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venerdì 2 ottobre 2015

Capitolo 16 - Sebastian il solitario

Cap. 16
Sebastian il solitario

Meirin, Bard e Finnian, accompagnati da un quasi invisibile Tanaka-san, si ritirarono a dormire nei loro alloggi. Ciel fu trasportato di peso fino al letto, che Sebastian aveva magicamente riaggiustato usando i chiodi dei quadri alle pareti per rimettere a posto il telaio e ago e filo per il materasso. Elizabeth Esthel Cornelia Middford si addormentò abbracciata ad una dozzina di orsetti sventrati.
Alucard e Seras dormivano, il vampiro grande in un angolino, tormentato da atroci sogni, e la vampira piccola nella sua bara.
Walter andò a stendersi sul letto con una rivista di punto e croce in mano, di quelle che per fortuna sua e sfortuna di tutti si potevano trovare in qualunque angolo della casa, e si riposò leggendo.
Integra, ovviamente, aveva da fare il suo pisolino pomeridiano, perciò si tirò le coperte fin sopra la testa e iniziò a dormire, russando leggermente, scordandosi di punire Seras.
L’unico a rimanere in piedi, di tutti i concorrenti, fu Sebastian Michaelis.
Il demone si aggirava per casa con passo felpato, quando una vocina esclamò «Eccomi!Son tornato!».
Sebastian si girò. Schrödinger era appena apparso al centro della stanza, con le mani sui fianchi.
Le sue orecchi ebbero un fremito e il cat-boy, lo guardò curioso
«E tu …» gli chiese, con gli occhi socchiusi «Tu chi diavolo saresti? Miauen!»
«Io sono Sebastian Michaelis, maggiordomo della nobile casata dei Phantomhive e servo del suo unico signore Ciel Phantomhive, fidanzato della gentile e graziosa lady Elizabeth Cornelia Esthel Middford»
«Eh?»
«Devo ripeterlo?» disse, con aria docile. Un cat-boy! Quale meraviglia per il nostro maggiordomo demoniaco!
«No, per carità! Io sono … Schrödinger, cat-boy nato in provetta, amicio del Capitano e agli ordini del Maggiore»
«Amico, semmai»
«No no, proprio amicio. Io sono un amico micio, giusto?Abbreviamo» esclamò allargando le braccia
«Non urlare, per favore. C’è gente che riposa» disse, leggermente infastidito dal fatto che il suo Bocchan avrebbe potuto svegliarsi.
«Uh?» abbassò le braccia e si guardò con aria curiosa «Dove sono tutti?»
«A dormire»
«Perché tu non dormi?»
«Perché io sono …» voleva frenarsi, ma non poteva fare a meno di rispondere alle domande di un cat-boy «Un maggiordomo demoniaco. Un diavolo di maggiordomo. Un maggiordomo perfetto»

 Schrödinger lo guardò e fece un sorrisetto largo, socchiudendo gli occhi e abbassando le orecchiette feline.
«Cornuto» mormorò.
Sebastian ci rimase malissimo.
«Vai via, Schron» sussurrò una voce dagli altoparlanti «non infastidire la gente. E poi svegli tutti. Sciò, non c’è trippen per catten»
«Oookaayy!Tanto non mi sarei divertito con tutti questi che dormono. Miauen e arrivedercien!» sorrise
un’ultima volta, poi svanì.
Sebastian resistette stoicamente all’impulso di grattarsi una tempia, gesto ben poco nobile, poi si avviò solitario per i corridoi della casa. Essendo solo avrebbe potuto provare a sabotare gli alloggi degli Hellsing, ma dopo quello che era accaduto l’ultima volta aveva deciso di stare alla larga da quel posto.
Girovagò per i corridoi elegantemente, guardandosi intorno e controllando di tanto in tanto il suo splendido orologio.
«Sono le quindici e venticinque»
«Sono le sedici e trentasette»
«Sono le diciassette e quarantanove»
«Sono le … diciassette e quarantanove»
«Sono le … diciassette e quarantanove» ripetè per l’ennesima volta, continuando a fissare l’orologio con interesse e ripetendo come un automa la stessa identica frase.
Posò finalmente l’orologio e decise di pulire la già splendente casa. Poi preparò un migliaio o più di dolci. Creò un’aiuola nel mezzo del salone. Prese a botte un camino e lo ricostruì. E tutto, per sua sfortuna, in brevissimo tempo essendo lui un maggiordomo demoniaco.
E così ritornò a girovagare per casa. Iniziò a comporre poesie.
La più lunga recitava:
“Oh, mio Bocchan adorato,
sei da me sempre coccolato,
ti piace fin troppo il cioccolato,
lo divori di filato,
sembri sempre annoiato,
stanco oppure arrabbiato,
con Lady Elizabeth Esthel Cornelia Middford fidanzato.
Yana Toboso ti ha disegnato,
poi ti ha colorato,
tu continuamente mi hai sgridato,
anche se è tutto sempre ordinato.
Poi «Sebastian!» hai urlato,
sono accorso preoccupato,
tu di traverso mi hai guardato
e mi hai detto «Questo thè è troppo salato!»”

Ripiegò con cura la poesia leggermente ridicola e la chiuse in un cassetto, poi riprese a girare come un fantasma per casa in cerca di qualcosa da fare.

«Ehi» sussurrò una voce «Che fai tutto solo?».
Dapprima Sebastian non capì da dove provenisse, poi si accorse che un leggerissimo ronzio proveniva dagli altoparlanti
«Niente, signora»
«Stavo per dirti “chiamami signorina” ma poi mi sono ricordata che è un appellativo che odio. Bene. Non chiamarmi, piuttosto discutiamo di qualcosa?» mormorò di rimando il misterioso personaggio, mentre Sebastian stava dritto e fiero.
«Desidera aggiornarmi sulla prova?»
«No, sono tutti sfiniti, ma io e … l’altra abbiamo in mente qualcosa. Non chiedermi cosa. Per me puoi anche spaccare le altoparlanti, ma non lo svelerò. Perché non ti riposi anche tu?»
«Io non posso dormire, lady»
«Non mi riferivo a quello. Non puoi leggere?Stare seduto?È un’attività leggermente più carina di stare dritto come uno scemo a ripetere l’orario, né?»
«Non vi sono libri in questa casa»
«Ma ci sono delle riviste. Scrivi, leggi, disegna, mangakizzati, pulisci, sveglia Ciel per poi farti pestare, fatti strapazzare da Lizzie, gioca all’impiccato da solo, si, anche fare poesie va bene. Ci sono tante cose che puoi fare» disse la voce, sempre a volume basso
«Perché sussurrate, milady?»
«Perché qui c’è gente che dorme. Giusto, Schron?Cosa ti avevo detto io?Vai via!»
«Giusto. Ma è così bello qui!» piagnucolò il cat-boy
«Niente ma! Il Capitano ti sta cercando. Lo sai che a quest’ora voi nazi fate il domino. E, stavolta, gli ebrei sistemateli allineati! Non vorrete fare una cosa disastrosa come l’altra volta, spero! Un consiglio: se vi va di giocare a bowling il Maggiore è la palla e Doc fa il birillo. Così risparmiate soldi. E ora sciò!» fece la voce, divertita ma con una nota severa.
Sebastian notò che la sfumatura della voce attuale era diversa da quella che alcune volte, spesso quando si trattava di comunicare le prove ai coinquilini, parlava dalle altoparlanti. Ma non commentò, perché pensava di fare come al solito delle ricerche da solo, in privato. Per come gli riusciva.
Schrödinger sospirò, abbassando le orecchie, e scomparì nel nulla.
«Poverino» commentò Sebastian, impietosito. Dopotutto quello era un cat-boy, a lui piacevano i gatti particolarmente, giusto?
«Sempre in mezzo ai piedi» sbuffò la voce, con parvenza seccata. Ma sotto si sentiva che continuava ad essere piuttosto rallegrata
«Bene. Io … vado via. Credo che sia in effetti più giusto se io vada a fare qualcosa di sensato. Buon pomeriggio»
«Psst» fece la voce, ridotta a un sussurro appena udibile nonostante passasse dagli altoparlanti «Coniglio» poi l’altoparlante finì di fare quel sottile suono appena udibile che fanno tutti gli elettrodomestici, di quelli che nessuno si accorge che c’è fino a quando esso non finisce.
«Con … coniglio a me? Crede che io abbia paura di sostenere una conversazione sensata? Bà!» fece un gesto eloquente con la mano, poi si rincamminò verso una poltrona al centro della stanza di cui nessuno nella casa si era mai accorto e si sedette. Pensò di ricominciare a scrivere poesie.
Si sedette, si concentrò aspettando l’ispirazione per non scrivere cose come le poesie al suo bocchan e cominciò a scrivere.
Segnò con la sua grafia elegante sul foglio il titolo.
“Oscurità”.




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