di prima.
Tutti si guardarono intorno alla ricerca degli assenti: Sebastian, Ciel, Lizzie, Finny, Bard, Meirin, Tanaka-san, Integra, Alucard, Seras … Walter, dove diavolo era il maggiordomo degli Hellsing?
Integra diede un colpo dietro alla testa di Alucard, ma in maniera quasi amichevole, non studiata per fare male
«Forza vampiro» disse «Vai a svegliare quello stupido pelandrone prima che diventiamo tutti sordi!»
«Certo, my master!» gridò Alucard, per superare il volume assurdo della musica, poi schizzò su per le scale.
Walter aveva sentito quella melodia inquietante, ma era troppo stanco per alzarsi: si era tirato le coperte sopra la testa, aveva chiuso gli occhi e aveva ricominciato a dormire. Si sentiva dolorante, la spina dorsale a pezzi e i muscoli delle gambe tesi. Le braccia, poi, erano pesanti come macigni: il poveretto aveva zappato per tutto il giorno, da solo, l’intero cortile interno.
Il lato positivo era che, se fosse sopravvissuto, si sarebbe fatto il fisico di un body builder. Il lato negativo era che non riusciva né voleva svegliarsi. Peggio che andar di notte, poi, il fatto che Alucard avesse appena spalancato la porta della stanza e gridato
«Alzati e splendi, Chiccolino di Ribes, oggi è un nuovo giorno!».
Walter mugugnò qualcosa da sotto le coperte. Alucard gli si avvicinò
«Cosa hai detto?»
«Vai via!»
«Ma Integra ha detto …»
«Tu fai sempre tutto quello che dice Integra?»
«Si» disse seccamente il vampiro
«Bene, è ora che inizi a pensare con la tua testa»
«No»
«Vai via»
«No»
«Lasciami dormire» Walter si chiuse il cuscino a fagotto sopra la testa
«Chiccolino di ribes …» Alucard afferrò il cuscino e glielo strappò via dalla testa senza nessuna difficoltà, forte com’era «Ehi, se non ti svegli rischiamo di diventare tutti sordi»
«Perché?» Walter girò un poco la testa verso il vampiro, ancora assonnato «Cosa c’entro io?»
«La musica continuerà finché non saremo tutti giù nella sala grande, cioè fino a quando non ti sveglierai»
«Beh, almeno potevi svegliarmi un pò più gentilmente!» Walter sbadigliò e si avvolse di nuovo completamente nel lenzuolo, nascondendo la testa.
«Walter …».
Il maggiordomo sentì uno strano calore colorargli le guance. La voce che aveva udito non somigliava a quella, profonda e oscura, che Alucard aveva di solito … era una voce femminile, giovane, fresca, suadente.
«Walter …».
Cavolo, una voce come quella poteva appartenere ad una persona sola … ok, forse, per evitare alcuni piccoli fraintendimenti, è meglio se facciamo chiarezza. Alucard non è fatto della stessa stoffa degli altri vampiri, possiede più malleabilità persino di un Nosferatu e un pipistrello, la nebbia, o un lupo, non sono le sue forme esclusive. Lui stesso aveva già accennato, precedentemente, ad alcune sue, ehm, “personalità”. Possiamo anche chiamarle le sue Forme. Bene, si dava il caso che all’inizio della carriera nell’Hellsing, Walter lavorasse già con Alucard e quest’ultimo aveva assunto una Forma molto particolare: quella di una ragazzina. Girlycard, per i fans, ma rimaneva sempre e comunque Alucard.
Walter tirò fuori la testa dalle coperte
«Eh?» chiese e si ritrovò faccia a faccia con la creatura più affascinante che avesse mai visto.
Alucard era alto adesso persino meno di Walter, tutto vestito di bianco. Ed era quasi inequivocabilmente femmina, con quel volto dolce, e due grandi occhioni rossi dalle lunghe ciglia nere. I capelli, nonostante Integra avesse detto la sua a tal proposito, erano diventati lisci e scendevano come una cascata di inchiostro lungo la schiena della ragazzina, che si era coricata accanto a Walter nel suo lettino singolo, schiacciandosi contro di lui.
«Pensi che questo sia un risveglio abbastanza gentile?» Domandò Alucard, con quella sua nuova voce addolcita, poi rise argentinamente «Sembra che tu ti sia svegliato abbastanza, visto come hai gli occhi sgranati. Puoi raggiungerci giù, Walter? Per favore».
Il maggiordomo, rosso come un peperoncino di cayenna maturato al sol della Sicilia, scese dall’altra parte del letto per non toccare il corpo della vampiretta
«Alucard, tu sei l’essere più subdolo, bastardo …»
«Si lo so, lo so» la ragazzina scese dal letto «Che tu abbia mai visto. Me l’avrai detto un centinaio di migliaio di volte».
Una specie di aura oscura la circondò e il suo corpo mutò entro di essa, riacquistando la forma e le dimensioni dell’Alucard che tutti noi siamo abituati a conoscere
«Andiamo, Chiccolino, ci aspetta una nuova, entusiasmante prova!»
«Non vedo l’ora» borbottò Walter, poi seguì il suo compagno di disavventure strascicando mestamente i piedi.
«Bene» Disse la voce della conduttrice dagli altoparlanti «Adesso che siamo tutti qui smetterò di torturare le vostre coscienze con la musichetta (che io trovo piuttosto carina …) dello Squalo. Procedo subito con lo spiegarvi dell’imminente prova … bene, ognuno di voi, precisamente ognuno di voi senza esclusioni di sorta …»
«Anche Tanaka-san?» domandò Meirin, incredula
«Si, anche Tanaka-san, ovviamente. Dicevo, ad ogni elemento delle due fazioni verrà attribuito un prodotto. Questo dovrà essere pubblicizzato in un lasso di tempo stabilito e piuttosto subdolo, ovvero dovete creare una pubblicità decente in due minuti. Ne avrete due a testa, non un secondo di più, e la fine del tempo per la pubblicizzazione del prodotto verrà scandita dal nostro gong …»
«Come nella “Prova del Cuoco”?» chiese Bard, grattandosi la testa come se avesse le pulci
«Esatto, Bard. Dimenticavo che se qualcuno non sa come continuare basta che dica “ho finito”. Dato il loro enorme vantaggio (due punti) cominceranno la prova i Kuroshitsujiani. Ah, quasi dimenticavo! Gli elementi verranno condotti in una stanza apposita dove gli verrà consegnato il prodotto, che può essere qualsiasi cosa, e noi le vedremo comodamente da qui grazie al televisore al plasma. Il primo richiesto è …» rullo di tamburi … «Finnian!»
Finnian si alzò incredulo, felicemente incredulo, tra gli applausi di Tanaka, Bard e Meirin e fu scortato da un tizio vestito da agente dell’FBI verso una porta nascosta che nessuno aveva mai visto, perché era nascosta. NDR. “Ma va …”.
Da un sacco di Tizi Vestiti da Agenti dell’FBI vennero trasportate delle sedie, di cui Ciel si lagnò a lungo, che furono posizionate davanti a un televisore ultimo modello, ultrapiatto, e i concorrenti furono dotati di occhialini 3D. Figo, no?
Pochi secondi dopo si vide uno spaesato Finnian nel televisore che si guardava intorno, un pò nervoso
«Quando si comincia?»
«Sei in onda» disse una voce mostruosa, probabilmente camuffata da uno di quei microfoni speciali da L di “Death Note”
«Oh! Salve a tutti gente!» salutò sorridendo la telecamera «Stanchi dei … uhm … vecchi … ehm …» si perse qualche secondo prezioso a grattarsi la testa molleggiando, poi riprese raggiante, pieno di coraggio e buone idee «Stanchi delle vecchie sementi, che non fanno germinare nulla? Stanchi delle varietà teoricamente tropicali, che sono a prezzi esorbitanti, quando potresti trovarne a prezzi di molto ridotti dappertutto? E, soprattutto stanchi delle varietà di frutta e verdura, che sono sempre le stesse?» per dare più effetto, fece un enorme sbadiglio, poi sorrise radioso, agitando un indice con aria divertitamente saccente  «Bhè, dai fratelli Ingegnoli, potete trovare di tutto, ma non perdete l’occasione …» sventolò davanti alla telecamera una bustina plasticata «di poter coltivare il rarissimo cavolo-rapa nella sua versione più stramba, seppure dal sapore più delizioso, la sua varietà di un curioso colore viola! Non perdete l’occasione, perchè sarebbe un grave sbaglio!» fece il segno del pollice alzato contemporaneamente a un occhiolino da esperto, piegandosi verso la telecamera. Poi si allontanò dalla telecamera e rivolto al cielo strillò «Ho finito!». La televisione si spense all’improvviso. In realtà avevano solo coperto la telecamera con un panno, dall’altra parte.
Meirin era entusiasta della pubblicità offerta dal giardiniere, Bard fumava a metà fra l’indifferente e il non-so-cosa, Ciel continuava a lagnarsi che voleva il suo meraviglioso trono, e Sebastian tentava invano di calmarlo. Dall’altro lato erano tutti impassibili, a parte Seras che batteva entusiasticamente le mani.
«Il secondo …» annunciò l’altoparlante, accompagnata dal rullo di tamburi «È Bard!»
Finnian uscì dalla porta sorridendo, convinto, mentre Bard si alzava e andava. Si scambiarono un cinque che scaraventò il disastroso cuoco dall’altra parte della stanza. Finny corse preoccupato verso di lui, poi nel tentativo di aiutarlo ad alzarsi lo scaraventò oltre la Porta Misteriosa. Almeno aveva fatto qualcosa di buono.
Pochi secondi dopo la televisione mostrò nuovamente un qualcosa di concreto oltre il nero.
Comparve il cuoco che, convinto, teneva alta una padella. Le sue guance si riempirono di un rosso acceso, quasi peggio di quello di un peperoncino piccante di cayenna maturato al sol della Sicilia, e iniziò il suo discorso. Quello che arrivò ai nostri concorrenti, che fissarono lo schermo con gli occhi sgranati era un «Bfu … af … mnhe … fhuygth … asdf ... Aids …» e qualcuno giurò di aver sentito anche cose “Handicap” e “Parkinson”, seppure io non faccia nomi. Continuando a blaterare parole simili e irripetibili per la loro complessità incomprensibile, continuò così fino allo scadere dei due minuti. In realtà Bard non era un tipo che aveva soffriva di paura da palcoscenico, ma non sapeva precisamente che dire e senza accorgersene mormorava il suo monologo a bassa voce. E il risultato erano gloglotti da tacchino e versi simili a quelli di Chtulhu (per quelli che non lo conoscono, prego leggere Lovecraft).
Il gong risuonò assordante e fu per tutti quasi un sollievo. Era una pena vedere lì uno con una sigaretta che si guardava i piedi e con una padella in mano borbottare tutti i morbi e le malattie possibili.
«Allora» disse spavaldo agli altri servitori quando tornò al suo posto «Com’è andata?»
«Bravo, Bard» lo lodarono i due, poco convinti.     
«Ma ci diceva che eravamo scemi, Mastah?» chiese Seras, dall’altro lato, inclinando la testa al pari di un rapace notturno
«No, ci stava solo dicendo tutti i morbi che ha al cervello» commentò Walter, con un sorrisetto malandrino
«E adesso è il turno …» annunciò la commentatrice « … oh mio Dio, leviamoci il pensiero … Tanaka-san!»
Alla televisione si vide apparire l’ometto che a passetti lenti e flemmatici si posizionò al cento della visuale della telecamera.
Si sedette sul terreno nella posizione del loto e cominciò imperturbabile, agitando un qualcosa, probabilmente, un abito racchiuso in una busta trasparente a dire una lunga fila di «Oh, oh, oh» ricchi di tono e inflessioni. Insomma, immaginatevi un monologo di uno che pubblicizza un sacco di prodotti che sa parlare, e immaginatevi come gesticola. Ora metteteci al suo posto Tanaka-san, ma fatelo ancora parlare. Alla fine sostituite tutte le parole con «Oh», ma mantenete la stesso tono. E fatevi venire tutti i tic possibili ascoltandolo, tanto non capirete niente.
Allo scadere dei due minuti, suonò il gong e Tanaka-san tornò nella sala.
«Bene … è adesso il turno di Elizabeth Esthel Midd … ok, Lizzie, tocca a te!».
La ragazza mise un paio di fiocchetti sul petto del Tizio Vestito come un Agente dell’FBI e lo seguì nel luogo dove si sarebbero dovute svolgere le pubblicità.
Guardando alla televisione si vedeva lei di spalle. Forse non aveva ben capito dove si trovasse la telecamera …
«Kawai, kawai, kawai … no, per niente, non è per niente kawai» all’improvviso, con uno strillo, la ragazza si girò in un molleggiamento generale di codine «Questo coso» disse, sollevando un aspirapolvere «Non è per niente kawai, infatti è brutto, nero, con le rifiniture tutte verdi e sembra vomitato. A me mi fa schifo, perché non è per niente carino. A me piacciono solo le cose carine, come Ciel! Ciel, ciao, mi stai guardando da casa? Guardami, guardami, guardami, sono in televisione! Kawai, il mio fidanzato è Kawai! Questo aspirapolvere è brutto bruttissimo! Tutto scuro come una tomba infangata sulla quale si è seduto Sebastian il maggiordomo morticino, che però può diventare kawai se io lo vesto come si deve!».
Blaterò cose simili per tutto il tempo, finché, allo scadere dei due minuti, non dovettero trascinarla via.
«Sapete» Commentò Alucard, accarezzandosi il mento fra due dita «Mi è venuta una certa voglia di comprare quell’aspirapolvere»
«Davvero, Mastah? Tu sei strano» scosse la testa la Police Girl «Il mio Mastah è fuso»
Alucard gli scoccò un’occhiataccia, mentre la voce annunciava
«Bene, per rimediare all’orrore di Lizzie, facciamo venire in scena il nostro …»
«Brutto!» urlò tutta la fazione Hellsing
« … caro Sebastian. Va bene, so che è un pò brutto, ma, ragazzi, “il nostro brutto Sebastian” ci sta malissimo. Procedi».
Sebastian si alzò senza minimamente aspettare il Tizio Vestito da Agente dell’Fbi che lo scortasse e con un passo felino che avrebbe fatto mangiucchiare le dita ad un sacco di playboy superficiali, sparì dietro la porta. Poco dopo riapparve dietro lo schermo, con tutti in attesa.
«Come tutti ben sapete» iniziò, con tono esperto, proseguendo con tutto il rapporto di calorie che ogni cibo comporta «E ciò è terribile perché, nonostante tutto ciò che potremo prendere per dimagrire, ciò non accadrebbe. Le alternative sarebbero due. La prima è davvero triste: chi mai vorrebbe separarsi dalle bontà degli chef odierni? Chi mai vorrebbe smettere di mangiare per una stupida dieta cose del genere?» dal nulla tirò fuori un tacchino arrosto con tanto di contorno, ben speziato e con quell’involucro dorato e croccante, quel profumino che agli spettatori parve quasi di poter sentire, così buono, così invitante … in pratica tutti, sia Hellsing che Kuroshitsujiani, si ritrovarono a sbavare. Fra l’altro, da dove aveva tirato fuori un tacchino arrosto durante questo tremendo periodo di carestia?
«Ebbene? Volete davvero privarvi di tutto ciò?» dall’altra parte tutti scossero la testa con convinzione «Bhè» Sebastian sorrise dolcemente, riponendo nel nulla dal quale aveva tirato fuori il tacchino, poi prese a parlare con passione smisurata, velocemente «Allora vi consiglio di prendere il prodotto che vi farà dimagrire senza trattamenti, pesanti allenamenti, diete e pillole dall’orrendo sapore e del tutto inefficaci, o al massimo che potrebbero aiutarvi ma per la data quattromila! Ebbene, la soluzione a tutti i vostri problemi è questo …» con un gesto così veloce che nessuno riuscì a vederlo, tirò fuori dal suo amico Nulla  una scatolina con impresse in bordeaux la parola a caratteri cubitali “Kilocal” «Kilocal, da utilizzare dopo ogni pasto, provvederà egli stesso a farvi riguadagnare il vostro peso-forma e sarà facile, sicuro, per niente estenuante, e dal sapore ottimo» si drizzò in tutta la sua statura «Non ci vuole nulla, con questo prodotto, per raggiungere il vostro peso-forma perfetto senza alcuna fatica da parte vostra, ed io lo so bene. Basterà ingerire il prodotto e … i risultati saranno favolosi!» continuò così per molto tempo, declamando tutti i pro del prodotto ma senza neanche accennare ai contro, raccontò la storia del dimagrante senza esitazioni come se lo conoscesse da sempre, come se lui non fosse anoressico per fatti suoi e usasse realmente “Kilocal”.
Quando suonò il gong, tornò elegantemente a posto lanciando dignitosamente la scatola a un Tizio Vestito da Agente dell’FBI che lo afferrò al volo senza fiatare.
Tornato a posto, Ciel gli tirò una fuffola (schiaffo cruento, uh) e lo rimbrottò perché non aveva portato il tacchino a loro.
«Servirebbe a Padre Alexandah Andersen» commentò Seras pensosa, non potendo assolutamente fare a meno di dondolare facendo quello che le aveva procurato il soprannome di Agente-Budino.
Walter annuì, con aria leggermente da “sono-perso-nei-miei-pensieri”, fissando in un punto a metà fra il televisore e il soffitto.
Alucard sghignazzò e Integra rimase completamente impassibile.
La conduttrice chiamò (rullo di tamburi, «Oooohhh!») il Bocchan.
Questo si alzò con il suo bastone da passeggio a chiocciola e andò dignitosamente verso la porta, scortato da Sebastian e da uno degli addetti, perché mi scoccio a chiamarlo con quel nome astronomico.
Poi entrò e entrambi gli accompagnatori dovettero aspettarlo fuori.
Alla TV, tutti gli altri videro apparire i capelli e le spalle di Ciel che strillava «Ci deve essere stato un errore!»
«Nessun errore» lo rimbeccò la voce di mostro
«Ma io non posso pubblicizzare una cosa simile!»
«Siamo in ondaaa!» canticchiò la voce mostruosa, con un effetto terrificante.
Ciel si girò verso la telecamera e si schiarì la voce. Ficcò praticamente un occhio nell’apparecchiatura, perché fu solo questo che videro i nostri ragazzi della casa del grande macello.
«Io sono Ciel Phantomhive! Conte al servizio di Lei, l’imponente Regina! Io vengo chiamato il Cane da guardia della Regina, collaboro con Lau, che è un cinese spacciatore di oppio e conosco lo sghignazzoso Undertaker, impresario di pompe funebri in realtà Shinigami. Il mio maggiordomo fa un’invidia matta a tutte le fan girl perché è bello, snello, gentile, forte, servizievole e sa fare i lavoretti di casa e si chiama anche Sebastian Michaelis. Ebbene, io vi ordino di comprare questo coso!» e spinse con tutte le sue forze davanti alla telecamera un pacchetto già deformato da lui che, a causa dell’assenza di luce creata dall’otturamento dell’obbiettivo, nessuno vide cos’era. Poi rificcò l’occhio nella telecamera «Fatelo è un ordine. Altrimenti morite» poi si staccò finalmente dall’obiettivo strillando «Ehi, ho finitooo!»
Così riportarono anche il disastroso Bocchan nella sala
«E adesso … Meirin» annunciò la voce, senza rullo di tamburi perché i Tizi Vestiti da Agenti dell’FBI avevano deciso che si erano stancati le braccia.
«Ma che cacchio! E io che dovrei dire che sto tutto il giorno a scrivere queste benedettissime siano lodate disavventure da matti?! E a riprendere tutto, annotare, dirigere! Fate subito il rullo di tamburi, maledetti! O vi licenzio e non lo troverete mai un lavoro migliore! Ecchecavolo!» tuonò la voce della conduttrice, arrabbiata.
I Tizi Vestiti da Agenti dell’FBI non osarono controbattere e fecero subito ciò che gli era stato appena ordinato, spaventati seppure si suppone avessero una paralisi facciale più avanzata di quella di Alucard. Il risultato era disastroso: non erano in grado di creare alcun tipo di espressione, avevano praticamente la faccia paralizzata.
Meirin fuggì arrossendo verso la porta, seppure fosse timorosa. E se non fosse stata all’altezza …?
Circa sei secondi e ventiquattro millisecondi dopo (eh, sono un genio) sullo schermo apparve Meirin con un fucile in mano.
Ne iniziò a elogiare tutto, dalle caratteristiche esteriori fino ai materiali di cui era costituito. Nel frattempo, mentre parlava risoluta, accarezzava dolcemente il fucile.
«Sono sicuro» sbuffò Walter «Di riuscire a fare un’arma tremila miliardi di volte migliore»
«Non ne dubito» sogghignò Alucard, anzi, errore mio, non sogghignò, ma non è mica facile con la sua paralisi facciale capire che caspio sta pensando. Mise una manona (in proporzione) fra i capelli neri del maggiordomo, che non replicò ma continuò a guardare lo schermo con espressione strafottente del tipo “Ehi, guarda che io lo so fare molto meglio!”.
Il fatto è, che, perdendosi in smancerie verso il fucile, Meirin si dimenticò di dire che fucile era, da dove veniva, come comprarlo, e tutte le cose che si raccomandano di dire nelle pubblicità. Semplicemente rimase lì ferma a contemplare l’arma e sussurrare mielosamente tutte le sue caratteristiche più belle e non solo quelle più spiccate, ma anche quelle nascoste. Insomma elogiò il fucile che gli era stato fornito e al suono del gong se ne tornò gongolante, hihihi, a posto.
Alucard deglutì
«Ma che arma era?» domandò
«Un vecchio modello» rispose Walter «Robaccia, cose del periodo napoleonico, immagino …».
La voce della conduttrice tuonò nuovamente dagli apparecchi
«Bene, ultimate le prove dei Phantomhive, è giunta l’ora degli Hellsing»
«Bene» borbottò Walter
«Il primo candidato è … » rullo di tamburi, piuttosto spiccato, perché gli addetti non desideravano granché perdere il lavoro « … Seras Victoria»
«Io, Mastah?» la Police Girl si indicò con aria smarrita, poi saltellò verso la sala della pubblicità.
Lei comparve sul grande schermo solo dopo quattro o cinque minuti, proprio nel momento in cui Alucard, impaziente, stava per sparare alla televisione al plasma. Era vestita … ok, non era molto vestita, diciamo che era in costume da bagno, un bikini striminzito giallo banana a righe viola. Era una cosa impossibile da vedersi, quel costume, ed era più che sicuro che ci sarebbero volute grandissime doti per vendere ad un pubblico da casa una roba del genere.
Ok, direte voi, Seras dove le ha queste grandissime doti? La risposta è piuttosto semplice.
«Eccomi a voi!» disse, spalancando le braccia.
Nella sala grande, Bard aveva un rivolo di bava che correva fino a metà petto e non accennava ad arrestarsi, minacciando di arrivare fino ai piedi. Finnian si era messo a quattro zampe per terra ed ululava supplicante cose che non posso ripetere … semplicemente perché erano del tutto incomprensibili. Tanaka-san aveva avuto un collasso improvviso e giaceva a gambe all’aria ripetendo «Oh-oh-oh» ritmicamente, come il verso di un animale ferito. Walter aveva spalancato la bocca e l’improvviso aumento della pressione sanguigna, troppo brusco, gli aveva causato una leggerissima perdita di sangue dai sensibili capillari del naso.
Di tutti i maschi, solo Alucard sembrava realmente interessato all’intento pubblicitario dell’apparizione
«Ah, non riuscirebbe a convincere nessuno» commentò, indicando il due pezzi striminzito, di pessimo taglio, e giallo-viola che portava addosso la Police Girl
«Non dirmi che stai veramente guardando il costume?» chiese Walter, asciugandosi il rivolo di sangue con il dorso della mano
«Questa è una pubblicità» replicò stizzito Alucard «Cosa diavolo dovrei guardare?» poi, all’improvviso, girò la testa verso il maggiordomo «Ho appena trovato cosa guardare» sussurrò, estasiato
«Cosa?» Walter saltò sulla sedia «Eh no, però, guardati Seras, non me …»
«Ho molto più interesse verso ciò che mi accade accanto che non verso ciò che accade su quello stupido schermo al plasma» continuò Alucard, imperterrito
«Tu sei un gay di prima categoria!» ruggì Walter, facendo voltare verso di lui tutte le ragazze, mentre i ragazzi erano troppo impegnati a controllare il flusso di bava
«G … gay?» Alucard ridacchiò «Non potevi trovare aggettivo infamante meno adeguato per un uomo come me …»
«Stai indietro!».
Alucard tirò fuori una lingua che avrebbe fatto invidia ad un erbivoro, niente affatto umana, con la punta affilata, come quella dei rettili. Walter si sentì paralizzato quando le enormi mani del vampiro lo afferrarono per le spalle e all’improvviso un senso di nausea lo assalì, insieme a un certo sollievo, quando Alucard iniziò a leccare il sangue che gli scendeva dal naso. Ah, ecco che cosa gli era preso …
«E così» concluse Seras, alzando un pollice «Vi dovete comprare questo computer … ehm, voglio dire, questo costume, Mastah!».
Proprio in quel momento suonò il gong. Sebbene i ragazzi sbavanti attendessero con ansia che Seras tornasse con il costume, cinque minuti dopo la police Girl era rientrata con la sua classica divisa. Si avvicinò ad Alucard, che nel frattempo aveva smesso di leccare la faccia di Walter
«Come sono andata, Mastah?»
«Malissimo … per la tua esibizione, immagino, ci toglieranno dei punti» commentò rabbuiato il vampiro capo
«Rilassati» lo consolò Integra «Immagino che per un’altra esibizione del genere, i maschietti della fazione nemica sarebbero persino disposti a cederci punti»
«Oh … sarebbe fantastico».
La voce della conduttrice si rianimò e uscì vigorosa dagli altoparlanti, divertita
«E dopo l’esemplare prova di Seras Victoria, è giunto il momento di Walter C. Dorneaz».
Il maggiordomo si alzò dignitoso e fu scortato dall’addetto nella sala della pubblicità. Dopo una trentina di secondi, lo schermo al plasma si accese e comparve il maggiordomo, ben sistemato con petto in fuori e pancia in dentro
«Signore e signori» disse «Ecco a voi il prodotto che rivoluzionerà la vostra vita: la serie perfetta dei coltelli Miracle Blade. Ma signore e signori, direte, abbiamo già udito questo nome! Infatti, questi splendidi coltelli …» e mentre parlava tirava fuori da uno splendido ceppo in legno dei grossi arnesi fatti per affettare che sarebbero stati perfettamente in mano ad uno psicopatico, magari ad Alucard « … Hanno una fama a dir poco internazionale e numerosi atti dimostrativi sono stati effettuati su di essi. Poiché il tempo stringe, vi farò semplicemente osservare la perfezione della loro lama».
All’improvviso tirò fuori un grosso melone giallo con la buccia rugosa da sotto il bancone. Dopo averlo rigirato per farlo vedere meglio al pubblico, lo lanciò in aria e nel mentre lo affettò con il coltellaccio, andando così veloce che il suo braccio quasi non si vedeva. Avete presente come fanno i samurai nei cartoni animati, che passano velocissimi con la spada, il nemico ride e sembra illeso ma all’improvviso si spacca in due pezzi? Accadde qualcosa di molto simile: il melone ricadde pesantemente sul ripiano del bancone e fu lì che si spaccò in tanti piccoli pezzettini.
Walter fece un inchino e poi mormorò
«Ho finito e grazie della gentile attenzione».
Alucard si protese verso lo schermo al plasma, allungando le dita come gli artigli di un predatore sul povero animaletto indifeso
«Voglio quei coltelli!» esclamò, quasi in un singhiozzo
«Tu vuoi tutto quello che vedi alla Tv» commentò Integra, aspramente
«Sul serio» mormorò Sebastian, pensando di non essere udito, ma dimenticandosi della presenza di orecchie non umane all’interno della stanza «Mi farebbero comodo questi Miracle Blade».
Walter arrivò trionfante, pensando di aver fatto un’ottima esibizione, e chi poteva dargli torto? Di certo non aveva eguagliato Sebastian, ma, per essere solo un umano, aveva fatto il massimo.
La voce degli altoparlanti chiamò il concorrente seguente
«Tocca a te, Integra Farburke Wingates Hellsing, figlia di Arthur e bla bla bla … forza Master!».
Integra si alzò e prese a braccetto l’addetto, il quale sembrava sconcertato da quel gesto. Fu lei ad accompagnare lui nella saletta della pubblicità, non viceversa.
Quando Integra comparve dall’altra parte, sembrava radiosa. La sua espressione, invece che seria, o malvagia, sembrava terribilmente distesa e felice, la tipica faccia che si fa quando si è in vacanza e senza nessun pensiero di sorta. Alucard si riappiccicò allo schermo, abbracciandolo, tanto che dovettero tirarlo via tutti insieme, prendendolo per braccia e gambe
«Se Integra fa quella faccia» disse, una volta che l’ebbero schiaffato di nuovo contro la sedia «Compro tutto quello che vuole, proprio tutto … »
«Attento» lo ammonì Walter, assumendo la sua miglior faccia malandrina «Non sappiamo neanche di che cosa si tratta, potrebbero anche essere mutande a cuoricini da quanto ne sappiamo …».
Alucard scosse la testa, convinto della sua personale teoria secondo cui mutande a cuoricini non avrebbero potuto fare felice il suo Master. E, beh, aveva ragione.
«Sigari cubani Azzer» Disse semplicemente Lady Hellsing, accendendosi sorridente un grosso sigaro bruno tirato fuori da una lussuosa scatoletta dorata «Ecco cosa ci serve per una bella pausa …».
E detto questo cominciò a fumare. Sembrava una di quelle pubblicità dei profumi dove si dicono si e no due parole, ma hanno in mezzo un mucchio di suggestione. Per qualche strano motivo, la luce che filtrava dalla finestra dietro di lei era diventata dorata e il fumo che saliva dal sigaro assumeva forme diverse e ipnotiche, tante figure in cui sembrava di poter scorgere di tutto.
Alucard era affascinato
«Il Master è come Gandalf» disse «Dalle del fumo e ti disegna anche la Gioconda, solo che la vedrai camminare, cantare e ballare …».
Quando il tempo finì, Integra tornò a sedersi al suo posto accanto ad Alucard e il vampiro fu terribilmente deluso nel vedere che la faccia del suo Master era tornata la stessa di sempre, seria con quella leggera sfumatura truce, e senza traccia della felicità che aveva comunicato nello spot di poco prima. Il vampiro in rosso si alzò
«Va bene, va bene» disse «Non c’è bisogno che mi chiamiate, lo so da me: vado».
L’ultimo concorrente della prova. Quando la televisione si accese, Alucard aveva una faccia da pazzo, sadico, esaltato, che pensavano tutti stesse per pubblicizzare un farmaco contro le crisi di ira, o di follia, o non so, di personalità multipla. Vedere i suoi dentoni animaleschi in primo piano su un televisore al plasma non è proprio il sogno di ogni spettatore, ma soprassediamo …
«Ho due minuti di tempo per convincervi a comprare i dvd di Hellsing» Disse il vampiro, allontanandosi un poco dalla telecamera in modo che tutta la sua faccia si vedesse meglio e i dentoni non fossero troppo in primo piano «Pensate che io ci possa riuscire?» allargò le braccia «Io dico che vi basta sapere che si tratta di una serie entusiasmante, incalzante, ricca di colpi di scena, con la violenza realistica di una vera guerra, combattuta in una Londra devastata da un conflitto che ritorna nei secoli … azione, riflessione, scene magistralmente dirette, una colonna sonora di tutto rispetto e il miglior assortimento di tematiche che si sia mai visto in una manga. Vampiri, licantropi, nazisti, l’eterna lotta della cristianità contro l’eresia ed infine una bella digressione storica con tanto di esercito della Valacchia, e naturalmente ci sono anche io … no, non state sognando, questo cartone animato esiste. Hellsing» e d’improvviso lo schermo si oscurò del tutto.
Non erano ancora finiti i due minuti, ma per qualche strano motivo Alucard aveva scelto di … no, non aveva coperto la telecamera con il panno. All’improvviso dozzine e dozzine di occhi rossi comparvero nel buio, brulicando come formiche in un formicaio, sanguigni, alcuni con riflessi dorati, le pupille che si dilatavano e si restringevano … e in mezzo a tutto quell’ambaradan, comparve la testa di Alucard, senza occhiali e senza cappello, di nuovo con i dentoni in mostra.
Solo che adesso faceva davvero paura, ma quel terrore che gli dava il suo fascino oscuro, quello del vampiro … quando il gong, all’improvviso, suonò di nuovo, per la paura Ciel liberò gli ultimi, magri, residui della sua debole vescica.
Sebastian si imbarazzò al posto del suo padroncino, come ormai era normale vedere.
Alucard spuntò imbronciato e si sedette accanto a Integra, incrociando le braccia
«Uffi» borbottò «Mi hanno dato troppo poco tempo»
«Ah, mio servo, però … per gli appassionati del genere sarebbe un’ottima pubblicità».
La voce degli altoparlanti annunciò che si sarebbero dati i punti secondo alcuni criteri
«La pubblicità più originale guadagna un punto. Un punto per Bard e le sue “malattie letali”»
«Bravo Bard» lo lodò Sebastian «Come puoi vedere, anche questo genere di talenti sono lodati»
«Lo so!» il cuoco Bardroy si battè il petto «Sono un grande!»
«La pubblicità più scioccante guadagna un altro punto. Un punto a Seras e il suo costume giallognolo stinto con strisce violacee»
«Evvai, Mastah!» Seras balzò per un’altezza di due metri e riatterrò in braccio ad Alucard «Sei contento, eh, sei contento Mastah?»
«No»
«Ma Mastah …»
«Ok, si perché ci hai portato punti!»
«Evvai!».
La voce degli altoparlanti si schiarì con un colpetto di tosse
«Per la pubblicità più suggestiva: Alucard. Due punti tondi tondi»
«Perché, si possono dare anche con la virgola?» domandò Sebastian, incuriosito
«Si. Ma Alucard merita solo punti tondi, perché chi nasce tondo non muore quadrato»
«E questo, di grazia, cosa c’entra? E il vampiro non è tondo» Sebastian indicò Alucard «A questo punto dovreste dargli solo frecce»
«Frecce?»
«Un particolare del suo volto, se visto davanti …»
«Ah, si, il naso. Ma adesso sta zitto Sebastian, lo sappiamo che vuoi essere premiato, ma non ora. Dicevamo, per Alucard, che mi ha letteralmente convinta a comprare i dvd di Hellsing, visto che li ho appena ordinati su internet, due punti. Ok, e adesso, per la miglior pubblicità assoluta: Sebastian. Tre punti».
Adesso il tabellone recitava:
Hellsing – 8
Phantomhive – 11
Una magnifica ripresa con stile. Sebastian era molto fiero della sua fazione, ma ancora non capiva come il triste monologo di Bard avesse fatto a fargli guadagnare punti …


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