Pagine

domenica 4 ottobre 2015

Capitolo 17 - Conigli



Cap. 17
Conigli

Circa verso le sei meno un quarto, i nostri ragazzi della casa del grande macello, si alzarono dai loro comodi lettini, che consistevano per Alucard in un pavimento duro, per Ciel in un materasso cucito male e assortimenti vari di cose simili per il resto dei presenti.
Erano finalmente tanto, tanto riposati, pimpanti e pronti a svolgere la loro prova giornaliera.
Si riunirono tutti, com’era normale, al tavolo per la cena, ma all’improvviso una voce tuonò dagli altoparlanti «No! Prima dovete fare la vostra prova, oggi!»
Riluttanti, tutti i concorrenti si alzarono dal tavolo e si diressero verso il salone per capire in cosa consistesse mai la nuova prova, visto che se la dovevano sorbire di prima mattina, mentre Meirin continuava a mangiarsi instancabilmente le dita.
«Bene. Diciamo che l’esito di questa prova non vi sarà dato immediatamente, bensì alla fine della prova in caso di uccisione degli altri o alla fine del reality …»
Finnian alzò spasmodicamente una mano «Uccisione di chi?»
«Dei morbidi coniglietti rosa».
Alucard si pulì un orecchio con il mignolo, poi si guardò la punta del dito immacolata. Se non aveva le orecchie tappate, allora come mai aveva appena sentito morbidi coniglietti rosa?.
La voce degli altoparlanti rise piano
«Venite avanti» disse, ma quando tutti fecero un passo verso la fonte del suono, la voce li rimbeccò seccamente «Non voi … non voi! Adesso limitatevi a guardare».
Il pesante portone a due ante che sigillava l’uscita della casa si aprì lentamente e vennero avanti degli uomini in divisa verde. Sembravano un pò dei netturbini, ma avevano tutti una fascia nera, come di lutto, al braccio.
Seras si sorprese
«Mastah!» gridò «Guarda cosa stanno portando!».
Gli uomini reggevano una gabbia ciascuno. E in ogni gabbia vi era un piccolo animale rotondetto, con occhi neri e grandi, teneri, e lunghe orecchie reclinate all’indietro che ogni tanto si muovevano. Erano tutti ricoperti da una folta, morbidissima, pelliccia panna con sfumature rosa e intorno al collo recavano, per l’appunto, un laccetto rosa con un cartellino.
Lizzie saltò in avanti, scoppiante di gioia
«Ah, come sono kawaii! Sono bellissimi! Uh, come sono teneri! Li voglio tutti, li voglio tutti!»
«Calma Lizzie» suggerì la voce dagli altoparlanti «C’è un coniglietto per ciascuno di voi, porta il nome giusto impresso nel cartellino. Ora i coniglietti verranno liberati dalle gabbie e gli addetti se ne andranno, sigillandovi di nuovo dentro casa. Voi dovrete acchiappare il coniglietto giusto oppure, eventualmente, scambiare il coniglietto che avete preso con quello che ha preso il vostro. Insomma, dovete mettervi d’accordo e ognuno dovrà badare al proprio coniglio. Uccidere i conigli altrui proprio oggi, che saranno liberi ed indifesi, è vietato e vale la bellezza di venti punti in meno per la squadra del trasgressore. Bene, siete pronti? Eee, go!».
Gli addetti, con sincronismo perfetto, posarono a terra le gabbie e aprirono le porticine. I coniglietti misero fuori i loro corti musetti spaesati e annusarono l’aria, poi, uno dopo l’altro, si fecero avanti a brevi balzi.
Quando tutti gli animali furono fuori dalle gabbie, gli addetti chiusero le gabbie, girarono sui tacchi con un sincronismo da ballerini e se ne andarono, sbattendo la porta e chiudendola a chiave a doppia mandata.
Adesso i conigli se ne andavano in giro tranquilli, dimenando il batuffolo che era il loro codino e annusando, innocui e ingenui, l’aria.
Sebastian ne afferrò uno, lesse il cartellino dorato attaccato al fiocchetto rosa e lo consegnò al suo padroncino
«Toh» disse «Questo è il tuo»
«Bene, Sebastian, adesso recupera tutti nostri coniglietti» ordinò il ragazzino, prendendo in braccio la morbida creaturina e nascondendola perché Lizzie non lo uccidesse di abbracci.
Mentre il maggiordomo dei Phantomhive raccoglieva uno ad uno tutti i coniglietti e ne leggeva i cartellini, liberando di nuovo quelli dell’Hellsing e portando indietro gli animali appartenenti alla loro squadra, Alucard aveva deciso di fare meno fatica e allungava semplicemente una delle sue mastodontiche braccia per afferrare un animale ogni qual volta Sebastian lo scartava.
Il coniglio che apparteneva ad Integra era, per qualche strano motivo, il più “brutto” di tutti: grosso il doppio degli altri, con gli occhi uno di colore diverso dall’altro, privo della sfumatura rosa, zampettava goffamente sul pavimento. Quando Alucard lo raccolse, la bestiaccia lo guardò dritto negli occhi con la determinazione di un leone e, dopo un paio di sgambetti apparentemente volti a cercare di fuggire, gli fece pipì addosso. Alucard resistette dall’impulso di lanciare in aria quel mostro o schiacciarlo sotto i piedi e lo consegnò al suo master Integra
«Ecco il tuo» disse, con una certa riluttanza «La simpatica bestiola mi ha sporcato di giallo la camicia»
«Oh oh, ha un bel caratterino» lady Hellsing sembrava tanto compiaciuta quanto il vampiro era irritato «Si chiamerà Spruzzo»
«Io lo avrei chiamato “El Bastardo”» commentò amaramente Alucard
«Oppure che ne pensi di Piscetto?» si intromise Walter
«Va senza altro meglio» il vampiro stava per mettersi a ridere «Ehi, Piscetto, lo sai che sei proprio un birbone? Master, perché non gli lasci questo nome?»
«Perché è troppo grosso per chiamarsi Piscetto»
«Levagli l’etto, no?».
E così, da quel momento, il coniglio di Integra si chiamò Piscio. Seras diede al proprio il nome di Mastahrello, Walter scelse Conigliomane, Alucard ebbe la brillante idea di nominare il suo coniglio con l’altisonante sfilza di parole Conigliad Tsepeniglio Terzo Principe di Conigliacchia, semplicemente Conigliad per gli amici.
Dall’altro lato, Ciel, vendendo che i nemici avevano scelto dei nomi per i propri beniamini e non volendo essere da meno, impose alla servitù di scegliere immediatamente come chiamare gli animaletti
«Date un nome a questi cosi» ruggì «Quelli lo hanno fatto e sembrano felici! Non devono essere più felici di noi! Gli hanno dato pure dei nomi scemi. Quello del capo si chiama Piscio, quello del mostro si chiama Conigliacchio»
«Conigliad» corresse il maggiordomo, sottovoce
«Conigliad. Come Simbad il pirata dei sette mari, speriamo che come i pirati perde un occhio, così gli levano i punti. Perciò, immediatamente, è un ordine, scegliete i loro nomi!».
Sebastian, tenendo delicatamente in braccio la sua coniglietta, un batuffolo arruffato e morbido dalla pelliccia color pesca, dichiarò con voce soave
«Il suo nome è Anne … »
«Il mio si chiama Orecchio» disse felice Finnian, senza sincerarsi del fatto che Sebastian avesse o meno finito di parlare «Oh, Orecchio, come ti voglio bene!».
Detto questo, il giardiniere dei Phantomhive iniziò ad abbracciare il proprio coniglio con forza. Gli compresse gli organi interni, lo appiattì, probabilmente gli ruppe la spina dorsale, finché Orecchio, con un rantolo, non rovesciò gli occhi all’indietro, sputò una larga chiazza di sangue scuro contro la manica del ragazzino e morì. Finnian scoppiò a piangere sul cadavere dell’animaletto
«Perché, perché mi hai lasciato Orecchio? Io ti amavo, ti amavo sopra ogni altra cosa al mondo!».
Il tabellone ebbe il primo cambio di punteggio della giornata, dal lato dei Phantomhive si scese a quattro miseri punti.
Sebastian avrebbe voluto volentieri gridare di rabbia, lo si vedeva da come serrava le labbra, ma si limitò ad afferrare per la collottola Finnian e sollevarlo fino a trovarsi con il volto all’altezza del suo
«Finnian» disse, con calma «Non è il primo animale che in mano tua fa questa fine, perciò avresti dovuto saperlo perfettamente. Quello che ti chiedo, adesso, è di non toccare gli animali restanti, d’accordo? Siamo una squadra e come squadra ce ne prenderemo cura insieme. Pertanto se qualcuno di voi non se la sente di prendersi cura del proprio coniglio, me lo consegni adesso».
Bard si fece avanti riluttante e porse il suo grosso maschio rosato e chiazzato di marrone al maggiordomo
«Eccolo … io lo volevo chiamare Sigaro, ma fa lo stesso»
«Bard, questo coniglio rimarrà tuo anche se sono io a prendermene cura, perciò il suo nome rimarrà comunque Sigaro».
Bard annuì, un pò sollevato, e tornò a posto. Poi si fece avanti Tanaka-san, che trasportava un coniglio di quattro chili di peso, in pratica più grande di lui.
Sebastian prelevò l’animale per la collottola, tenendolo fra due dita, e sorrise dolcemente
«Come si chiama?»
«Oh oh oh» rispose Tanaka, che per la cronaca non sapeva dire nient’altro che questo nella sua forma più piccola, il “chibi” di cui comunemente assumeva le fattezze.
«Il mio» esclamò Lizzie, strizzando di abbracci il suo povero coniglio e spupazzandolo barbaramente «Si chiama … Kawaiolo!» e detto questo gli appiccicò un fiocco in testa più grosso di Tanaka-san. Ovviamente, nei due secondi e tre millesimi di secondo prima era riuscita a ficcargli un tutù e un paio di vistosissimi occhiali rosa shocking con la quale il povero coniglio non riusciva a vedere a un centimetro dal suo nasino e continuava a sbattere contro Lizzie. E, visto che era proprio convinta che i sai lavanda fossero davvero alla moda, ne mise uno anche a Kawaiolo. Il poverino non poteva fare altro che gemiti e sbattimenti, storcendo di tanto in tanto gli occhi.
Meirin accarezzò con dolcezza il pelo del suo, che più che rosa era leggermente bordeaux, con il pelo intorno agli occhi neri stranamente immacolato e perlaceo
«È una coniglia … come chiamarla? Uhm … Pelosina! No, troppo antiquato … ehi, potrebbe chiamarsi Cameriera! O meglio, Occhialuta!»
«Quattr’occhi» consigliò Bard «Sembra che ha gli occhiali, hai visto?»
«Si! È un bellissimo nome! Grazie Bard!»
Quattr’occhi si divincolò quando si avvicinarono Ciel e il suo coniglio. Quello, anziché avere il pelo tendente come gli altri verso il rosa, lo aveva simile al blu stinto. Una cicatrice attraversava l’occhio sinistro, e con l’altro scrutava tutti con aria di superiorità.
«Lui è Orbo» fece Ciel, mentre scrutava tutti con la stessa faccia del suo coniglio quasi-gemello.
«Guarda che si vede già che è orbo» commentò Finnian, irritato dal fatto che tutti avevano un coniglio e solo lui non ne aveva uno «Non c’è bisogno che lo rinfacci, poveretto!»
«Ma no, baka! Lui si chiama Orbo, non è orbo»
«Come non è orbo? Si che è orbo!» intervenne Bard
«Concordo, Bocchan» annuì Sebastian, con aria flemmatica
«Già! È cieco da un occhio, poveretto!» si intromise Meirin
«Baka!» urlò Ciel, divincolandosi e scuotendo la testa rivolta al tetto «L’ho chiamato Orbo ed è orbo! Stop!»
«Oh» fecero tutti i Kuroshitsujiani in coro, con un’esclamazione di comprensione.
E così iniziò la terribile era dei conigli.
Si sedettero tutti a tavola con i rispettivi animaletti. Tutti a parte Finnian, ovvio.
Lui si disperò per tutta la sera piangendo, quasi le sue lacrime fossero infinite. Alla fine i liquidi dietetici servivano a qualcosa.
Come al solito, i due maggiordomi si prodigarono a fare una buona cena, o almeno stavolta Sebastian servì alla servitù uno yogurt. Non uno yogurt ciascuno, per la cronaca.
Mentre al suo Bocchan fu servita una torta enorme alla panna e al cioccolato con sopra scritto “Viva il Bocchan”. Il “Bocchan” in questione la divorò in pochi bocconi, mentre Lizzie al suo fianco, perché il suo posto fisso era divenuto quello per evitare che la servitù la uccidesse a bastonate o fucilate o altro, mangiava voracemente un piatto di carne, mentre il suo coniglio si sgranocchiava alacremente una carota con un fiocco rosa. Ovviamente, mangiò anche il fiocco rosa.
Il coniglio di Integra rimase sotto il tavolo per tutta la cena, divorando ferocemente e a grandi morsi le scarpe costose della gente, a parte, chissà perché, quelle di Integra.
Insieme a lui, là sotto, c’era anche Conigliad, che nei minuti seguenti, si rivelò avere una spiccata propensione per il rosicchiare cose, animali e persone. Anche non-morti a quanto pare.
Alucard cominciò a provare una forte antipatia per i conigli, per intenderci.
Nel frattempo, Mastahrello saltellava per il pavimento con Seras che, ignorando la cena, aveva messo un guinzaglio rosso intorno al collo del suo coniglietto e lo seguiva, portandolo a passeggio come si fa con i cani.
Unica differenza: Mastahrello non era esattamente un cane. E si scoprì che, Police Girl e Mastahrello, erano di una stupidità unica. Entrambi, giusto per spiegarvi con precisione, erano sotto la media d’intelligenza di un roditore o un lagomorfo qualsiasi.
Conigliomane non faceva molto scalpore, fra gli altri pazzi e\o scemi, ma faceva comunque la sua parte. Girava intorno al tavolo con aria fiera, guardando tutti gli altri in modo particolarmente intenso, strano per un coniglio.
A Sigaro, il coniglio di Bard, piaceva il fuoco. Si avvicinava ogni volta al fuoco in modo pericoloso, per poi scottarsi le zampe e farsi male, capire che il fuoco è cattivo e pericoloso e subito dopo dimenticarlo per rifarsi male. 
Meirin aveva un coniglio disastroso che tendeva a cozzare contro tutto e tutti, combinando guai in giro per casa e facendo fremere di furore Sebastian. Quattr’occhi non era un coniglio normale. Anche se aveva un suo simile davanti al naso non riusciva ad evitare di sbattergli contro.
Per questo rotolò molte volte sul pavimento a causa del cadavere di Orecchio che giaceva a terra, immobile e supino, guardando il vuoto con il naso arricciato e gli occhi spalancati.
Kawaiolo aveva più o meno lo stesso effetto devastante sull’ambiente circostante, ma ciò perché Lizzie non capiva che un coniglio non poteva vedere con degli occhiali con le lenti completamente rosa shocking e che gli coprivano l’intero muso. Poverino.
Annette, perché era questo il nome del coniglio di Sebastian che era stato interrotto, era altera e composta, seduta in un angolo della stanza, e fissava quasi con disgusto gli altri conigli. E dico quasi, perché non è molto facile decifrare l’espressione di un lagomorfo, vi pare?
Guardava con maggiore disappunto Quattr’occhi e Kawaiolo, perché percepiva la rabbia del suo nuovo padrone, con cui provava una certa affinità.   
Come potete benissimo immaginare, Orbo tentava di imporsi sugli altri, ma non essendo un nobile nella gerarchia conigliaria veniva puntualmente morso da Piscio e Conigliad e si ritirava poco dignitosamente squittendo e piagnucolando.
Conclusione: i conigli sarebbero stati un nuovo grande impegno per i nostri eroi, ed erano disastrosi. Seconda conclusione: Sigaro è deficiente.
Finita la cena, che le telecamere non inquadrarono per vedere, piuttosto, il comportamento dei nuovi arrivati, ognuno prese il proprio coniglio. Tutti, prima, lo dovettero rincorrere in giro per casa visto che non ne volevano sapere, soprattutto Kawaiolo e esclusa Annette, di tornare dai loro proprietari. Per Seras non fu un problema, visto che aveva già al guinzaglio Mastahrello.
«Mastah» annunciò, giocherellando nervosamente e torcendo l’estremità del guinzaglio fra le mani «Io devo andare ancora via»
«No, ora mi spieghi che diavolo vai a fare»
«Una cosa»
«Che cosa?»
«Una cosina»
«Ma» insistette Alucard «Una cosina cos’è?»
«Una cosina è una cosa»
«E questa cosa che cos’è? E non mi rispondere una cosina o ti sparo»
«Una cosa, una cosa è una cosa, perché una cosa, una cosa è una cosa, no?» e dette queste chiarissime parole, fuggì a gambe levate per il corridoio, con Mastahrello che al guinzaglio volava per l’alta velocità.
Alla curva del corridoio sbattè contro una parete e perse i sensi, poi non si vide più niente dei due.
Ma di certo, il brutto colpo subito dal coniglio, non contribuì molto a migliorare l’intelligenza di Mastahrello.
«E ora che si fa?» chiese Meirin, stringendo a se Quattr’occhi
«Discutiamo, no?» rispose Walter con una scrollata di spalle
«In effetti» intervenne Bard «Non doveva comparire là l’argomento serale?»
«Giusto!» Meirin schioccò le dita e indicò il tavolo «Sediamoci!»
L’argomento di quella sera era “Vi piace il vostro coniglio?”
«Oh, io, io, io!» alzò la mano Meirin, sbracciandosi «Voglio iniziare io!»
«Inizio io» declamò Finnian, raggiante. Guardò tutti gli altri concorrenti uno a uno, poi cominciò a piangere di punto in bianco, urlando «Il mio è una piadina! Ahhh! L’ho fatto sottile sottile sottile! Adesso è morto! Ahh!» poi si schiacciò il naso contro il tavolo e non parlò più.
Silenzio attonito.
«Io» strillò Elizabeth, strozzando il povero animale «Sono contentissima di Kawaiolo! È bello, kawai, rosato, soffice, carino, morbidoso, strizzoso, spupazzosissimabile e … ho già detto kawai?».
Alucard sollevò Conigliad con fare fiero
«Conigliad è il principe dei conigli» disse «A me piace abbastanza, quando non mi morde. Però morde anche Sebastian, sapete? Perciò penso di poter dire che mi piace abbastanza»
«Piscio è splendido» declamò Integra, con risoluzione «Penso che sia in cima alla gerarchia, inoltre sa bene come dovrebbe comportarsi un vero coniglio».
Alucard guardò verso lady Hellsing con disappunto, stringendo i denti. Piscio sapeva comportarsi come coniglio? Siamo proprio sicuri? No, perché un coniglio non dovrebbe mangiarsi gli altri oppure fare pipì addosso alla gente, o mordere, e roba del genere. Un coniglio dovrebbe essere tenero e carino, un cane da guardia, invece, avrebbe dovuto mantenere più o meno il comportamento di Piscio. Era piuttosto evidente che Integra desiderava un cane da guardia e non un grosso lagomorfo color panna.
Ciel sollevò sdegnosamente Orbo e lo mise davanti a se
«Lui è un principe, non il tuo stupido Conigliacchio!» gridò, battendo un pugno sul tavolo «Orbo è il coniglio più nobile di tutto il mondo intero, niente più niente meno!»
«Ah, che cosa?» Alucard balzò in piedi, spaventando tutti eccetto Integra e il suo mostruoso coniglio «Quel cosetto senza cervello sarebbe più nobile di Conigliad? Idiota!»
«Io o il coniglio?»
«Tutti e due! Siete due minuscoli idioti ipovedenti, ecco che cosa! E tienitelo stretto quel vecchio peluche con un solo, putrido, occhio sporgente, perché giuro che domani te lo ammazzo!»
«Ma …»
«Niente ma!» Alucard salì in piedi sulla tavola, dimostrando come al solito la sua perfetta applicazione delle regole di galateo «Avrò la testa di quel coniglio, lo giuro sul mio onore! Lo avrò!».
Sebastian, pur sapendo che quella cosa sarebbe andata a finire male, strinse forte Annette e balzò anche lui in piedi sulla tavola, fronteggiando a muso duro, se così si può dire, il suo nemico
«Lascia stare il mio Bocchan» ordinò
«Non ci penso neppure!» Alucard mostrò i denti, tremando di rabbia animalesca «io lo divorerò insieme al suo stupido coniglio, se parla ancora, e non mi importa se mi tolgono dieci punti, immagino che saremmo comunque in vantaggio»
«Ti toglierebbero venti punti»
«Beh, visto che la prossima prova mi permetterà di guadagnarne almeno una trentina posso stare fresco. Io vi macello tutti!»
«Non osare avvicinarti ancora al mio piccolo lord!» Sebastian ormai sembrava furibondo, il petto in fuori e la coniglietta che guardava Alucard con l’identico sguardo sdegnoso del padrone
«Oh, che paura, mi tremano le ginocchia! Hai forse dimenticato, Sebastian, cosa ti è successo l’ultima volta che ti sei messo contro di me? Hai dimenticato il rumore che fanno le tue ossa quando si rompono, eh?» Alucard sollevò una mano e fece per metterla in faccia al maggiordomo dei Phantomhive «Tu e il tuo stupido coniglio, con il coniglio del padrone, e con i conigli della servitù, verrete annientati».
Quando ebbe finito quest’inquietante discorso di minaccia, Alucard balzò giù dal tavolo, prese in braccio Conigliad e si allontanò lentamente, lasciando che i propri passi risuonassero nel silenzio generale.
A quanto pareva questi conigli erano diventati una faccenda veramente seria per i ragazzi della casa del grande macello.







Nessun commento:

Posta un commento