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lunedì 5 ottobre 2015

Capitolo 18 - La quinta prova - Search and Destroy

Cap. 18
La quinta prova: Search and Destroy

D’improvviso gli altoparlanti iniziarono a diffondere una musichetta disgustosa, quella che tutti sapevano essere la sigla di Beautiful. Si, proprio Beautiful, lo straziante, impossibile, lunghissimo, insostenibile programma che fanno il pomeriggio, contemporaneamente a Dragonball, attirando così l’attenzione delle madri ed impedendo ai figlioli di guardare gli anime.
Alucard fu il primo a piombare, come una furia, nella grande stanza
«Chi è che ha messo questo strazio?» ringhiò, pestando a terra gli enormi piedoni «Cavolo, se lo becco lo ammazzooo!»
«Siamo noi» rispose una voce, proveniente dagli altoparlanti, mentre la musichetta di Beautiful cessava magicamente, dando ad Alucard la possibilità di riprendere fiato «Vi abbiamo chiamato per quella che sarà la vostra quinta prova»
«Bene» disse Ciel, che nel frattempo era entrato insieme a tutti gli altri inquilini della casa «E in cosa consisterebbe questa fantomatica quinta prova?»
«Fantomatica! Detto da te che sei Ciel Phantomhive suona strano, non trovi?»
«Vuoi piantarla, conduttrice da strapazzo!» il ragazzino si scaldò per un nonnulla, esaurito fino all’ultima fibra del suo essere da quei pochi giorni, cinque, di convivenza con i mostri «Adesso dicci cosa dobbiamo fare per tornare in testa alla classificaa!»
«D’accordo, d’accordo piccoletto, non ti agitare … la prova sarà molto semplice. I capitani delle rispettive fazioni, ovvero Sebastian e Alucard, leggeranno sugli schermi LCD in versione mini, che sono stati impiantati nelle loro camere, il nome di qualcosa o di qualcuno. Poi dovranno scegliere uno dei componenti della loro squadra e dovranno ordinare loro di cercare e distruggere, nel senso di deformare almeno in una sua parte, questo qualcosa o qualcuno»
«Ah» Ciel rise «Così sarà facilissimo! I miei servi sono bravissimi a distruggere, non fanno nient’altro tutto il giorno!»
«Non è così semplice …» la voce che usciva dagli altoparlanti sembrava divertita «Oh, mio caro conte, i capi squadra non potranno pronunciare direttamente la parola che vedranno scritta, né tantomeno potranno raggiungere l’oggetto e in questione e indicarlo. Dovrà essere come se non ricordassero il termine giusto e come se non potessero raggiungere di prima persona la cosa o la persona, dovranno fare capire cosa stanno cercando spiegandosi il più chiaramente possibile. Ovviamente la prima squadra che avrà distrutto tre oggetti vincerà la prova: in palio ben tre punti. Bene, allora recatevi presso le vostre stanze. Search and Destroy, babies!».
Alucard e Sebastian si recarono nelle loro stanzette ben ammobiliate. Beh, in realtà la stanza di Sebastian era stata straziata da quel mostro di Alucard e nella stanza di Alucard rimaneva intera solo la bara di Seras, ma facciamo finta di niente …
Alucard vide un piccolo monitor LCD, bordato di un vomitevole e mal intonato all’ambiente circostante rosa shocking, attaccato a parete e lesse su di esso alcune lettere in blu, che dopo pochi secondi scomparvero. Quando si voltò vide l’intera squadra riunita che lo guardava, prese un profondo respiro e disse
«Allora, scelgo per primo te, Walter»
«Ah ah» rispose semplicemente il maggiordomo
«Ok, devi trovare e distruggere una cosa che non è facile da distruggere»
«Eh?»
«Uhm, è una cosa molto dura. Una cosa … una cosa grigia … una cosa … una cosa sabbiosa … no, sabbiosa no … silicea, a volte»
«Fammi indovinare: si estrae dalle cave?»
«Non lo so, io le ho sempre trovate per terra».
Walter schioccò le dita, con la soluzione in pugno
«Una pietra vuoi dire?»
«Meno male che sei un ragazzo sveglio … la parte difficile viene adesso. Come fai a trovare e distruggere una pietra?».
Nel frattempo, nella stanza dei Phantomhive, Sebastian si volse verso la propria numerosa squadra, dopo aver letto le parole, e impartì gli ordini
«Bard, distruggi una di quelle cose che stanno di solito nella cucina e che servono per friggere»
«U … una padella?» Bard sembrava incredulo «Così facile? Wow … corro!».
Si, spietatamente difficile per l’Hellsing, deliziosamente facile per i Phantomhive. Voi credete? In effetti fu così: Bard raggiunse immediatamente la cucina, staccò la padella dal gancetto a cui era appesa, la poggiò per terra e iniziò a saltarci sopra con foga, accartocciandola letteralmente e rendendola inutilizzabile. Walter vagò per i corridoi a lungo prima di decidersi a visitare il misterioso e inquietante cortile interno, il luogo su cui gravava un’oscura maledizione … ma lasciamo Walter a vagare e torniamo ai Phantomhive, che avevano distrutto il primo oggetto.
Sebastian aveva di nuovo di fronte a se tutta la servitù e si rivolse a loro con voce chiara
«Bene, Finnian, questo è un lavoro per te. Devi cercare e distruggere un giovane uomo»
«Oh … Bard?»
«Un giovane uomo basso» precisò Sebastian, sollevando un indice magro
«Uh … Ciel?»
«Un giovane uomo basso della fazione avversaria»
«Uh … il loro maggiordomo?»
«Esatto Finnian. Ricorda, le parole della voce sono state “distruggere nel senso di deformare almeno in una sua parte qualcosa o qualcuno”. Ti basterà strappargli la giacca e dargli un pugno, già che ci sei»
«Agli ordini, Sebastian-san!» Finnian fece il saluto militare, poi partì di corsa per la sua missione. Il povero Walter ci sarebbe uscito almeno con un occhio pesto.
Nel frattempo, il suddetto si avventurò nel cortile interno, luogo avvolto da misteri antichi e leggi proibite, di oscurità, avvolto dalla calma più assoluta, che si trovava nell’angolo più oscuro della casa, maledetto …
Sembrava semplicemente che, più che un oscuro cortiletto dentro la casa, avessero traslato un pezzo dell’esterno e lo avessero piazzato proprio lì, perché poco dopo lo dimenticassero, ma mai per sempre … il terreno era in gran parte ricoperta da dell’erba verde e forte, che cresceva solo in alcuni punti per lasciare spazio a spazi di zone di nuda terra umida e, quasi fosse una specie di portale che mostrava ciò che accadeva in un’altra dimensione, l’erba infestante si muoveva e ondeggiava pigramente al vento inesistente.
In mezzo al cortile, apparentemente senza un motivo, sorgeva un muro antico che sembrava corroso dalle intemperie e in parte sgretolato. Walter se ne stupì: una cosa simile era più o meno impossibile visto e considerato che erano dentro una casa, e come in ogni casa c’era un tetto. Bhè, ma poteva anche darsi che avevano portato lì il muro già decadente per dare una bella atmosfera. Qui si inerpicavano diversi tipi di edera, dai colori vividi e intensi, come quella di un verde così genuino da far girare la testa o quella di un bel rossiccio. Crescevano le une sulle altre, creando strani contrasti e giochi di colore e sembravano quasi rincorrersi.
A coronare il tutto, fra l’erba e persino sul muro crescevano dei fiori inclassificabili, dotati di cinque petali sottili e diafani, di forma stretta e allungata, di un colore così puro e sincero da sembrare risplendere di una luce esistente seppur flebile, candida e avvolgente. Ed erano davvero tantissimi.
La luce sembrava provenire da una luna invisibile che, anziché trasmettere una candida luce, donava all’insieme un aspetto leggermente violaceo.
In un posto come quello, non fu affatto difficile trovare un sasso. Walter, ancora incredulo, si chinò per prendere l’oggetto e sorridendo lo fece a pezzi con i suoi fili trancia-tutto.
“Non c’era niente di più facile” pensò, compiaciuto.
Da una zona in ombra spuntò qualcosa. Aveva una forma estremamente familiare … una mano? Una mano lì? Sperò vivamente che non ci fosse un motivo fondato per le leggende che giravano intorno a quel posto mistico.
“Forse qualcosa di più facile c’era …” considerò, facendo un mezzo passo indietro.
Nel frattempo Finnian, per la gioia di Sebastian, stava correndo da tutte le parti rompendo ogni singolo oggetto del loro lato. Poi si rese conto che, magari, il maggiordomo degli Hellsing stava dal lato degli Hellsing.
Fece dietro-front mentre Sebastian si nascondeva disperato il viso fra le mani ricoperte dai sottili guanti bianchi e cominciò a correre verso il lato dei nemici, sorridendo raggiante e gioioso.
Walter, allarmato dalla comparsa della mano, tornò rapidamente verso il proprio gruppo, ma per sua sfortuna incrociò Finnian sulla via
«Spostati, per favore, ho da fare» borbottò, ma il giardiniere di casa Phantomhive lo guardò testardo
«Niente da fare» rispose, con quella sua vocetta svagata «Sebastian-san ha detto che devo romperti».
Walter fece un passo indietro. Ro … romperlo? Cosa significava? Lui, il maggiordomo di casa Hellsing, era stato designato come oggetto da distruggere? Era impossibile!
Finnian lo guardava con quei suoi grandi occhioni verdi, ma Walter sapeva bene che dietro le apparenze di ragazzino anoressico si nascondeva una bestia in grado di fare a pezzi qualunque cosa si trovasse davanti.
«Sebastian ha detto che devo farti male» ripetè il ragazzino, sorridendo «E io ti farò male»
«Non correre, amico» lo ammonì il maggiordomo tirando fuori i fili «Sono pur sempre l’angelo della mor …» visto che Finnian era un pò troppo impaziente di farsi lodare da Sebastian, interruppe la frase teatrale con un pugno ben assestato. E un pugno ben assestato di Finnian … bhè, minimizziamo dicendo che fa un male cane.
Walter si ritrovò con il sedere a terra e una guancia dolorante. Digrignando i denti si rialzò e usò la sua arma migliore. Ogni Shinigami ha una Death Schyte, giusto?
E Walter aveva quelli, le sue “corde di pianoforte”, con cui poteva tagliare la carne come se fosse burro. Con una mossa abile delle dita, avvolse i fili intorno al cappello di Finnian e lo tagliuzzò in tanti piccoli pezzettini.
Il giardiniere emise un grido di sorpresa
«Hey, era un regalo di Sebastian-san!»
«Non pensare al regalo» borbottò minaccioso Walter, sorridendo anche con quella guancia contusa «Pensa che potrei fare la stessa identica cosa a te»
«Cattivo!» Finnian deglutì e due grossi lucciconi gli spuntarono dagli occhi «Perché devi essere così cattivo, io volevo solo fare felice Sebastian!».
Walter si bloccò. Ma quello che aveva davanti era veramente un cretino oppure si impegnava tanto per sembrarlo? Finnian scattò in avanti, approfittando di quell’istante di esitazione, e afferrò la camicetta di Walter, tirando forte. Una grossa striscia di stoffa venne via, scoprendo il petto e la pancia del maggiordomo, poi, mentre questi batteva ancora le palpebre di sorpresa, Finnian scappò via gioioso, dando grandi testate al tetto.
Walter si incamminò depresso verso la propria squadra, riponendo i fili. Quando Alucard lo vide rientrare conciato in quel modo, scoppiò a ridere
«Oh, Walter, che cosa hai fatto?»
«Ho incontrato Finnian, va bene?» borbottò il maggiordomo, incrociando le braccia di fronte al petto nudo e sbuffando «Quello stupido ha una forza eccezionale, non è da sottovalutarsi …»
«Lo so, Walter, lo so … ma adesso passiamo al secondo oggetto. Sei troppo giù di morale per riuscire ad essere efficiente in questa missione, perciò scelgo chi credevo di non dover mai scegliere: Seras»
«Che devo fare, che devo fare Mastah?» chiese la Police Girl, saltellando allegramente sul posto e tremolando come un enorme budino gigante
«Dovrai distruggere qualcosa di nero che serve per coprire un occhio …»
«Un occhiale, Mastah?»
«No, è una cosa di stoffa. A volte sono fatte anche di cuoio …»
«Un occhiale fatto di stoffa che a volte è fatto di cuoio, Mastah?»
«Ma no … è come un monocolo, ma è fatto di stoffa»
«Un monocolo di stoffa, Mastah?»
«Una benda» disse Integra, seccata dalla stupidità della sua dipendente
«Una benda, Mastah?»
«Si, Seras, una benda» mormorò Alucard «Molto brava … adesso vai»
«Ma dove trovo una benda?»
«Dove pensi di poterla trovare?»
«Ne ho visto solo una, in questa casa» Seras ebbe la visione improvvisa della faccia di Ciel Phantomhive e del suo unico occhio blu brillante «Sta sull’occhio del ragazzo con i capelli di un colore strano, non è vero? Vado a prenderla, Mastah!».
Dopo aver detto queste parole, con tono inequivocabilmente solenne, saltellò via. Alucard sospirò.
La Police Girl aveva un modo tutto suo di distruggere le cose, estremamente diverso da quello di Finnian. Il giardiniere saltellava sempre dando sonore testate, che avevano lasciato nel tetto grandi buchi, e poi cadendo su cose, animali e persone, travolgendole. Seras, di solito saltellava ma con le braccia spalancate e alzandosi di qualche centimetro, in modo da riuscire a spaccare tutto. Quando poi ci si metteva d’impegno, correva a testa bassa, con le braccia allargate e una velocità sorprendente. Il che non era, ovviamente, un bene per l’ambiente circostante: ciò che non veniva travolto dall’inconsapevole catastrofe veniva rovesciato dal forte spostamento d’aria e rotto efficientemente sotto i piedi.
Diciamo, in parole semplici, che Seras stava utilizzando per l’appunto quella tecnica.
“Non ci vuole niente” pensò, sorridendo e facendo intravvedere appena un canino, in modo buffo “Non ci vuole proprio niente a prendere il monocolo di stoffa del bambino della casa dei Phantomhive dell’alto rango di Inghilterra della regina del Paese … wow! È il mio più bel pensiero!” continuò mentalmente, compiaciuta.
Imperterrita, distrusse gli oggetti della Parte-Hellsing. E si avventurò nella proibita parte luccicosa.
Gli oggetti della sua destra si salvarono per un pò, visto che utilizzò il suo braccio per ripararsi gli occhi. La luce fa male a un vampiro.
Finnian arrivò dal suo capo, appagato «Sebastian-san! Gli ho dato un pugno, come mi avevi detto tu!»
«E nient’altro?» chiese il maggiordomo impassibile, seppure un suo chibi mentale saltellasse gioiosamente
«Oh, giusto … gli ho anche preso questo!» mostrò trionfante il pezzo della divisa da maggiordomo «Sono stato bravo, vero Sebastian-san? Eh? Eh? Eh?»
«Si, sei stato molto bravo Finnian» ammise Sebastian, mentre prendeva il pezzo di stoffa e sorrideva sdentatamente. Gioiva enormemente che un altro maggiordomo avesse perso un pezzo della sua divisa e si fosse fatto male. Molto male «Bene Finny» continuò, sorridendo amichevole «Sei stato bravissimo. Ma adesso voglio che tu svolga un altro incarico»
«Non ti deluderò, Sebastian-san!» promise il biondino, facendo il saluto militare con il classico “petto-in-fuori-pancia-in-dentro” 
«Lo so. Altrimenti saresti stato punito. Bene, voglio che tu distrugga una cosa che viene usata per migliorare la vista e che porta Meirin sul naso»
«Un paio di occhiali?» chiese il ragazzino, scoppiando di gioia. Un altro compito facile! «Uno qualsiasi?»
«Si. Uno qualsiasi» annuì Sebastian.
All’improvviso la porta si spalancò con un rumore sonoro e appariscente, mentre dietro la soglia appariva la vampira dell’Hellsing
«Iiiihhh-aaahhh!» strillò, in un urlo da cavallerizzo che avrebbe fatto vergognare un cowboy, con la gamba ancora alzata visto che aveva appena sfondato la porta con un calcio.
Grazie al fatto che quella fosse una mini-gonna, tutti videro le sue mutande. Fosse stato per gli Hellsing, non sarebbe stato poi tanto scandaloso, dato che ci erano ormai abituati, ma per i Kuroshitsujiani fu tutta un’altra storia.
Ciel alzò un indice accusatore e cominciò a gridare «Ammutinamento! Riprovevole! Scandaloso! Sebastiaan!», mentre il maggiordomo demoniaco non faceva una piega. A Finnian e Bard si poteva intravvedere un piccolo rivoletto di bava mentre Meirin si portava le mani alla faccia strillando senza un motivo, in una perfetta interpretazione de “L’urlo” di Munch.
Seras abbassò la gamba e, con un faccia perplessa, scattò in avanti come una saetta. Proprio verso il Bocchan.
Sebastian si frappose fra lei e il piccolo Phantomhive, rapido e felino, spalancando le braccia con impassibile freddezza. Seras non si fece intimidire perché, per quanto stupida, era pur sempre stata un’agente. Velocemente spalancò le ali e si librò sopra Sebastian, tramutandosi davanti alla sbigottita servitù in un fulmine nero e sorvolando il maggiordomo di casa Phantomhive.
Quello si girò frustrato, e usò la forza delle sue gambe per fare un salto che, seppure aggraziato, era intinto di una forza che lo portò molto vicino a Seras. La Police Girl fece una brusca virata e il maggiordomo ricadde a terra perfettamente ordinato e in piedi. Dopo essersi elegantemente ravviato i capelli, cosa che Meirin trovò a dir poco sexyssima e che le fece fare la figura della fontanella (di sangue perso dal naso), balzò nuovamente, ma stavolta verso il suo Bocchan per un’eventuale tentata rapina del suo piccolo Lord.
Seras rimase per un attimo sospesa a mezz’aria, senza sapere che fare, poi notò il fucile nascosto di Meirin, seppure fosse nascosto. Si lanciò in picchiata contro la cameriera, che ricominciò a urlare come una pazza ma senza tentare di fuggire via, stando ferma come una stupida. Sebastian intuì subito ciò che stava per accadere e prese in braccio il piccolo Phantomhive. Con un ennesimo balzo, stavolta con uno scopo più definito, si trovò sul lampadario, poi si trasferì sull’armadio dove adagiò delicatamente il piccolo Ciel. Poi, sempre più velocemente, tornò verso Seras che ora stava rincorrendo Meirin. Seppure per poco, visto che ormai la sua mano era vicinissima al fucile
“Vai … ci sono quasi …” esultò, seppure fosse concentratissima. Le sue dita si contorsero a pochi millimetri dall’oggetto “Dai che ci sono … Si!” ecco! Ce lo aveva ormai in pugno!
Armata finalmente di un’arma illegalmente rubata, Seras volò coraggiosamente verso Sebastian, per fermarsi poi a mezz’aria.
Attimo di tensione, interrotto solo da alcuni impercettibili, brevi respiri. Quelli di Seras no. Il suo cuore, ormai, non batte più. Perché respirare, allora?
Neppure quello di Sebastian. Lui non aveva mai un respiro affannoso. Lui era l’instancabile, il silenzioso predatore, ombra fra le ombre, ma la più forte.
Poi la Police Girl alzò lentamente il fucile e lo puntò dritto contro il maggiordomo «Me la pagherai. Non rimarrai impunito … me la pagherai!».
Quello che poco prima era il silenzio, divenne l’inferno più assoluto. Seras cominciò a strillare, un urlo animalesco e senza parole, mentre le pareti si illuminavano ripetutamente dei colpi che il fucile sparava a raffica. Ormai era un vampiro … perché fermarsi per il contraccolpo? Neanche lo sentiva. Era un vampiro e quel mostro gli aveva fatto del male. Era ora della sua revenge.
Sebastian non si aspettava una furia simile. Non poteva prevedere che una tale stupida fosse capace di fare qualcosa di simile. Già … lui non avrebbe dovuto … non avrebbe mai dovuto sottovalutare un avversario del genere … un non-morto rimaneva un non-morto.
“Non … non dovevo …” tese una mano verso il piccolo dai capelli turchini mentre il mondo intorno a lui cominciava a scorrere e girare. Perché il mondo si alzava? Oh … era lui che cadeva. “Bocchan …” 
Con un tonfo il corpo di Sebastian cadde al suolo. Il sangue colava copioso impiastricciando la sua divisa da maggiordomo, fuoriuscendo dalle numerose ferite.
Seras si avvicinò a Ciel, sorridendo senza mollare il fucile e tese una mano verso di lui, senza espressione, quasi ansimando.
Ciel si ritrasse e digrignò i denti. Poi cominciò a gridare «C’è un motivo per cui vi ho assunti, stupidi! Aiutatemi, è un ordine!»
La servitù si mobilitò immediatamente. Bard tirò fuori un lanciafiamme illegale e lo puntò contro la vampira. Per quanto ne sapeva, i vampiri erano a prova di molte cose, ma non erano a prova di fuoco. Meirin non poté fare altro che armarsi con una scopa e il bastone a chiocciola del signorino. Finny invece poté solamente  stringere i pugni e avanzare minacciosamente.
Seras sollevò il fucile, senza dire nulla.
Calò di nuovo il gelo nella stanza.
Bard non voleva e non poteva fare nulla con il suo lanciafiamme: non aveva alcuna intenzione di trovarsi un proiettile in mezzo alla fronte, e sarebbe stato sconsiderato lanciarsi in un corpo-a-corpo con un vampiro addestrato e la stessa cosa valeva per Meirin. Ma non per Finnian. Lui poteva lanciarsi in uno sconsiderato corpo-a-corpo con un vampiro, anche se faceva male. E non solo fisico. A lui non interessava il dolore fisico che poteva procurarsi nello scontro. Almeno non adesso. A lui faceva male il fatto di dovere combattere contro la sua “amica”. Per così dire. Non poteva essere … eppure si era affezionato al vampiro in questione. Avanzò stringendo spasmodicamente i pugni. Sentì le unghie conficcarsi nella carne e rilassò immediatamente le dita.
«Perché?» chiese, fissando il pavimento
«Perché? Perché cosa?» replicò Seras, continuando a guardare il Bocchan. No, non a guardare il Bocchan. Guardava solo nella direzione del Bocchan. Era come se lo avesse appena attraversato con lo sguardo.
«Saresti davvero pronta a sparare?»
«È la mia missione» rispose lei, scuotendo la testa «Non posso deludere il Mastah»
«Perché?!» ripetè urlando Finnian, alzando lo sguardo «Perché devi farlo?
«È la mia missione» ripetè Seras
«È poi così importante?»
«Devi capirmi» sussurrò Seras rammaricata «Anche tu sei venuto a picchiare Waltah-san»
«Perché?» ripetè di nuovo, sommessamente il giardiniere «Perché devi fare del male?»
«Del male?» Seras lo fissò, sbattendo le palpebre perplessa «Io non devo fargli male»
«Cosa?» Finnian era stupito molto più di Seras «Non ti hanno detto di distruggere lui?»
«No!» scosse la testa la vampira, sorridendo «Devo solo fare questo …» afferrò rapidamente la benda del Bocchan spaventato e la fece in mille pezzi, buttandola in aria come coriandoli. Poi lo guardò raggiante «Era questa la mia missione»
«Tutto qui?» chiese gioioso Finnian. Santi numi, sembrava che la loro simpatia reciproca si potesse spezzare da un momento all’altro … meglio così … «Va bene allora! Ciao!»
«Ciao!» Seras riaprì le ali e uscì come un fulmine dalla stanza.
«Si, però gli hai fatto guadagnare punti» bofonchiò Bard, mentre Meirin piangeva perché la Police Girl aveva appena fregato il suo fucile.
Apparve un ombra dietro Finnian. Con voce soave disse «Faremo i conti più tardi»
Raggelato, il giardiniere si girò a fatica «S-s-sebastian-san …» pigolò, mentre batteva i denti per la fifa. Si fece piccolo piccolo, mentre Sebastian aiutava a scendere dall’armadio il piccolo Phantomhive che lo rimbrottò aspramente per mezz’ora buona, mentre Finnian andò a compiere la sua nuova missione.
Fece due passi e buttò a terra gli occhiali di Meirin che si ruppero irrimediabilmente
«Fatto!» urlò, facendo una V con indice e medio «Vittoria!»
Meirin si trasformò in una fontanella vivente per la seconda volta. Di lacrime stavolta.
«Bastardoo!» ululò, portandosi le mani davanti alla faccia «Mi hai rotto il regalo del Bocchan!»
Nel frattempo, Seras tornò trionfante con un fucile e un coriandolino di benda dal suo Master. Spiò dal buco della serratura le azioni di Integra, Alucard e Walter.
I tre rimanenti nella stanza dalla “Dark Side” stavano chiacchierando animatamente, apparentemente ansiosi i ragazzi e impassibile la ragazza.
Seras spalancò il portone calciandolo via e mettendo il mostra le mutande bianche, urlando raggiante
«Mastaahh!»
I tre sussultarono.
«Mastah, ce l’ho fatta, ho distrutto il monocolo di stoffa!»
«La benda, vorrai dire?» La corresse Integra, tenendo fra due dita il sigaro acceso
«Quello!»
«Bene, Alucard, dicci cosa dobbiamo fare adesso!»
«Perdiamo» rispose il vampiro in rosso, demoralizzato «Abbiamo perso».
Integra non poteva crederci. Search and Destroy, Search and Destroy! Come era possibile che proprio in quella prova avevano perso? No, no, quella era la specialità dell’Hellsing!
Integra chiuse il pugno fino a farsi sbiancare le nocche. Alucard, con un sussulto, intercettò il gesto e cercò di defilarsi, di scappare. Il pugno chiuso del Master non prometteva nulla di buono.
Integra sollevò il braccio. Il gesto, ad Alucard, parve compiuto al rallentatore, ma in realtà fu veloce come lo scoccare di una freccia. Il pugno chiuso, le dita serrate, le vene del polso gonfie di sangue … Alucard non poté far a meno di scoprire i denti pensando al fluido vitale che scorreva dentro quei meravigliosi vasi sanguigni, profumati. E mentre il vampiro sbavava, Integra colpì: fu un colpo forte, vigoroso, in cima alla testa di Alucard, che ricadde all’indietro con un gemito
«Tu!» ringhiò lady Hellsing «Se avessi ordinato a me di cercare e distruggere, se avessi fatto la scelta giusta, non ci avresti portato a tutto questo!»
«Ma Master!» Alucard si portò entrambi le mani sopra la testa, come un bambinetto «Io non potevo sapere che …»
«Niente ma! Sei stato un pessimo capo!»
«Ma Master, cerca di capirmi … e poi non stiamo perdendo così tanto!»
«Non mi interessa, bakemono. Adesso siamo sotto, sono saliti in vantaggio!»
«Ma Master … che gusto ci sarebbe, se li stracciassimo fin da subito?»
«Il gusto della vittoria …».
Alucard sbirciò in su verso il volto della sua padrona. Ecco, ecco cos’era che li divideva: mentre lui voleva fare il guerriero, si divertiva a combattere, per Integra non c’era altro piacere se non quello di vincere. L’importante è partecipare? Non per un’Hellsing.
Oh. 
Si recarono tutti nella sala grande e i tabelloni furono aggiornati. Walter aggrottò la fronte, Ciel, con entrambi gli occhi scoperti, sollevò le braccia trionfante, la massima espressione di contentezza di cui, evidentemente, era capace.
Hellsing – 5
Phantomhive – 7




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